XX. - Disillusione

Start from the beginning
                                    

Poteva essere stato lui a rovinarmi le scarpe, o essere un alleato arrivato per finire il suo dovere. Eppure, dopo un attimo di esitazione,  mi sedetti di nuovo. Sembrava davvero che Riccardo fosse lì per aiutarmi.

C'era qualcosa che mi spingeva a fidarmi, nonostante tutto.

Rimasi in silenzio, porgendo di nuovo il ginocchio, poi le mani. Riccardo guardava attento, concentrato, come se fosse ancora in campo. Sentii ancora il suo tocco delicato, adesso sulle mani. Le sue erano pulite e morbide, le unghie perfettamente tagliate. Si muovevano sicure, come di chi sapeva cosa stava facendo. Il suo profumo inebriante mi confondeva, a tal punto da sentire i brividi.

- Non ti farei mai del male, qui – disse all'improvviso.

- Perché? – chiesi, sperando che per una volta non dicesse una cattiveria.

- Ci sono telecamere di sorveglianza ovunque –

Giusto. Un'espressione di delusione mi solcò il volto, e fui riconoscente per lo sguardo di Riccardo inchiodato sulle mie mani.

- Non sarei mai così stupido, quindi fidati di me -

- Mi fido – dissi, quasi senza pensarci. Mi sentivo così nervosa, che riuscivo a malapena a rimanere seduta. Vidi le labbra di Riccardo incurvarsi in un altro lieve sorriso, mentre con il capo abbassato passava ancora una sostanza strana sulle mie mani.

- Non dovresti farlo con tanta leggerezza – rispose.

- Nessuno ha detto che lo stia facendo con leggerezza – ribattei, adesso più fiera - E poi io non dovrei neanche parlarti, dopo quello che hai detto oggi, davanti a tutti. Figurati se devo giustificare le mie azioni –

- Ho solo detto la verità – alzò ancora una volta il capo verso di me. I capelli smossi, le labbra carnose, gli occhi verde scuro che brillavano leggermente alle luci soffuse dello spogliatoio.

- No, non lo è. Non lo è per niente. E' la verità che tu hai imposto, senza ascoltarmi, senza provare neanche a conoscermi –

- Provare a conoscerti? E perché dovrei... - fece una risata, scuotendo la testa incredulo. E io lo ero più di lui.

- Stai dicendo sul serio? – ero a bocca aperta.

- Non capisco cosa ci trovi di così sconvolgente. Come se davvero volessi sorbirmi un altro discorso di autocelebrazione. Non ho bisogno di sentire frasi già dette su come pensi di cambiare il mondo con le tue buone intenzioni. Sono solo stato onesto, che ti piaccia o no –

- Questa non è onestà, sei solo... Non lo so! Credi davvero di essere migliore degli altri, comportandoti così? – tirai via le mani, stringendole in due pugni. Adesso stavo urlando, con quel poco di forza che mi era rimasta.

- Non ho mai detto di esserlo – disse semplicemente, guardandomi negli occhi. A differenza mia era calmissimo e questo rendeva la situazione ancora più frustrante.

Riccardo aveva la capacità di stravolgere qualsiasi cosa dicessi, e soprattutto mi stava dicendo chiaramente che non era interessato a me. Quando lo realizzai capii quanto quella sceneggiata fosse inutile. Strinsi i denti e mi sedetti di nuovo accanto a lui, mostrandogli le mani di nuovo arrossata per i pugni che avevo stretto.

L'idea che mi ero fatta di lui era completamente diversa da quella che avevo nella mia testa, ed era difficile da credere. Riccardo era finalmente davanti a me, bellissimo, eppure quella visione mi stava spezzando il cuore.

- Tu non puoi essere così... – dissi soltanto.

- Cos'è, ho distrutto l'immagine che era nella tua testa? –

La Fenice 1. Tennis. Misteri. Bugie.Where stories live. Discover now