the first & last

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Presente; 3 luglio 1995

Connor prese un veloce respiro dal cielo attorno a lui e si sentì sporco, come se stesse rubando qualcosa di prezioso in cambio di qualcosa di peccaminoso. Le sue dita erano ancora fermamente strette attorno alla maniglia dello sportello, capaci di richiuderlo in qualunque momento. Era però rassicurato dal fatto che avrebbe potuto correre via in ogni momento. Ma avrebbe davvero potuto farlo?

Tremò sotto l'oscuro sguardo degli alti e minacciosi palazzi antichi, dei mattoni allentati, delle placche ossidate e di tutto il resto. C'era una lunga insegna sopra le porte d'ingresso che descriveva il posto: "Monson Psychiatric Institute". Era divertente. Che addirittura la stessa casa del ragazzo si fosse trasformata in una clinica di pazzi, subito dopo che il mondo aveva capito che non ci stava tanto con la testa.

Connor voleva piangere. Richiuse lo sportello dietro di sé ed ignorò gli sferragliamenti che ne derivarono.

I suoi passi avanzarono a tratti sul pavimento lastricato di ciottoli mentre si avvicinava alla scala di marmo impolverata che precedeva le porte sormontate dall'insegna.

Connor sbirciò all'interno, scrutando gli assistenti e le famiglie sparse lì dentro. Cazzo, perché permettono alle persone di fare le visite così? Non sanno che i pazienti sono mezzi matti?

Sperava soltanto che qualcuno avrebbe interferito. Dio sapeva che non si sarebbe mai fermato da solo. Chiuse gli occhi, sentendo la tensione sulle tempie.

***

"Pazzo"; Quinto anno delle superiori; 21 novembre 1991

"Non penso che dovresti tornare da lui. Ti farà solo del male, lo sai." Caspar si stese sul suo spoglio letto a due piazze, lanciando una pallina di gomma trasparente nell'aria.

"Hai mai sentito parlare del salasso? A volte hai solo bisogno di tagliarti da solo per far uscire il veleno dentro di te." Connor guardò ai suoi piedi. Si sentiva a disagio attorniato dagli stipiti della porta, come un puzzle montato male.

"Gesù, adesso ti vuoi aprire le tue cazzo di vene? Se trovi un ospedale psichiatrico, entraci e fatti rinchiudere."

Dan annuì, alzando lo sguardo dal suo manga. "Troye è fottutamente pazzo, Connor."

Connor giurò di aver visto il disegno di teste fatte a pezzi volare e spandersi sulla pagina. Sì, era da Dan.

Caspar si mise a sedere, giocherellando con la pallina sul palmo della sua mano. "Ti sto parlando per esperienza, Con. Ero suo amico un tempo. Credo che a volte tu dimentichi questo."

"È una brava persona" si oppose Connor. Diceva sempre la stessa cosa. Nella speranza che qualcuno l'avrebbe creduto.

"Lo è davvero? Perché le brave persone non hanno una 'giornata per succhiare' e non infilzano qualcuno nella stramaledetta gamba. La gente normale si compra un leccalecca, lo finiscono e punto. Sai che ha fatto alla gente? Ben era amico di Troye alle scuole medie e Troye lo ha accoltellato al cazzo di braccio quando lui lo ha accusato di essere pericoloso. Leon, in terza media, si è beccato una lama nella coscia quando ha ignorato Troye per una settimana. E non dimentichiamoci che Troye ha gettato Zach dalla battigia nell'oceano. L'oceano, Connor!"

Lui scrollò le spalle, una timida aria di noncuranza diffusa attorno a lui. "Voglio dire, sono tutti sopravvissuti."

"Ti piace proprio trovare scuse per Troye."

"Senti, so che non si meritavano di essere trattati in quel modo. Ma Troye e i suoi fratelli non meritavano tantomeno di essere gettati in mezzo a una strada, per poi finire ad annaspare nell'abisso delle case affidatarie temporanee per anni. Troye non meritava di essere strappato dalla sua famiglia. Era solo, aveva paura. Non ha mai visto cos'è il bene prima. Non ha mai ricevuto amore prima."

You saw me as sane so for a moment I was - Tronnor (Italian Translation)Where stories live. Discover now