10. Un incontro alquanto particolare

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«Meg cosa vorrà dirmi, di cosa vorrà parlare, secondo te sarà stata una scusa per poter uscire di nuovo con me?» dissi in pieno panico.
«Prima di tutto ricorda di rimanere calma, scarica tutta la tensione e tira un bel sospiro. È innamorato perso ed ha organizzato tutto solo per rivederti, è evidente!» affermò con modestia.
«Tu dici? E se vorrà dirmi qualcosa, magari ci avrà ripensato e non gli sarà piaciuto il bacio della scorsa notte...»
«Ahahah, ma cerca di rimanere tranquilla, stai soltanto farneticando!»
«Adesso vai, non farlo aspettare!»
«Tutto in ordine? Come stanno i capelli? Il trucco è a posto?»
«Kai, vuoi aprire quella benedetta porta?
Sotto la mano di questa ragazza non avrai mai nulla fuori posto» vantò soddisfatta.
«Forse mi fisso leggermente troppo, infondo non ho nulla da temere, sto per rivedere Davis, questo è l'importante»
«Vai!»

Esco richiudendo la porta alle mie spalle cercando di individuare Davis. Dopo una serie di sguardi finalmente incrocio il suo, mr. occhi marroni oceano che davanti l'uscio del cancello di casa sua, mi saluta facendo cenno di raggiungerlo. Così faccio, mi direggo lasciandomi accompagnare dall'ansia, qualcosa mi frenava, qualcos'altro accelerava il passo. Un buon presentimento effettivamente ce l'avevo, ed era forse quello che mi incitava a proseguire.
«Sbaglio o diventi ogni giorno più carina?» sentii giungere alle mie orecchie.
Era lui, che mi fissava, ed io decisi di rimanere al gioco di espressioni ricambiando il suo dolce sguardo che penetrava nello specchio dei miei occhi. Probabilmente aveva capito per certo di come usufruire di quel potente mezzo che si ritrovava al posto di due bulbi oculari.
«Grazie, lo pensi davvero?» risposi intimidita.
«Guardami, ho l'aria di uno che scherza?» disse invitandomi a notare la sua espressione.
«Sei dolcissimo, ti ringrazio»
«Come se non l'avessi fatto due minuti fa»
«Hai ragione, scusami» ridacchiammo imbarazzati.

Sembravamo due perfetti sconosciuti, due anime confuse nel bel mezzo del nulla. Ci sentimmo a disagio l'un l'altra, incapaci di reggere una conversazione, ma quasi sicuramente innamorati persi.
Tutto intorno diventava nullo quando stavo con lui, percepivo il vuoto più profondo, il buio, vedevo solo la luce dei suoi occhi che illuminavano i miei, era un continuo cercarsi ed io nei suoi mi ci perdevo, sempre.

«Sarà meglio andare, allora» disse per rompere il ghiaccio.
«Giusto, dove andiamo di bello?» chiesi incuriosita.
«Facciamo un giro per la città e passiamo un po' per il centro, per lei va bene signorina?» domandò con tono ironico.
«Certamente giovanotto» affermai in egual tono.

Ci incamminammo lungo le strade di Irving, era un giovedì davvero isolato.
Davis mi tese la mano e la intrecciò dolcemente alla mia, era davvero molto tenero.
Di volta in volta indicammo insegne di negozi particolari, qualcosa come Pets&Love che sembrava richiamasse proprio un logo di un cartone animato; se ne trovavano di tutti i colori, qualcosa di veramente critico su cui sbellicarsi dalle risate.

«Come mai hai organizzato quest'uscita?» d'impatto azzardai
«Per vederti un po' sai, dopo l'ultimo incontro non ti sei fatta più vedere»
«Già, in questi giorni mi sento un po' a pezzi»
«Posso chiederti il motivo?»
«Christopher, il mio migliore amico, è dovuto ripartire per Londra poiché hanno ricoverato il padre»
«Ah, mi dispiace, spero non sia niente di grave»
«Lo spero anch'io» appagai con un sospiro quasi di sollievo.
«Dai, vi rivedrete sicuramente quando ricomincerà la scuola, no?»
«Beh sì, oltretutto mancano ancora più di due mesi e per una persona che ti è stata sempre accanto, alla fine la mancanza la senti»
«Hai ragione» sospirò paziente «che ne dici se ci fermassimo in una pizzeria in zona?» propose.
«Siii, è da tanto che non mangio la pizza!» «Benissimo, allora my lady, mi concede questo invito?»
«Ma certamente» replicai afferrando la sua mano.
«Forse dobbiamo smetterla di parlare come due perfetti idioti»
«Effettivamente la situazione diventa sempre più imbarazzante» sogghignai.

Continuammo a camminare mano nella mano senza rendercene conto, di tanto in tanto approfittava per solleticarmi nei punti più deboli e sensibili del mio corpo, stavamo dando spettacolo nel bel mezzo della città; fortunatamente non era tanto affollata, perché avrei rischiato di attirare l'attenzione con la mia risata: più che altro sembrava ricordare degli schiamazzi.
Però mi faceva stare bene, forse quegli schiamazzi erano proprio sfogo della mia tristezza, lui riusciva a farmi ridere come nessun'altro, era la mia cura, il mio antidoto contro il malumore.
Le ore con "mr. occhi marroni oceano" sembravano minuti e i minuti secondi. Al che decidemmo di prendere posto in una pizzeria nei dintorni. Subito uno dei camerieri si apprestò a segnare le nostre ordinazioni: io presi una capricciosa, lui invece un'ortolana.

«Ti piacciono le verdure eh Peterson» accennai con tono satirico.
«Ahahah, è un classico, la mia preferita!» «Una riccia come te d'altronde come poteva non essere capricciosa» proseguette
«Cosa vorresti insinuare?» ridacchiai
«Che sei la mia capricciosa preferita»

Dopo l'azzardo mi guardò profondamente negli occhi, era evidente non stava mentendo.
Fummo successivamente interrotti dal cameriere che ci portò le nostre pizze. In momenti come questi succede, come volevasi dimostrare.
Non aspettammo altro, la fame era troppa e lo stomaco chiamava. Una domanda nel mentre si pose nella mia testa, non mi contenni dal proporla.

«Possiamo definirlo come un secondo appuntamento?»
«Tu che dici Stevens, ti sembra un appuntamento?»
«Piuttosto la definirei un'uscita tra "amici"»
«Mhh, allora la prossima volta questo amico dovrà impegnarsi di più»
«Sorprendimi» replicai con uno sguardo di sfida.

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⏰ Last updated: Oct 16, 2016 ⏰

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