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Leopold attraversò a grandi passi l'enorme sala del trono, scortato da un fitto manipolo di soldati. La sua armatura intarsiata d'oro scintillava nella luce altalenante che veniva dalle alte finestre, cigolando appena ad ogni passo. Le porte si spalancarono, e gli uomini uscirono dal castello, fermandosi a pochi passi dalle sue alte, robuste mura.
George e il suo esercito lo aspettava già dall'altro lato del ponte, come anticipato dal suo messaggero. Ciò che l'uomo non aveva anticipato era che il vecchio bastardo teneva in ostaggio la sua donna.
"Allora, Leopold..." esordì l'altro re sorridendo "...ci sono due modi per risolvere questa situazione, vecchio mio: o ti arrendi a me, e mi consegni il tuo regno, e mia nipote..." continuò "...O prendo la tua bella regina qui e la faccio scopare da tutti i miei uomini finché non crepa..." disse poi, accarezzando il viso della donna in questione. Regina scostò il volto da lui, disgustata e piena di rabbia. "...E, oltre al tuo regno, mi prendo anche la tua testa..." concluse l'uomo con un sorriso feroce.
Leopold esitò. Regina era sua, ma valeva la pena morire per quella ragazzina? Decisamente no. Allo stesso tempo, non poteva lasciare che George si prendesse tutto ciò che aveva. Sfoderò la spada e la puntò verso George.
"Sarò io a prendermi la tua testa! Attaccate!" ordinò ai suoi uomini, che scattarono in avanti. I soldati di George eressero immediatamente un muro di scudi e lance intorno al loro re, massacrando la guardia di Leopold. Gli arcieri, tuttavia, mieterono molte vittime tra le loro fila, protetti dai merli dei bastioni.
Il conflitto non durò a lungo. Uno dei soldati di George scagliò un giavellotto che colpì Leopold alla testa mentre cercava di ripararsi all'interno delle mura, uccidendolo sul colpo. L'esercito nemico fece quindi irruzione nel castello, senza mietere ulteriori vittime negli uomini in resa.
George afferrò Regina per un braccio, scuotendola.
"Dov'è Emma?" le chiese bruscamente, agitato dalla vittoria.
Regina deglutì. Doveva dirglielo? L'avrebbe liberata, e portata sana e salva dai suoi genitori, o l'avrebbe uccisa? Irritato dalla sua esitazione, l'uomo la scosse ancora.

"Dimmi dove si trova!" urlò, alzando la mano per colpirla.

"Nelle segrete, Maestà."

La voce del Genio vece voltare di scatto la testa di Regina. Lo guardò con gli occhi spalancati, confusa. L'uomo le sorrise.
"Qualche piano sotto di noi. Se permettete, poso accompagnarvi da lei..." continuò, indicando la via con un gesto ampio del braccio destro.
Il re lasciò andare la ragazza e annuì al Genio. "Bene." Si voltò quindi verso i soldati entrati nel castello. "Restate qui, voglio solo due uomini con me. Tu..." disse poi guardando Regina negli occhi. "...vieni con me." ordinò, facendo poi un cenno ad un soldato che si era avvicinato. L'uomo prese in custodia Regina. Tutti loro si avviarono quindi verso le segrete, verso Emma.

Regina si avventò sulle sbarre, allungando le mani attraverso di esse.
Emma fece lo stesso, sorridendo tra le lacrime, il ritratto dello stupore.

"Regina! Sei viva! Ma come...?"
Regina le accarezzò il viso, piangendo a sua volta.
"Credevo che ti avesse..."

George le interruppe schiarendosi la voce. Si voltarono entrambe a guardarlo. Il Genio, dietro di lui, le fissava in silenzio, così come i due soldati.
"George, cosa ci fai qui?" chiese Emma sbalordita, sporgendosi tra le sbarre per riuscire a vederlo oltre il muro che divideva la sua cella da quella adiacente. Il re le sorrise.
"Oh, mia cara, grazie a te ho finalmente messo fine al regno di Leopold! Ora potrò regnare anche sopra a questo devastato reame, e risanarlo dalla follia di quell'imbecille del mio predecessore." disse avvicinandosi alla cella. Regina fece un passo indietro, distanziandosi da lui.
"Questo regno è mio, George. Non lascerò che un altro tiranno lo governi." disse la donna, guardando il re con minacciosa determinazione. Emma allungò la mano oltre le sbarre.
"Regina, no! Fammi uscire di qui!" disse con urgenza, alternando lo sguardo spaventato tra lei e il nonno.
George aggrottò la fronte, sfoderando la spada.

"Non mi lasci altra scelta, dunque..."
"No!" urlò Emma, afferrando le sbarre e scuotendole nel tentativo di scardinarle. "Genio, fammi uscire!" tentò, disperata.
Vide George avvicinarsi a Regina, la spada che scintillava sanguigna alla luce delle torce. Poi due tonfi, e la testa del re che si rigirava verso la schiena, il collo spezzato. George cadde a terra, morto.
Emma guardò Regina con gli occhi spalancati, esterrefatta. La stessa espressione si disegnava sul volto della regina, che tuttavia non stava ricambiando il suo sguardo. I suoi occhi, infatti, erano fissi su una figura coperta dal muro, per Emma.

"P...perché lo hai..?" chiese balbettando Regina, compiendo istintivamente un passo indietro. Il Genio entrò nel campo visivo di Emma. Si fermò accanto al corpo del re, esaminandolo. Sollevò quindi lo sguardo su Regina.

"Non è ovvio, Maestà?" chiese sorridendo "Per salvarti la vita. Tutto questo, l'ho fatto per salvarti. Da Leopold, da George... Perché il tuo futuro è con me."
Emma non poteva credere alle proprie orecchie. Quell'essere aveva dunque architettato tutto per uccidere entrambi i re? E se davvero era innamorato di Regina... il generale indietreggiò, consapevole, tuttavia, di non avere vie di fuga.
"Non ci sarà mai niente tra noi, Genio..." rispose Regina, fissandolo negli occhi.

Il Genio continuò a sorridere, e scosse il capo.
"Ora credi che sia così, lo so... ma solo perché lei è ancora viva." disse prima di voltarsi verso Emma. Sollevò un braccio, e una morsa strinse immediatamente la gola del generale, sollevandola da terra.
"Emma!" urlò Regina afferrando le sbarre. Si voltò quindi verso il Genio mentre il generale cercava inutilmente di respirare. "Genio, lasciala andare!"
"Non prendo ordini da te, Maestà. Oggi non prendo ordini da nessuno." disse cupamente la creatura, lo sguardo fisso su Emma eppure perso in qualche celata oscurità. "È per il tuo bene. Lo capirai."
Il viso di Emma si era fatto sanguigno, gli occhi lucidi e rossi. Scalciava con sempre minore forza.
Regina la guardò, disperata. Non aveva armi, e quelle degli uomini uccisi dal Genio erano fuori portata, alle spalle del folle. Non poteva aprire la cella, e dietro di lei il corridoio terminava in un muro di solida pietra. Non poteva fare niente. Emma stava morendo davanti ai suoi occhi, e lei non poteva salvarla. Una furia ceca si impossessò gradualmente di lei, nata dalla sua stessa disperazione. Quel verme non poteva permettersi di toccare la sua donna, tantomeno di ucciderla. Si scagliò contro di lui con l'intento di spingerlo via, ma, invece che semplicemente cadere a terra, o barcollare, come pensava, l'uomo fu scagliato contro il muro, e urtò contro una torcia, che gli incendiò la casacca. Il Genio si riprese in fretta, spegnendo il fuoco con vigorosi colpi, mentre Regina guardava le sue mani, incapace di razionalizzare la forza che aveva sentito scaturire da esse, da se stessa. Alzò gli occhi castani sull'assassino. La torcia era ancora a terra, ancora accesa. Le bastò pensarlo, e il fuoco divampò addosso alla creatura, potente, inarrestabile, e la sua vita si spense assieme alle sue urla, tra quelle fiamme.

Emma cadde a terra, libera dalla magia del Genio. Come se il tempo stesso fosse sorpreso, vide Regina allungare le mani verso di lui, e la fiammella che era rimasta accesa sulla torcia divenne un incendio, che divorò in pochi istanti il corpo del Genio. Un silenzio innaturale avvolse le prigioni.
Regina si voltò lentamente verso Emma. I loro sguardi si incontrarono per un lungo, sospeso attimo.
Un secondo dopo Emma si stava protendendo tra le sbarre, le labbra incollate a quelle della donna che amava.
"Mi hai salvata..." sussurrò poi la bionda, guardandola negli occhi mentre sorrideva, piangendo felice.

Regina annuì, sorridendo a sua volta, una mano ad accarezzarle il viso.
"Ti amo, Emma."
Il generale sorrise ancora, esplodendo di gioia.

"Ti amo anch'io."

Tutti amano ReginaWhere stories live. Discover now