Tre.

167 34 49
                                    

-Nessuno può uscire o entrare nella struttura fino al compimento della sperimentazione.- Tutti i ragazzi avevano gli occhi puntati sullo schermo bianco.

-I soggetti verrano video sorvegliati solo ed esclusivamente durante le prove.- Maryjane trattiene un sospiro di sollievo, per qualche ragione ciò la tranquillizzava.

-Ogni soggetto verr.- Lo schermo si spense e il bianco travolse completamente i ragazzi, come la nebbia fitta di Londra.

-Perché si è spento?- Domandò stupidamente Greg guardandosi intorno, ovunque si girasse era completamente uguale.

-Non ne ho idea.- Maryjane riuscì ad individuare della paura in quelle parole sussurrate appena dalla sua compagna.

Un suono, quasi impercettibile, galleggiò nella stanza.

-Ragazzi.- Le pareti bianche iniziarono a colorarsi di blu, perdendo la loro luminosità. Non ci volle molto prima che i ragazzi fossero sommersi dall'oscurità.

Maryjane sentí una presa innaturale stringersi sul suo polso, non era una mano.

Il bracciale metallico le torceva il braccio e una spia verde iniziò a lampeggiare su di esso.

-Ragazzi.- Ripeté qualcuno nel buio che li circondava, era difficile riconoscere la voce.

Le pareti ripresero gradualmente il loro candido colore.

Maryjane sbatté le palpebre incapace di capire cosa fosse appena successo.

Un gran vociare si alzò tra i ragazzi finché un urlo di rimprovero li zittì.

-Dannazione, zitti!- Josephine boccheggiò per un attimo prima di stringere le braccia al petto.

Un leggero ronzio caló nella stanza, per poi aumentare sempre di più.

Un fischio, lungo ed insistente, fece tremare la ragazza dai capelli corvini, che si coprì le orecchie con le mani.

Maryjane sentí gli occhi bagnarsi mentre le lacrime le offuscavano la vista.

Divenne un rumore sovrumano, probabilmente impossibile da ritrovare in natura.

Il volto dei ragazzi si contorse in una smorfia di dolore, e ormai i palmi delle loro mani divennero inutili per proteggerli da quelle onde sonore.

Maryjane distinse le urla dei suoi compagni che, si contorcevano davanti a lei come vermi.

Ogni suono era portato a limite della sopportazione umana mentre i volontari piangevano su loro stessi.

Forchette su una bottiglia.

Unghie su una lavagna.

Freni stridenti di una moto.

Il pianto di un bambino.

L'antifurto di un'auto.

Lentamente i sei ragazzi si accasciarono a terra, tremanti, contorcendosi.

Assomigliavano a rose appassite, morte, in giardino d'inverno cosparso di neve.

Non fu chiaro il momento in cui il suono cessó, ci volle così tanto tempo prima che i ragazzi smettessero di urlare e, finalmente il silenzio.

Maryjane s'accorse che il bracciale metallico aveva lasciato la presa sul suo polso e che la piccola luce si era spenta.

-Oh mio Dio, oh mio Dio.- Josephine incapace di spostare le mani dalle sue orecchie cercò di mettere a fuoco le persone di fianco a lei.

Edward rotolò sul pavimento bianco e goffamente mise le mani davanti a sé, facendo poi leva su quest'ultime cercò di alzarsi.

Mar si spostò i capelli dal volto, appiccatisi dal sudore. Con la coda dell'occhio vide Ed tremare mentre cercava di riacquistare l'equilibrio.

Humanity.Where stories live. Discover now