CAPITOLO 4

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Le giornate sembrano interminabili quando non si ha nulla da fare.
Potrei tornare nell'ufficio di Max e mettere un po' di ordine, ma dopo uno dei nostri incontri preferisco non vederlo. Probabilmente lui è ancora nel suo ufficio e quindi fare le pulizie è fuori discussione.
Tori è impegnata a tatuare un enorme serpente sul braccio di un Intrepido che ormai ha il corpo quasi interamente coperto dai suoi capolavori.
È brava e prima o poi riuscirà a convincermi a fare un tatuaggio, ma per ora non sento il bisogno di farmi disegnare sul corpo qualcosa di permanente.
Jeanine avrebbe preferito che il mio corpo esibisse almeno un paio di tatuaggi, in modo da lavare via la mia essenza di Erudita, ma piercing e capelli colorati sono il massimo che le ho concesso.
È il mio corpo, lo considero come un tempio e purtroppo, in passato, qualcuno ha già provato a violarlo nel peggiore dei modi.
Ho fatto diversi mesi di terapia quando ancora ero negli Eruditi, ma credo che non basterà una vita intera per superare quello che mi è successo.
Dall'ingresso del Pozzo sento arrivare grida e risate. I futuri iniziati sono tornati da scuola e sembrano più eccitati del solito.
Oggi è un giorno speciale per i sedicenni; questo pomeriggio hanno fatto il test attitudinale. Vorrei aver avuto il loro stesso entusiasmo, fu una delle peggiori giornate della mia vita.
Tutto era già stato deciso, sarei diventata il braccio destro di Jeanine, lei stessa mi disse che il test era solo una formalità e che non c'erano dubbi, io ero un'Erudita.
Aveva ragione, io ero anche un'Erudita.
Quando entrai nella sala dei test non ero nervosa, solo un po' seccata da quella perdita di tempo. Portai a termite il mio test, ma quando riaprii gli occhi, vidi davanti a me Tori, bianca come un lenzuolo. Quella donna alta, piena di tatuaggi che, con fare sicuro, mi aveva applicato gli elettrodi, si era trasformata in una bambina spaventata.
La preoccupazione del suo sguardo spaventò anche me.
Mi disse che il mio test era inconcludente e subito non capii cosa intendesse, ma quando disse che aveva sottolineato più di un'attitudine, mi si gelò il sangue. Divergente. Solo loro ottengono più di un risultato.
Mi crollò il modo addosso. Tutti i miei progetti per il futuro erano stati spazzati via da quel maledetto test. Una Divergente in mezzo agli Eruditi è come un'impronta cremisi su un prato coperto da un manto di candida neve; impossibile non notarla.
I primi anni avrei potuto passare quasi inosservata in quanto soggetta agli sbalzi d'umore e ai gesti di ribellione adolescenziali, ma una volta diventata adulta le stranezze avrebbero attirato sospetti.
Non sarei comunque arrivata all'età adulta, durante l'iniziazione sono previsti una serie di test che avrebbero fatto emergere la mia natura condannandomi a morte. Restare negli Eruditi era escluso.
Il test sottolineava un'attitudine per gli Intrepidi, pensai che fosse la soluzione ai miei problemi e la fortuna era dalla mia parte. Jeanine non aveva trovato nessun candidato in grado, non solo di svolgere in modo soddisfacente il compito di infiltrato, ma anche di portare a termine con successo l'iniziazione.
Io ero in grado di fare entrambe le cose, non solo per la mia intelligenza ma anche per aver seguito corsi di difesa personale e combattimento corpo a corpo per tre anni a causa di quello che mi capitò quando ero poco più che una bambina.
Avevo solo tredici anni e dovetti fermarmi a scuola per finire un progetto, era estate e il sole non era ancora tramontato, così decisi di tornare a casa a piedi. Amavo camminare e correre a differenza dei miei compagni di fazione.
Conoscevo a memoria la mappa della città e sapevo che tagliando per vie secondarie sarei arrivata a casa prima che il sole tramontasse. Fu in una di quelle vie che la mia vita, fino ad allora serena, cambiò per sempre.
Poco prima di voltare l'angolo per tornare in una delle vie principali, vidi uscire da un vecchio portone un Escluso.
Era un uomo alto e indossava vecchi abiti che probabilmente un tempo dovevano essere appartenuti a un Candido o a un Erudito, ma i colori era troppo sbiaditi e gli abiti troppo sporchi per capirne la provenienza. Barcollando si avvicinò a me, il suo alito puzzava di birra e l'odore era talmente forte da coprire quello dei suoi vestiti sudici.
Mi spinse contro il muro, mi sollevò la gonna e biasciando parole quasi incomprensibili iniziò a slacciarsi i pantaloni.
Iniziai ad urlare con tutto il fiato che avevo nei polmoni ma l'uomo mi tappò la bocca. Cercai di divincolarmi e fuggire ma lui era troppo forte. Eravamo soli in una via deserta dove non passava mai nessuno, non era difficile intuire come sarebbe andata a finire.
Mi rassegnai al mio destino e in lacrime chiusi gli occhi ormai priva di ogni speranza di salvezza.
Sentii delle voci e l'uomo mi lasciò andare. Riaprii gli occhi e vidi due uomini vestiti di nero colpire con pugni e calci l'Escluso fino a fargli perdere conoscenza.
Erano due Intrepidi. Uno di loro si tolse la giacca e la mise sulle mie spalle chiedendomi, con voce dolce, se stavo bene e rassicurandomi che tutto era finito e non avevo più nulla da temere perché loro erano lì con me.
Quel giorno nacque il mio segreto amore per gli Intrepidi.
La loro forza e il loro coraggio mi affascinarono. Essere accanto a loro mi faceva sentire non solo protetta e al sicuro ma, in un modo che non sapevo spiegarmi, anche forte come loro.
Nel profondo ho sempre desiderato essere come loro: forte, coraggiosa ma soprattutto libera. Loro sono indipendenti. Se scoppiasse una guerra sarebbero gli unici a sopravvivere, non solo perché addestrati a combattere ma anche per il loro spirito di adattamento e la capacità di cavarsela in ogni situazione. 

THE TRANSFERWo Geschichten leben. Entdecke jetzt