Epilogo.

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Epilogo.




Un mese dopo.


Tornare alla normalità era stato difficile. Alzarsi, allenarsi, pranzare, passeggiare e fare shopping con Magnus erano azioni normali. Ma Astrea non era ancora guarita, o meglio il suo cuore non era ancora guarito. Più volte al giorno si soffermava a pensare alle bugie di Thomas, alla vera causa della morte della sua famiglia, al suo Istituto che non c'era più, il teatrino di Remus. Già, era stata così ingenua da credere che il suo parabatai avesse bisogno del suo aiuto e che Remus le avesse offerto ospitalità solo per gentilezza. In realtà era tutto una grande bugia. Alec le ripeteva di non pensarci, che sono le persone che amiamo a ferirci di più. Ma non pensarci era impossibile. Forse, un giorno, avrebbe provato meno dolore. Forse. E poi c'era questa storia del Fuoco Rosso che doveva affrontare: facendo ricerche accurate, avevano scoperto che colpisce un Nephilim ogni cento anni e nato il ventotto novembre. E quel giorno, il ventotto novembre dopo cento anni, Astrea aveva assorbito quel potere. Da quella fatidica sera, però, non si era più manifestato ma lei aveva promesso all'Angelo che lo avrebbe coltivato e preservato. Anche perchè rischiava di uccidere le persone attorno a se e se stessa. Come stava per fare con Katia, il fuoco l'avrebbe uccisa se avesse stretto la morsa attorno al suo collo. Già, Katia. Quella notte lei e Thomas furono consegnati al Clave, il quale promise ad Astrea che sarebbero stati accusati di molteplici reati, tra cui l'omicidio dei coniugi Monteverde. A quella notizia la Nephilim si disse soddisfatta: finalmente chi le aveva rovinato la vita l'avrebbe pagata. Ma quella fu anche la notte in cui salvò Raphael Santiago: fu tenuto sotto cura presso l'infermeria dell'Istituto per ordine di Jace e Clary, che si erano dichiarati disposti ad aiutare Astrea in qualsiasi modo. Ogni giorno andava al capezzale del suo letto e gli raccontava come avesse trascorso la giornata, quali magie avesse imparato il piccolo Max oppure per quale sciocco motivo avesse discusso con Alec. Quando Raphael si riprese Astrea non stava nella pelle dalla gioia, ma quando raggiunse l'infermeria si rese conto che era sparito. Provò a cercarlo al DuMort ma lui più volte si era fatto negare e nemmeno rispondeva ai messaggi di fuoco o a quelli che la ragazza gli lasciava sotto la porta della sua camera (ormai i Vampiri avevano fatto l'abitudine a quella strana Shadowhunter che si aggirava nel loro quartiere generale). Alla fine, dopo l'ennesimo rifiuto, decise di gettare la spugna perchè era palese che lui non ricambiasse i suoi sentimenti. Anche Raphael l'aveva delusa, come tutti del resto. In compenso aveva trovato nuovi amici: Isabelle, Simon, Jace e Clary erano delle persone davvero fantastiche e l'avevano accolta a braccia aperte. Alla fine Alec e Magnus le avevano fatto un regalo enorme: con il permesso del Clave e un pizzico di magia, l'istituto di Lisbona era stato ricostruito. Nonostante la grande felicità, restava l'amaro: Astrea al più presto sarebbe tornata a casa sua. Aspettava solo l'ordine ufficiale del Clave che le concedesse il pieno controllo dell'Istituto. Ma per quella mattina tutti i sentimenti negativi furono messi da parte per festeggiare il tanto atteso e faticoso matrimonio di Simon e Isabelle.


"Papà, Astrea continua a mangiare i miei gattini!" protestò Rafe, rivolgendo uno sguardo truce alla ragazza che inzuppava i biscotti nel caffè. Alec sospirò, quei due erano come cane e gatto.


"Puoi smetterla di mangiare i suoi gattini? Abbiamo anche i biscotti a forma di cuore!"


"Alexander, fa un respiro profondo e mantieni la calma." disse Magnus, mentre con passo elegante faceva capolino in cucina accompagnato da un allegro Max. Il piccolo Stregone corse ad abbracciare Astrea stampandole un bacio sonoro sulla guancia. Rafe, dall'altro capo del tavolo, storse le labbra.


"Sai, Rafe, ho deciso che non mangerò mai più i tuoi gattini a patto che tu venga qui ad abbracciarmi." propose Astrea, sorrisino di sfida ed espressione compiaciuta. Il bambino, avendo capito quanto gli convenisse quella condizione, corse da lei e la strinse forte. Astrea ricambiò l'abbraccio con altrettanta forza. Quel momento venne interrotto da una Isabelle infuriata che entrava in casa, senza nemmeno aver bussato.

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