CAPITOLO 7

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Dopo cena, mi siedo su una delle pietre poco distanti dall'ingresso, in modo da poter osservare il Pozzo dall'alto per cercare Eric tra la folla, ma soprattutto per non essere disturbata da nessuno.
Non sono qui per rilassarmi o divertirmi, ma per lavoro.
Devo parlare con Eric e preferisco non farmi vedere troppo insieme a lui perché la gente si farebbe troppe domande e attirare l'attenzione su di noi è l'ultima cosa che voglio.
Mi preoccupo troppo. Non credo che, vedendoci insieme, il loro primo pensiero sia che stiamo cospirando o scambiandoci informazioni segrete.
Anche se odio ammetterlo, tutti qui sanno del mio turbolento passato e probabilmente penseranno che voglio provare emozioni nuove facendomi un iniziato trasfazione.
Senza volerlo mi sono creata un alibi perfetto.
«Stare con i piedi per terra proprio non ti piace.»
Mi volto e vedo Eric in piedi dietro di me.
Si siede e mi guarda con un sorriso che lo fa sembrare più innocente di quello che sicuramente è in realtà.
«Come, scusa?» gli domando. La sua affermazione non ha senso.
«Quando eravamo a scuola, tu passavi tutte le pause seduta sull'ultima rampa delle scale di emergenza.»
È vero, era il posto più tranquillo della scuola, non ci andava mai nessuno, neanche le coppiette.
Ha un ottimo spirito di osservazione e una buona memoria. Jeanine sembra avermi mandato un buon candidato. Ha bisogno di correggere un pochino il suo modo di porsi ma credo che finalmente avremo il nostro infiltrato ai vertici di questa fazione.
«Non mi piace stare in mezzo al casino.»
«E hai scelto gli Intrepidi?» domanda, scoppiando a ridere.
«Contegno. Vieni. Andiamo in un posto più tranquillo» gli dico mentre mi alzo e mi incammino verso l'uscita del Pozzo.
Lui mi segue in silenzio e restando a una decina di passi da me.
Sa già come comportarsi durante questo tipo di incontri, dovrò complimentarmi con Jeanine per averlo addestrato così bene.
Arrivata davanti all'ingresso del mio blocco del complesso residenziale, faccio cenno ad Eric di fermarsi. Mi guardo bene in giro e poi gli dò il segnale di via libera.
Apro velocemente la porta del mio appartamento e lo trascino in casa tirandolo per un braccio.
Mi rendo conto che tutta questa segretezza è più sospetta che camminare mano nella mano ed entrare con calma. Mi auguro che al centro di controllo si stiano facendo gli affari loro come al solito. Sono qui da due anni e non ne ho visto uno lavorare seriamente.
«Vedo che non hai perso il buongusto degli Eruditi» commenta Eric «e neanche la tua passione per le statuette di vetro.»
«Come fai a saperlo?» gli domando, incuriosita dalla sua affermazione.
«Io so tutto» si limita a dire con un sorrisetto fastidioso «scommetto che quella al centro è la tua preferita.»
Indica la scultura a forma di coccinella che, sì è vero, ho messo al centro della collezione e leggermente più avanti di quelle allineate accanto a lei, perché è quella che preferisco. Non perché la trovo più bella delle altre, ma perché sono rimasta affascinata dalla storia che mi raccontò una ragazza Pacifica quando trovai quella statuetta nel mio armadietto a scuola.
Mi disse che, se catturata e poi rilasciata, la coccinella volerà verso il mio amore e gli sussurrerà il mio nome all'orecchio, cosicché esso potrà affrettarsi a trovarmi.
So che è una cosa sciocca ma, ogni tanto, la prendo in mano e l'accosto al mio orecchio. So che le coccinelle di vetro non parlano ma lo faccio perché... neanche lo so perché, lo faccio e basta.
«Sì, lei è speciale» ammetto.
«Posso sapere il perché?»
«No. Siamo qui per palare di lavoro e di come ti sei comportato con il tuo istruttore» rispondo in tono severo.
«Cosa ho fatto che non andava?»
«Hai cercato di irritarlo con domande inutili e gesti infantili» dico, mimando il gesto di piegare la giacca.
«Ho solo piegato la mia giacca! Cosa dovevo fare, lanciarla su una sedia?»
«Sì, qui si fa così.»
«Io non conosco le usanze degli Intrepidi, io vengo dagli Eruditi» dice strizzando l'occhio.
«Mi credi stupida?»
«Ok. L'ho fatto di proposito e allora?»
«Eric, devi farti amici almeno gli istruttori e i capifazione, altrimenti...»
«Tanto il posto è già mio. Non ho voglia di perdere tempo con questa gente» sbuffa.
«Sono i tuoi futuri compagni di fazione!»
«Sono i miei futuri sottoposti.»
«Proprio per questo devi smetterla di fare lo spocchioso. Sarai il loro leader e dovranno apprezzarti a tal punto da seguire tutti tuoi ordini senza fiatare, e...»
«Lo faranno, non ti preoccupare. Tu pensa a scovare i Divergenti fino a quando non sarò diventato capofazione.»
Cosa? Questo è qui neanche da un giorno, non è ancora nessuno e pretende di darmi ordini?
Se lo può scordare, come si può scordare di mettermi da parte una volta diventato capofazione.
Ho lavorato sodo per due anni, fatto cose disgustose e orribili, non mi lascio mettere in un angolo da un ragazzino presuntuoso.
«Senti ragazzino, l'unico motivo per cui Jeanine ti farà diventare capofazione, è la mentalità maschilista degli Intrepidi» mi siedo accanto a lui tirandolo per la maglietta e avvicinando il suo viso al mio. «Fai poco lo stronzetto perché qui sono io a muovere le pedine importanti e non sarei la prima capofazione donna degli Intrepidi.»
«Lo so. Jeanine mi ha detto in che modo ha mosso le tue pedine» mi tira per un braccio facendomi perdere l'equilibrio ed io finisco seduta sulle sue gambe «Muoverai anche me in quel modo?» domanda in modo lascivo.
Avrei voglia di farmelo ora, ma il suo modo di fare mi fa incazzare. Non sopporto la sua arroganza e non accetto ordini da un ragazzino appena saltato sulla rete.
Sono ancora io ad avere il comando e lui diventerà il mio giocattolo preferito durante l'iniziazione. Sarà divertente e stimolante giocare un po' con lui.
«Dipende da come ti muovi tu, ragazzino.»
Sfioro le sue labbra con la lingua, ma appena la sua cerca di unirsi al gioco, mi allontano da lui.
«Sbagliato. Dipende da come tu saprai muoverti» mormora con una voce suadente che mi rende difficile mantenere il controllo.
Si alza e va verso la porta, ma prima di aprirla si volta e mi osserva come se fossi un appetitoso e stuzzicante frutto proibito.
«Jeanine ti consiglia di imparare a tenere chiuse le gambe» mi sorride e aggiunge «e non è la sola.»

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