Chapter 14: Sleepless

6.6K 589 22
                                    

[Poppy]

Un forte odore di cioccolata mi spinge ad aprire gli occhi piano, abituandomi nuovamente alla luce, mentre sento in sottofondo la musica a basso volume, e girandomi lentamente noto lo stereo acceso.
"Buongiorno".
La voce di Calum è calda e divertita, abbastanza da farmi sorridere mentre mi stropiccio gli occhi, alzandomi poi per vederlo davanti a me, sdraiata sul divano, con in mano due tazze di cioccolata calda.
"Allora me l'hai fatta davvero" sorrido, mettendomi a sedere, tenendo sul grembo la coperta mentre prendo la tazza dalle sue mani, inspirando l'odoredolce ed avvolgente della cioccolata.
"Certo, te l'avevo detto. E qui ci sono i biscotti" risponde, indicandomi il tavolino su cui sono posati dei biscotti con gocce di cioccolato.
"Non dovevi, davvero. Mi dispiace aver rovinato il nostro pranzo" sospiro, prendendo un sorso di cioccolata calda, quando Calum scuote la testa, sedendosi accanto a me, coprendosi con l'altro estremo della coperta.
"Lo so che non dovevo, ma volevo. Eri troppo stanca, e va bene così. Se ti va possiamo andare fuori a cena" propone, e quelle parole mi fanno arrossire leggermente.
Una cena fuori è senza dubbio più formale e...
"Sembra un appuntamento" mormoro, dando voce ai miei pensieri, quando un sorriso malizioso fa capolino sulle labbra di Calum.
"Beh, se insisti...".
Un occhiolino completa il tutto, facendomi diventare la progenie di un pomodoro, e nascondo il viso nella tazza prima di allungarmi a prendere un biscotto.
"Stavo scherzando, Pops. Ma la proposta era seria" ridacchia, prendendo un sorso dalla sua cioccolata, facendomi sorridere leggermente.
"Allora va bene. Mi sa che devo passare da casa, peró, perchè sembro davvero una scappata di casa e ho bisogno di una doccia. Con tutte le volte che Irina ci ha fatto rifare la coreografia mi chiedo se sia ancora in grado di camminare" sbuffo, sentendo ancora i muscoli tirare leggermente, quando sento una mano sulla mia gamba massaggiarla con delicatezza.
"A volte gli allenamenti sul campo durano anche cinque ore, e i muscoli mi fanno così male che mi viene voglia di piangere. Il rimedio che ho trovato è mettere degli impacchi alla camomilla non appena torno a casa. Nel giro di mezz'ora il dolore va via" spiega, menzionando la sua vita in Inghilterra con un sorriso, facendomi venire voglia di saperne di più.
"Raccontami di più" mormoro timidamente, raggomitolandomi maggiormente su me stessa sotto lo sguardo attento di Calum.
"Cosa vuoi sapere?".
"Qualsiasi cosa tu voglia raccontarmi".
Calum ridacchia piano, borbottando qualcosa su quanto io sia simile a Zoe ma allo stesso tempo così diversa, finchè non comincia a parlare.
"Appena sono arrivato a Londra ero incredibilmente spaventato. A diciotto anni dall'altra parte del mondo sfido chiunque a non avere paura. È all'aeroporto che ho conosciuto Ashton. È stato incaricato di venirmi a prendere, e non appena ho sentito il suo forte accento australiano ho capito che saremmo diventati grandi amici. Cosí siamo diventati coinquilini: lui sopporta la mia mania per vari tipi di cereali e la mia insonnia, ed io cerco di non sbatterlo fuori casa ogni volta che lascia i calzini sporchi e la biancheria sporca in giro per casa. La vera sfida sono stati gli allenamenti, però: ero abituato al lavoro, a correre per ore, ma in confronto quello che facevo qui sembra davvero uno scherzo. Ma è un dolore che si fa volentieri, è assolutamente appagante. Inoltre i fan e gli sportivi cominciano a riconoscermi, come questo bambino che ho incontrato all'aeroporto appena sono arrivato qui. Era cosí dolce che non ho resistito e gli ho regalato la mia maglia. Avresti dovuto vederlo, Poppy, avresti dovuto vedere il suo sorriso".
Sorrido tra me e me ascoltando rapita le sue parole, i suoi racconti, osservando quasi incantata le varie espressioni sul suo viso, trasparente come uno specchio d'acqua cristallina.
"Sei famoso" commento dopo qualche secondo, quando si ferma per prendere un sorso di cioccolata calda, quando Calum scrolla le spalle.
"No, famoso no. Alcuni mi conoscono per i miei meriti sportivi, ma non sono famoso. A te è mai capitato?" Domanda, quasi incuriosito, e sorrido ripensando allo scorso Natale.
"Ero al Christmas On Ice con Luke, alla finale contro altre tre coppie di pattinatori, quando una bambina si è avvicinata a me. Era timidissima, e mi ha detto che ero bravissima e che un giorno sperava di diventare come me. Le ho detto che se ci avesse creduto davvero lo sarebbe diventata. È un esempio stupido, ma mi ha fatta sentire importante" racconto, ricordando le lunghe trecce della bambina ed il modo tentennante in cui parlava, accanto alla sua mamma.
Calum sorride al mio racconto, e sta per dire qualcosa quando la porta di casa Hood si apre, rivelando Mali Koa con una finta pelliccia bianca.
"Mali" la saluta Calum, improvvisamente rigido, e non appena si gira lei si accorge della mia presenza, lanciando una rapida occhiata verso suo fratello prima di sorridermi.
"Ciao, Poppy. Come stai?".
Uno strano disagio prende il sopravvento sul mio corpo, spingendomi a mettermi più composta, quando Calum interviene, tendendomi una mano: "vieni, ti riporto a casa cosí puoi cambiarti".
Annuisco piano, alzandomi, quando Mali si avvicina: "cambiarti? Dopo uscite?".
"Sí, andiamo a cena" rispondo brevemente, abbozzando un sorriso, quando nuovamente Mali Koa guarda suo fratello mettersi le scarpe.
"Quando torni dobbiamo parlare" la sento mormorare, ma Calum si limita ad un cenno prima di aprirmi la porta.
"Ciao, Poppy".
"Alla prossima, Mali".

Sleepless || Calum Hood Where stories live. Discover now