Capitolo 8

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Capitolo 8

"SIRIUS!" urlò James in preda al panico, balzando in avanti e fiondandosi di fianco all'amico.

Lily si portò le mani alla bocca. Non era possibile; era illogico... non poteva essere. Black non poteva essere morto. Quella era solo un'esercitazione.

Un'esercitazione.

Il suo cervello lavorò velocemente cercando di dare un senso logico alla scena: Silente non avrebbe mai messo a rischio l'incolumità dei suoi studenti. Una luce si accese nella sua testa: "James, è un Molliccio" disse. Non appena ebbe pronunciato quelle parole, il corpo inerme di Sirius iniziò a contorcersi su sé stesso, mutando lentamente forma in Remus: giaceva sul terreno di foglie con gli occhi spalancati e la bocca semiaperta dalla quale fuoriusciva un rivolo di sangue.

Sentì James gemere piano.

Il Molliccio assunse poi le sembianze di Peter, violaceo in volto. Il suo collo riportava dei lividi scuri lineari, da strangolamento. Poi una donna sulla cinquantina, molto affascinante, con lunghi capelli ramati e occhi azzurri. Probabilmente Dorea Potter.
Il Molliccio cambiò forma di nuovo: un uomo alto e rubicondo, dai capelli brizzolati e gli occhiali rotondi come quelli del figlio. L'Auror Charlus Potter.

Lily si morse il labbro. Ecco qual'era la paura più profonda del ragazzo: veder morire le persone che amava.

"James, è solo un Molliccio" ripeté.

L'incantesimo Riddikkulus era stato insegnato loro al terzo anno e di certo non era il più difficile che avessero mai sperimentato. Allora perché il grifondoro non dava segno di voler afferrare la bacchetta per metterlo KO?

Probabilmente, si disse, è davvero traumatico vedere i propri genitori e amici morti e non rimanerne sconvolti.

Fece per formulare la fattura, quando la Creatura cambiò di nuovo. La prima cosa che notò furono i capelli vermigli, sparpagliati sulle foglie come un'aureola di fuoco. Gli occhi verdi come prati in primavera le restituirono uno sguardo vacuo, privo di vita.  La pelle pallida, cosparsa di efelidi, era macchiata da macchie di sangue cupo.
Inizialmente, il suo cervello non registrò l'informazione: era una ragazza di circa la sua età, con i suoi stessi capelli rossi e gli occhi della stessa particolare sfumatura. Era morta.
Un brivido gelido le paralizzò le membra quando una voce nella sua testa le suggerì che ciò che stava osservando era il suo corpo privo di vita.

Inspirò una boccata d'aria bollente che le arse i polmoni: com'era strano, curioso forse, fissarsi da morta. Troppo paradossale... e terrificante.

Spostò lo sguardo su James e lo vide congelato al posto, le mani tremanti e il volto cereo. Perché Potter temeva la sua morte?

"Riddikulus" mormorò la Caposcuola e il Molliccio scomparve.

Rimasero in silenzio per qualche istante.
Lily non sapeva cosa dire; era rimasta profondamente scioccata da ciò che aveva visto. Eppure, forse la cosa che l'aveva più turbata era stata l'espressione terrorizzata di James nel costatare che Lily Evans giaceva ai suoi piedi, morta.

"È..." si schiarì la gola in un tentativo di alleviare la morsa che sentiva in gola, "è molto bello che la tua più grande paura sia la morte delle persone che ami".

Potter alzò gli occhi d'ambra sul sul volto e la fissò senza vederla davvero. Era chiaramente spaventato e quella consapevolezza lasciò Lily senza parole.
James Potter non aveva mai paura; l'aveva imparato in quei lunghi sette anni insieme. Lui era sempre il primo a risolvere le situazioni e a vedere il lato positivo nelle cose. Ora, era perso.

The Marauders - The seventh yearDove le storie prendono vita. Scoprilo ora