Capitolo 16

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"È ferita!".
"Fate spazio!".
"Non toccatela! È un pugnale maledetto".
"È svenuta e ha una ferita sulla nuca".

Rosso.
Rosso come una rosa; rosso come un tramonto sul mare; rosso come il fuoco; come il frutto più proibito; come la passione; come la rabbia; come il sangue; come i capelli di Lily Evans.

"Come si chiama?".
"Chi è stato?!".
"Perde troppo sangue, non credo ce la farà".

Come si utilizza un cuore che ha smesso di battere? A cosa serve vivere se non esiste più nulla per cui ne valga la pena?
Alla fine, la vita è una continua sfida al raggiungimento di un obiettivo. E se non ve ne fosse più uno?

"Gli incantesimi di rianimazione non funzionano: il Sortilegio è troppo forte ed è già entrato in circolo".
"Ho perso il battito! Non c'è più polso!".
"Perché Madama Chips non è ancora arrivata?".
"James, spostati".

James, era così che si chiamava, allora.
Eppure, era convinto di essere morto nel momento in cui aveva visto Lily trafitta dal pungale.
Era più che sicuro di non essere più in vita. Com'era possibile, altrimenti? Come poteva essere vivo se lei era morta?
Morta.

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Sette anni prima

"Cosa stai facendo, James?".
La voce tagliente e imperiale di sua madre lo fece sobbalzare e subito si ficcò le mani in tasca, nascondendo la Caccabomba che avevo appena comprato in un negozietto a Diagon Alley.
"Ciao mamma" miagolò con un gran sorrisone.
"Spero vivamente che ciò che hai in tasca non sia un oggetto contraffatto, pericoloso o terribilmente stupido".
Allora poteva stare tranquilla: le Caccabombe erano semplicemente geniali.
La prima volta che ne aveva usata una era stata al battesimo di una lontana cugina, discendente di una famiglia tremendamente noiosa e sfortunatamente imparentata con loro.
Già a sette anni, la mira infallibile del primogenito dei Potter era incredibilmente sviluppata. In poche parole, il ricevimento si era concluso con pezzi di torta ovunque e un aleggiante puzzo di cacca per tutta la sala.
La punizione, poi, era stata ancora più originale: padre e figlio confinati agli arresti domiciliari sotto attenta sorveglianza di Dorea Potter, privati di scope, Pluffe e Bolidi, senza il permesso di mangiare dolci e, soprattutto, obbligati ad assistere zia Poligenia, una strega sorda e vecchia la cui casa puzzava di broccoli e i cui unici interessi erano il cucito e le babbucce.
Da quel giorno, Charlus e James avevano deciso che l'utilizzo delle Caccabombe si sarebbe consumato molto lontano dallo sguardo sospetto di Dorea.
Quando gli occhi scuri della madre si posarono sul braccio nascosto del figlio, l'espressione severa si indurì. Fece per dire qualcosa, ma un uomo dai lunghi capelli spettinati la raggiunse e le cinse le spalle con un braccio.
"Tesoro!" cinguettò Charlus, sprizzante di gioia.
L'occhiata che gli rifilò la moglie fu in grado di ghiacciargli il sorriso sul volto abbronzato. "Che ho fatto?".
Se c'era una cosa che i due Potter avevano imparato bene, nel tempo, era che Dorea Black era una donna da non contraddire e, soprattutto, da non far arrabbiare.
"Tuo figlio ha comprato l'ennesima Caccabomba".
James e Charlus si scambiarono uno sguardo colpevole.
"Ma..." cominciò il padre allargandosi il colletto della camicia, "suvvia, cara. Non credo proprio che James, il nostro bambino tanto buono e innocente, abbia compr...".
"Tira fuori le mani di tasca, James".
"Mamma! Non ho niente in tasca, non capisco perché io debba farlo!".
"Se davvero non avessi nulla, non faresti obiezioni".
"Faccio obiezioni perché sono indignato che tu non mi creda".
"Non provare a fare come tuo padre!" abbaiò la madre.
Messo con le spalle al muro, dopo l'ennesima occhiatina in direzione di Charlus, il bambino sospirò, sconfitto, e le porse la Caccabomba.
"Gli accordi erano che non ne avresti portata nemmeno una".
"Che noia, mamma! Insomma, cosa faccio sul treno altrimenti?".
"Sicuramente non idiozie".
Il ragazzino s'imbronciò e prese a marciare per Diagon Alley con un diavolo per capello: perché sua madre doveva essere sempre così noiosa? Suo padre non gliel'avebbe requisita, anche perché era abbastanza sicuro di aver intravisto una confezione di Petardi Pepati nella tasca della giacca.
S'incamminò per Diagon Alley estraendo dal mantello la lista di ciò che gli sarebbe servito per quell'anno scolastico. Aveva già comprato il calderone, i guanti di protezione, una civetta e il cappello da mago; gli mancavano le divise e una bacchetta.
Pochi minuti dopo, era in piedi davanti all'insegna di Madama McClan, la sarta più abile di tutta l'Inghilterra. Senza aspettare i suoi, spinse la porta ed entrò.
Ciò che lo colpì all'istante fu il profumo del locale: un misto tra cera, tessuto antico e polvere. Nonostante tutto, decise che non gli dispiacesse affatto. Molte parti di casa sua portavano lo stesso odore.
Zampettò curioso tra i vari abiti, dalle divise ai capelli, dagli scialli ai mantelli lunghi il doppio di lui. Ammirando i vestiti, con il naso per aria, non si accorse di una figura ferma al centro di un lungo corridoio finché non le andò contro e finirono entrambi a terra in un intreccio di gambe, braccia e stoffa.
"Ehi!" brontolò una voce femminile, soffocata dal suo magliore, "Insomma, ma guardi dove vai?".
James si puntellò sui palmi e tentò di mettere a fuoco la massa informe davanti a sé, ma gli occhiali tondi e perennemente rotti giacevano a terra, a qualche metro di distanza dai due.
"Ma..." balbettò, preso in contropiede. Registrò dopo la frase della bambina e l'orgoglio dei Potter ribollì nelle sue vene come lava: "Stavo camminando e tu mi sei venuta addosso!".
Tra le forme sfuocate gli sembrò di intravedere una testa rosso fiammante e un volto magro.
"Non è vero! Io mi stavo provando la divisa e tu mi hai spinta e mi hai fatta cadere! Mi sono fatta anche male! Sei un maleducato" ruggì.
La voce acuta e aggressiva della ragazzina lo lasciarono senza fiato. Ma chi si credeva di essere per potergli parlare così? E poi, lui un maleducato?! Lei aveva cominciato ad urlagli in faccia senza che avesse fatto nulla!
"M-maleducato?!" ripeté.
"Sì, un vero maleducato. Ora spostati, oppure chiamo i miei genitori e ti faccio sistemare da mio padre".
Il giovane Potter ghignò, divertito ed arrogante: "Sì, chiama pure il tuo paparino" la sbeffeggiò, "Le femmine non sanno difendersi e quindi vanno a piangere dagli altri" ma il sorrisetto beffardo rimase poco sulle labbra di James.
La piccola, avvampata di rabbia e di indignazione, lo afferrò saldamente per il colletto e lo colpì sul naso.
"AHIA!".
"Ben ti sta" e poi girò i tacchi e se ne andò scomparendo tra i corridoi e i vestiti.
"Ehi! Torna subito qui!" le urlò dietro "Sei pazza!".
Tastò il pavimento intorno a sé, finché le dita toccarono gli occhiali tondi. Li inforcò velocemente e alzò lo sguardo tentando di riconoscere il volto dell'aggressore, ma di questa non vi era neppure più l'ombra.
"Brutta psicopatica" borbottò, alzandosi.
"James! Perché sei corso via? Che hai fatto al naso?!" il tono di rimprovero nella voce di sua madre lo fece sbuffare.
"Mi serviva una divisa" mugugnò, asciugandosi una macchiolina di sangue sull guancia.
"Hai fatto a botte con qualcuno? Un Serpeverde, magari? Ma le hai prese?" domandò suo padre sbucando da dietro la moglie.
Gli occhi ambrati, così simili a quelli del figlio, erano accesi da una luce preoccupata.
James alzò il mento e sogghignò: "Erano in quattro, pà. Li ho stesi, ma uno mi ha beccato".
Non aveva il coraggio, né l'orgoglio per ammettere che lo aveva picchiato una bambina. Soprattutto, non sotto l'occhiata da grifondoro del grande Auror Charlus Potter.
Assolutamente no.
Non appena sentì le sue parole, il padre si gonfiò d'orgoglio e tirò una gomitata alla moglie: "Hai sentito? Mio figlio ha fatto a pugni per la prima volta" gongolò, commosso.
Dorea schioccò la lingua sul palato e gli rivolse un'occhiata truce, ma si astenne dal commentare poiché gli rifilò uno scapellotto sulla nuca.
"Molto spesso mi chiedo che cosa mi abbia spinta a sposarti".
"Il mio fascino, naturalmente".

The Marauders - The seventh yearDove le storie prendono vita. Scoprilo ora