Capitolo 11

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Emma si risvegliò su di un materasso di paglia, una coperta di lana tirata fino al collo. Aveva la gola riarsa, dolorante, così come il resto del corpo. Si sentiva uno straccio. Tentò più volte di mettere a fuoco il soffitto, senza troppi risultati.

"Tieni..." disse una voce conosciuta, agitata, che le trapassò il cranio, facendola gemere. "...bevi." continuò Lucas, sollevandole con delicatezza la nuca e accostandole alle labbra una tazza d'acqua fresca. Il primo sorso fu una tortura, il secondo il paradiso. Il soldato dovette toglierle la tazza per farla smettere.
"Piano, o ti sentirai male..." la redarguì.
Emma voltò il capo verso di lui, riuscendo finalmente a metterlo a fuoco.
"Mi sento già male..." obbiettò, stupendosi ella stessa di quanto arrochita risultasse la sua voce. Tentò futilmente di schiarirsela.
"Regina?" gli chiese, dando voce alla prima parola che aveva pensato appena ripresa coscienza. L'uomo sorrise.
"Oh, io sto molto bene Generale, grazie per averlo chiesto..." la canzonò, meritandosi un debole pugno che colpì l'aria davanti a lui, seduto su di uno sgabello, accanto alla ferita. "Sta bene, non preoccuparti. È salva."

Qualcosa nel suo tono insospettì la donna. "Che c'è che non va?"

Lucas strinse le labbra, come a voler trattenere le parole. "Il re non la fa uscire dalle sue stanze, da quando vi ho riportate qui."

Emma tentò immediatamente di tirarsi a sedere a quelle parole, ma un tremendo dolore al fianco sinistro la fece ricadere sul letto.
"Non muoverti, hai dormito solo un giorno e due notti. La ferita è ancora fresca. Già è un miracolo che sia riuscito a riportarti qui viva!"
"Lei è ferita?"
Lucas scosse la testa, sbuffando e ridendo allo stesso tempo. "No, neanche un graffio. Ma non so cosa le abbia fatto la Strega, perché non ha parlato molto durante il viaggio, sembrava scossa. In ogni caso, quelle poche volte che ha parlato, l'ha fatto per ringraziarci e per chiedermi come stavi. E non ti ha perso di vista neanche per un secondo."
Emma si sentì avvampare a quelle parole. Distolse lo sguardo dal compagno d'armi quando lui si mise a ridere. Decide di distrarlo con una domanda.

"Perché Leopold non la fa uscire?"

"Non ne ho idea." Lucas si strinse nelle spalle. "So solo quello che mi ha detto la serva."
"Abbi la decenza di chiamarla per nome, visto che te la porti a letto..."
"Vedi, è per questo che molti uomini non ti accettano come generale..."

Emma lo guardò con aria interrogativa, il che fece crescere il suo sorriso furbo e l'aria soddisfatta sul volto barbuto. "... si dice "te la scopi", non "te la porti a letto"!"

Le loro risate furono brevi. Si scambiarono una lunga occhiata, colma di tristezza, e tanto bastò per ricordare i loro compagni caduti in battaglia.
"Li stanno riportando qui... Una squadra è andata a riprendere i loro corpi." disse l'uomo con un filo di voce, lo sguardo a terra.

Emma gli posò una mano sul ginocchio, spingendolo a guardarla. Gli sorrise, seppur con tristezza.
"Hai fatto il possibile, Luc."

"Lo so..." ripose lui, sospirando.

"Lieto di vedere che il Generale è sveglio..."
La voce del Genio li colse di sorpresa entrambi. Emma gli riservò un falso sorriso, come sempre.
"Non mi aspettavo una tua visita..."

"Oh, come avrei potuto, dopo che avete salvato la vita della regina?"

"Già... senza l'aiuto della tua magia..." replicò il generale, fulminandolo con lo sguardo.

"I miei poteri sono limitati, Generale, lo sapete bene. Re Leopold ha espresso i suoi tre desideri, e io da allora sono poco più che un semplice umano..."
Emma lo fissò rimanendo in silenzio. Non si era mai fidata di quell'essere, e mai lo avrebbe fatto. Il suo sguardo mise infine a disagio il Genio, che alzò le spalle e sorrise appena.
"Bene, Vi lascio riposare, sarete stanca. Ero venuto anche per annunciarvi che Re Leopold ha indetto un ballo in Vostro onore, tra tre settimane, per ringraziarVi per aver salvato sua moglie e onorare i soldati caduti. Spera che sarete in forma per quel tempo." disse prima di inchinarsi e sparire velocemente oltre la porta.
Emma e Lucas si scambiarono uno sguardo scettico.
"C'è qualcosa sotto." dissero all'unisono.

Leopold la colpì ancora, a mano aperta, per non lasciare segni. Come sempre. Lanciò lo scettro contro il muro in un moto di rabbia, ammaccando l'oro massiccio e rischiando di spezzare il rubino e gli zaffiri incastonati all'apice dell'oggetto.
Regina si rannicchiò ancor di più a terra, coprendosi il volto con le braccia.
" Sai quanti uomini della mia Guardia ho dovuto sacrificare per te? Eh? Lo sai?" le urlò contro, sporgendosi verso di lei.
Avrebbe potuto ucciderlo. Sarebbe bastato un semplice movimento. Avrebbe potuto prenderlo per il colletto, tirare, e avrebbe sbattuto contro lo spigolo di marmo della base della statua che ritraeva la sua defunta moglie, Eva. Ma, poi, cosa avrebbe fatto? Avrebbe potuto dire che si era trattato di un incidente, certo. Che il re era scivolato ed aveva battuto la testa. Il pensiero la tentò. Era quasi sul punto di scattare, di afferrare quel cotone così bianco della sua camicia e tirare, quando Leopold raddrizzò la schiena, e tornò irraggiungibile, intoccabile.
Avvampò all'idea che avrebbe voluto ucciderlo. Che stupida! Morto Leopold, George avrebbe subito tentato di conquistare il regno, e lei non era in grado di guidare un esercito. Certo, Emma avrebbe potuto farlo per lei, ma era ferita gravemente, e non voleva di certo metterla di nuovo in pericolo. Non per lei. Avrebbe dovuto arrendersi a quel bastardo di George, consegnargli il regno. No. Per quanto lo odiasse, Leopold teneva in piedi quel reame. Lei, da sempre esclusa dagli affari di corte, ignara dei complicati meccanismi che reggevano quel fragile regno, sarebbe stata preda facile di manipolatori, cospiratori e spie. Forse Leopold meritava di morire, ma il popolo aveva bisogno di lui.
Per questo sopportò l'ennesima scarica di colpi senza fare un fiato.

Tutti amano ReginaWhere stories live. Discover now