Due.

246 53 61
                                    

"In principio tu ti siederai un po' lontano da me. Io ti guarderò con la coda dell'0cchio e tu non dirai niente. Il linguaggio è fonte di malintesi."

Le pareti erano completamente bianche, probabilmente erano state riverniciate da poco. Le luci al neon provocavano un fastidioso rumore simile al ronzio di una mosca, nel silenzio spaventoso della struttura risultava insopportabile.

I sei ragazzi seguivano la donna dal candido camice che le nascondeva le prorumpenti forme, tra quelle pareti anguste risultavano quasi invisibile agli occhi degli altri presenti.

L'eccitazione iniziale per quella mezza dozzina di adolescenti si era trasformata in idifferenza, quasi come se loro gia sapessero come tutto sarebbe andato a finire, e l'esito a quanto pare non era nei loro interessi.

-Aspettate qui.- Jasmine, la dottoressa, liqudò tutti con uno sbuffo ed entrò impettita nella stanza posta davanti alle seggiole imbottite.

Maryjane alzò il capo e scorse il quadrante di un'orologio.

-Troppo lontano.- Pensò.

Strizzò gli occhi e si sporse leggermente in avanti per poter leggere meglio ciò che le lancette segnavano.

-Sono le dieci e cinque.- La giovane sussultò prima di rivolgersi verso la voce che le aveva cordialmente risposto.

-Grazie, ehm...- Il ragazzò ridacchiò e alzò le spalle.

-Greg, mi chiamo Greg.- Il moro aspettò una risposta dalla ragazza, la quale dopo aver assentito si girò imbarazzata dall'altra parte.

Davanti a loro continuavano a camminare senza sosta uomini e donne avvolti dalla stessa divisa, sembravano formiche.

Il ticchettio insistente dell'orologio.

I passi marcati e svelti dei presenti.

I respiri profondi che riempivano il corridoio.

Il tamburellare delle dita della ragazza seduta di fianco a Marijane.

-Cazzo.- Gli sguardi di tutti i volontari si diressero verso la ragazza dai lunghi capelli castani.

-Josephine.- La rimproverò alzando gli occhi al cielo il più grande del gruppo.

-Edward sono stanca di aspettare, cosa pensi che accadrà lì dentro?- La ragazza strinse nel suo pugno il lembo nero del vestito che portava scoprendo la coscia.

-Qualche puntura.- Annunciò il ragazzo appoggiandosi completamente contro lo schienale della sedia e allungando le gambe sul pavimento.

A quanto pare Edward e Josephine si conocevano.

Maryjane si ritrovò a provare irritazione a vedere il suo compagno atteggiarsi in tale modo.

-Ci uccideranno.- Ci furono secondi in cui tutti quei rumori superflui che galleggiavano nella stanza si annullarono e rimase il più profondo silenzio.

-Davvero nessuno di voi ci ha pensato?- Aveva una voce così piccola e calda.

-Perchè sei qui?- Quelle parole uscirono dalle labbra carnose di Mar troppo in fretta per poter far in modo che lei le fermasse.

La gracile ragazza socchiuse la bocca per rispondere ma qualcun'altro lo fece per lei.

-Perchè lei è Diana Nelson.- Edward la guardò negli occhi e quando la ragazza gli rivolse il sorriso più vuoto e stanco che Mar ebbe mai visto, il ventitrenne tornò a fissare le sue scarpe. Nessuno ebbe il coraggio di replicare, tutto era dannatamente chiaro.

Humanity.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora