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Emma sellò il cavallo e lo montò prima che gli altri avessero il tempo anche di pensare di farlo.

"Muovetevi, che diamine state aspettando?" li incalzò, impaziente. La sua regina era in pericolo. Quella donna non possedeva un drago, lei era un fottuto drago! Non poteva lasciare Regina nelle sue mani neanche un momento di più.

"Generale, due dei nostri sono scomparsi, Walter e altri quaranta uomini sono morti e siamo esausti, non credo che sia saggio..."

"Il tuo compito è di eseguire gli ordini soldato, non di pensare. Siamo in guerra. Se non siete disposti a sacrificare la vostra vita per la nostra regina, andate a coltivare la terra bruciata dalla strega che l'ha rapita. Ce n'è in abbondanza."

Lucas la guardò con un accenno di offesa negli occhi, ma alla fine capitolò e sellò il suo baio, salendogli in groppa ed affiancandola. La fissò duramente negli occhi mentre gli altri uomini si preparavano a partire.

"Se noi moriremo, chi la riporterà a casa?" le chiese sottovoce. Emma serrò la mascella.

"Quella donna potrebbe ucciderla da un momento all'altro, o usarla contro il re. Se non la portiamo via da lì al più presto, il regno sarà perduto."

"Se tu muori, Emma, il regno sarà perduto comunque."

Il generale sospirò, senza mai staccare gli occhi da quelli del suo sottoposto.

"Allora faremo in modo che ciò non accada." chiosò cupamente.

Il Genio attraversò a grandi passi il lungo corridoio che conduceva alla sala del trono. Le porte si aprirono silenziose davanti a lui, sospinte dal vento della magia. La sua figura snella si inchinò dinanzi al re, seduto sul trono, intento a divorare una coscia di fagiano mentre dettava un qualche editto ad un anonimo funzionario di corte.

"Maestà..." lo appellò il Genio, rispettoso.

Leopold lo degnò del suo sguardo, facendogli cenno di alzarsi. "Genio! Usa la tua magia e trova mia moglie invece di star lì a fare riverenze!"

Lui sorrise appena, rialzandosi. "Maestà, vorrei parlarVi in privato"

Leopold sembrò pensarci su, quindi fece cenno al funzionario di dileguarsi. Una volta soli, il Genio si avvicinò allo scranno.

"Parla in fretta, sono impegnato." ingiunse il re.

Il Genio guardò scettico la coscia di tacchino mezzo divorata, ma eseguì comunque.

"Ebbene, so che Vostra nipote, con gli uomini migliori della Guardia Reale, è partita in soccorso della regina, Maestà. Una decisione avventata, a mio parere."

"Che diavolo dici, Genio? Chi avrei dovuto mandare se non i miei uomini migliori per salvare la regina?"

Il Genio fece un lieve inchino verso di lui. "Certo, certo. Tuttavia, così Voi, Maestà, Vi trovate sguarnito del Vostro esercito personale. È un rischio, Voi mi capite."

Leopold rimase in silenzio qualche istante, rimuginando sulle parole del Genio.

"Taglia corto." gli disse.

L'altro sorrise. "Ebbene, se Voi chiedeste al principe James di..."

"No!" tuonò il re, alzandosi dal trono. "Io non chiederò mai niente a quel buono a nulla di un biondino, e tantomeno al suo padre sciagurato! George ha la sua dannata terra, che vi rimanga! E così quel deficiente di mio genero! Ho tutto il resto dell'esercito per me, Genio! Non mi serve il loro aiuto."

"Ma se la Strega attaccasse l'esercito sarebbe..."

"L'esercito protegge il re, e poi il popolo." dichiarò grave il re, osservandolo duramente. "Ora sparisci, ho altro da fare che ascoltare le tue assurdità!"

Nascondendo la lieve delusione, il Genio si congedò con un inchino ed uscì dall'enorme sala. Giunto nelle sue stanze, si fermò davanti allo specchio, scrutando nei suoi stessi occhi.

"Leopold, Leopold..." sospirò "... io ci ho provato a salvarti, vecchio amico."

Malefica era dentro di lei. Regina strinse ancora i denti, trattenendo qualsiasi manifestazione di sofferenza.

La Strega spinse più forte dentro di lei, ma non riuscì a strapparle neanche un gemito. Le dolevano i denti a forza di digrignarli, ma non le avrebbe dato la soddisfazione di urlare per lei.

"Non resistermi, Regina..." le sussurrò all'orecchio la bionda, disgustandola e riempendola di rabbia. "Non voglio farti male."

La ragazza si trattenne dallo sputarle in faccia, ma non dal morderle un orecchio a sangue. La Strega urlò e si staccò da lei, tenendosi con una mano l'orecchio ferito.

Ciò che sconvolse totalmente Regina furono le lacrime e, soprattutto, lo sguardo sul viso della donna. Si aspettava rabbia, violenza, non tristezza.

Malefica si guardò la mano insanguinata, ma non accennò a guarire la ferita con la magia. Le sue spalle si incurvarono. Passò poco prima che rialzasse gli occhi sulla ragazza.

Aprì la bocca come per dire qualcosa, ma poi sembrò ripensarci. Riabbassò lo sguardo a terra e sparì in un vortice verde, lasciando Regina sola a lottare con l'angoscia ed il dubbio.

Il Genio allungò un'affusolata gamba attraverso lo specchio, facendo così il suo ingresso nella stanza da letto della Strega.

Malefica distolse lo sguardo dall'apparentemente sconfinata foresta che circondava il suo castello, voltandosi di scatto e fulminando l'intruso con gli occhi rossi di pianto. Continuò tuttavia ad accarezzare il corvo appollaiato sul suo avambraccio.

L'essere sorrise.

"Hai la tua regina. Tra poco avrai il tuo trono. Perché piangi, Mal?" le chiese languido, avanzando lentamente nella stanza spoglia.

"Non ti riguarda." rispose la donna aspramente. "Dimmi piuttosto, hai saputo se George verrà in aiuto di Leopold? I miei poteri non possono raggiungere quelle terre. Blue è troppo potente." aggiunse infine in un basso ringhio.

Il Genio rise. "George non vede l'ora che Leopold cada, figurati se lo aiuterebbe mai!"

Malefica sorrise, compiaciuta. "Bene. Hai svolto bene il tuo compito. Puoi andare."

La creatura si esibì in un lieve inchino, quindi si voltò verso lo specchio e fece per andarsene. Esitò tuttavia davanti alla superficie riflettente, osservando brevemente la donna, che già si era voltata nuovamente vero la finestra inferriata e gli aveva dato le spalle. Sorrise tra sé, quindi scivolò tra i regni e tornò nelle sue stanze.

Tutti amano ReginaWhere stories live. Discover now