La festa.

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CAPITOLO QUINTO: La festa.





Quella notte Astrea non chiuse occhio, si rigirava nel letto, affogava la frustrazione tra quelle lenzuola, cercava di non pensare. Voleva dimenticare. Non capiva perché Thomas nascondesse scaglie di rubino e cosa lo avesse spinto a non dirle niente. Forse voleva che non cadessero nelle mani sbagliate o semplicemente aveva fatto affari con Katia. Sembrava che la vita volesse ferirla sempre di più fino a quando, a causa di profondi tagli, non sarebbe morta dissanguata. Raphael. Già, non faceva altro che dividersi tra il dolore per le bugie del suo parabatai e il ricordo di quegli occhi neri che sembravano trapanarle il cuore. Quel pomeriggio si sarebbero potuti baciare, lui era così vicino e lei si sarebbe lasciata andare perché troppo presa dal momento per pensare in modo razionale. Quel vampiro le piaceva, la intrigava e desiderava conoscerlo meglio. Era rimasta folgorata dal suo modo di inclinare la testa quando era ironico, oppure quella sua eleganza nel camminare, i suoi occhi che descrivevano esattamente ciò che pensava, a quelle mani che, sebbene fredde, l'avevano toccata con calore. Mentre la sua mente la martellava di pensieri, il sole si era levato e sentì delle voci in soggiorno. Si alzò e in silenzio lasciò la camera, dirigendosi in cucina e trovando Alec e Magnus seduti a bere un caffè. Sembrava che neanche loro avessero dormito.


"Buongiorno, cara." la salutò Magnus con un sorriso spento. Alec si limitò ad un cenno con la mano. Astrea prese un bicchiere dalla credenza, vi versò del latte e si sedette a tavola.


"Buongiorno, a voi. Se si possa definire buono."


"Hai una pessima cera, hai dormito male?" disse di nuovo lo Stregone notando il pallore diffuso sul volto della ragazza.


"Non ho proprio chiuso occhio. Troppi pensieri."


"Astrea, salveremo Thomas." la mano di Alec si posò sulla sua spalla e lei gli fece mezzo sorriso.


"Forse dovremmo smetterla di cercarlo. Forse aveva sempre voluto aprire le braccia al male."


"Non credi ci sia un'altra motivazione? Hai già incolpato Thomas senza conoscere i dettagli?" incalzò lo Shadowhunter.


"Non riesco a trovare una seconda alternativa, Alec!"


"Non puoi arrenderti così..."


Astrea scattò in piedi con le mani sugli occhi, la schiena contro la credenza e la testa che pulsava.


"Mettiamola in questo modo: se tu nascondessi una potente arma creata per un fine prettamente maligno lo diresti al tuo parabatai?"


"Senza dubbio." rispose Magnus anticipando Alec, il quale annuì e tornò a guardare Astrea.


"E se fosse Jace a nascondere quest'arma potente te lo direbbe?"


"Su questo ho qualche dubbio!" esclamò di nuovo Magnus.


"Magnus, ti prego!" lo rimproverò Alec con uno sguardo duro, non voleva che Astrea perdesse la fiducia in Thomas.


"Astrea, mettere a repentaglio il legame parabatai per una situazione non del tutto chiara è pericoloso. La tua forza dipende anche da quel legame, dipende da Thomas."


"Ammesso che io ci creda, cosa dovremmo fare? Come lo troviamo?"


Magnus si avvicinò ad Astrea e le mise sulle spalle, lei fece due respiri profondi e riaprì gli occhi.


"Troveremo un modo per localizzare Thomas, cara. Tu devi solo pensare a preservare il legame parabatai perchè si sta indebolendo e presto il tuo corpo ne risentirà gli effetti. Che ne dici di farti una bella passeggiata? Così liberi la mente."

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