1. L'ultima volta

838 45 23
                                    

L'acqua gelida le scivolava dietro al collo, un brivido di freddo le salì lungo la schiena, mentre, con la fronte poggiata sulle piastrelle fredde del bagno, si lasciò perdere tra i pensieri. Quella, sarebbe stata l'ultima volta che il suo sguardo avrebbe passeggiato tra le linee marcate del suo viso, che avrebbe incontrato i suoi occhi color nocciola, l'ultima volta che avrebbe potuto assaporare il suo profumo, la sua bocca, sentire il suo fiato sulla pelle, che l'accarezzava come brezza autunnale. Adorava le sue labbra calde e morbide sul collo, sulle sue spalle, sul suo seno. Si abbandonava tra le sue braccia, mentre pian piano i suoi delicati baci diventavano sempre più travolgenti, passionali. Si lasciava stringere dalle anche, dai fianchi fino a farsi far male, si lasciava graffiare dalla barba nera come al colore dei capelli morbidi e ondulati pettinati all'indietro.

Caduta in una spirale di emozioni incontrollabili, tutte conseguenze dei suoi errori. Errori. Maledettamente ammalianti, coinvolgenti,irresistibili, seducenti. Proprio come lui.

Non l'aveva nemmeno accompagnata alla porta quella sera.
Dopo esser stati un pomeriggio intero nel suo appartamento in centro, tra le lenzuola in raso bianco del suo letto, era come estraniarsi dal mondo quando stavano insieme. Era rituale chiudere le finestre, le tende, isolarsi completamente da qualsiasi suono proveniente dall'esterno, accendere candele sparse per la stanza e lasciarsi andare in un'orbita di affanni. "Sei fantastica, Darlene"
 Dio come amava sentir la sua calda voce pronunciare il suo nome, sussurrato in un orecchio, come per tenerlo segreto, lì, tra quelle quattro mura illuminate dalla fioca luce delle candele. Era come se diventassero una cosa sola. Per il tempo di quegli attimi. Lei lo sapeva. Avrebbe smesso di vederlo da quel giorno.
La stanza profumava ancora di candele all'argan e vaniglia quando le tende erano state riaperte, facendo penetrare la debole luce del tardo pomeriggio d'inizio autunno. Si ritorna alla realtà. I rumori delle macchine pervasero la stanza dai muri color panna in un istante.
Darlene si guardava allo specchio mentre si ricomponeva i capelli. Presa la borsetta tracolla in velluto bordeaux:
"Allora io vado."-"Ci vediamo" le rispose con fare amichevole, mentre, ancora nudo, si versava un bicchiere di whisky davanti alla vetrina dei liquori, posta subito affianco al camino intarsiato.

Il suono di una sirena proveniente dalla strada distolse la ragazza dai suoi pensieri. Mentre l'acqua scorreva sul suo collo bagnandole i capelli castani, sulla sua schiena, scivolava sui suoi seni, sui suoi fianchi pronunciati, si passò le mani sulla fronte facendole passare per le tempie finendo sulla bocca, tappandola per soffocare un improvviso pianto emettendo un singhiozzo strozzato.

L'ultima volta. Sta volta sarebbe stato per davvero. Chiudere definitivamente questa farsa, smettere di soffrire ogni volta quando tornava a casa e di lui non c'erano più notizie, questo durava fin quando non lo decideva lui. Era lui che dirigeva il gioco, era lui che dava il La, lui aveva il pieno prestigio.

Una stretta allo stomaco la pervase, un senso di smarrimento, la consapevolezza di aver sbagliato di nuovo tutto. La consapevolezza di un illusione, si odiava per questo, si era fatta male da sola.
Le lacrime le scesero bollenti rapidamente sulle guance, ma non doveva piangere, dovev essere forte e superare anche questo.

Scostò energicamente la tenda della doccia ed uscì  in punta di piedi coperta da un asciugamano bianco attorcigliato all'altezza del petto e si avvicinò allo specchio che le restituì l'immagine dei suoi occhi cervone scavati, rossi, la pelle più pallida del solito, le labbra rosa e carnose disidratate, incollate tra loro.
Aprì l'armadietto dietro lo specchio afferrando il pettine, si voltò di spalle e pettinando i capelli guardandosi intorno non riuscendo a fissare la sua immagine riflessa.

Quel bagno, quello di casa sua, era davvero squallido. Piastrelle bianche quadrate, porta in legno, come la piccola finestrella con vetro traslucido che affaccia sulla strada, laccate di bianco oramai crepate e scorciate per via dell'umidità, il gabinetto senza tavoletta, "Non ci servirà! Siamo tutte donne in casa!" -sdrammatizzò la madre al momento dell'acquisto- vasca da bagno con tenda bianca di plastica e lavandino.
Nulla a che vedere in confronto al bagno di lui, con quella grande vasca da bagno con idromassaggio, caspita se ci avevano passato del tempo assieme lì dentro.



Sussurra Ancora Il Mio NomeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora