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Hanji andò via subito dopo per sbrigare le pratiche per il nuovo contratto, annunciando l’arrivo a breve del coreografo, così rimasi presto da solo in mezzo alla sala deserta.

Battei nervosamente il piede per terra, irrequieto, pensando rapidamente a quello che c’era da fare.

Levi sicuramente non aveva ancora avuto il tempo di studiare la coreografia, per cui era fondamentale come prima cosa che imparasse i suoi passi.

Improvvisamente, la mole di lavoro che gli veniva richiesta mi colpì in pieno. Avrebbe dovuto lavorare ad un ritmo praticamente assurdo per poter essere pronto nei pochi giorni che rimanevano. Avrei dovuto aiutarlo. Eravamo in due su questa barca, se affondava lui, cadevo anch’io. Dovevo sforzarmi di collaborare, se non altro per il mio stesso bene.

Come aveva detto Hanji, Mike arrivò poco dopo. Sospirai di sollievo e mi avvicinai a lui per scambiare qualche convenevole. L’avevo visto di rado nell’ultima settimana, dato che io e Mikasa avevamo ormai finito di memorizzare tutto.

«Eren, so che in questi giorni avreste dovuto perfezionare i movimenti di coppia, ma al momento la priorità è illustrare a Levi il suo ruolo, per cui, questa mattina, vedrò di spiegargli nel dettaglio i suoi passi da solista. Tu puoi continuare a ripetere i tuoi o allenarti in palestra, o quello che preferisci. Nel pomeriggio, provvederò ad introdurgli il passo a due, quindi prenditi mezza giornata libera, ok? Ti farà bene. Da domani inizierete a esercitarvi insieme, approfittane per riposarti come si deve» spiegò velocemente lui ed io mi limitai ad annuire, spostandomi verso il tavolino nell’angolo per prendere un sorso d’acqua. In pratica, mi stava chiedendo di lasciare la sala a Levi, almeno per oggi, per permettergli di recuperare parte del tempo perso.

Proprio mentre svitavo il tappo della bottiglia, Levi uscì dallo spogliatoio. Notai che si era cambiato. Indossava una canotta nera aderente che gli abbracciava il busto lasciando poco all’immaginazione. Sotto la stoffa sottile si intravedevano perfettamente i muscoli scolpiti del petto e le curve lievi e forti degli addominali. La curva del collo scendeva dolcemente ad incontrare le sue clavicole sottili. Aveva una pelle pallida, uniforme, messa in evidenza dal nero della sua maglia e dei suoi capelli. Dei pantaloni grigi erano allacciati mollemente sui suoi fianchi e gli ricadevano morbidi sulle gambe. Era a piedi nudi. Come me, del resto.

Anche se il suo abbigliamento sembrava abbastanza ordinario, gli conferiva un’aria professionale. O forse era il suo modo di muoversi, con ogni passo e ogni piccolo movimento del suo corpo, a renderlo così naturalmente seducente?

Mi lanciò un’occhiata dal punto in cui si era fermato a discutere con Mike ed io distolsi immediatamente lo sguardo, riportandolo sulla bottiglia che avevo ancora in mano. Sentii il calore inondarmi le guance mentre mi rendevo conto di essere appena stato beccato a fissarlo.

Buttai giù un sorso rapidamente, cercando di ignorare il mio imbarazzo, per poi richiudere il tappo e dirigermi come se niente fosse verso l’altra metà della sala, pronto a ripetere per l’ennesima volta la mia parte.

Indossai il mio paio di cuffie verdi wireless, che avvolgevano totalmente le mie orecchie e mi permettevano di ascoltare la musica direttamente dal mio cellulare, coi comandi posizionati comodamente sull’esterno delle stesse, e ripresi da dove avevo interrotto.

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Passarono diverse ore e stavo iniziando a sentire i primi morsi della fame. Alzai gli occhi verso l’orologio, togliendomi le cuffie e afferrando l’ennesima bottiglietta d’acqua e uno degli asciugamani in dotazione. Mi sedetti per terra a gambe incrociate per riprendere fiato e utilizzai il telo per strofinarmi con forza la faccia, e anche un po’ i miei capelli, con entrambe le mani, e togliere così un po’ del sudore che mi si era appiccicato addosso.

Troublemaker~Ereri~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora