Che schifo.

Non sono solita ad essere presente quando capitano queste scene pietose. Credo che l'intimità di una coppia non vada mostrata, come in uno spettacolo pornografico, ma che debba essere coltivata nella propria sfera intima, in una casa, ad esempio, e non messa allo sbando di fronte a chiunque.

Se dovessi avere un ragazzo, un giorno, sicuramente non darò spettacolo, baciandolo di fronte a tutti.

So che per molti questa è la normalità, ma io ho dei valori diversi da quelli di tutti gli altri. Non mi sento appartenere a questo mondo, in cui tutto deve essere sempre mostrato a chiunque.

Per molti un bacio non ha significato, mentre per me ne ha molto. È un gesto d'amore reciproco, quasi più intimo del sesso. È la dimostrazione che sto scegliendo te, in mezzo a tutti gli altri, che ti rispetto e che nutro dei sentimenti verso di te. È una cosa pura, che non deve essere permessa a chiunque.

Sono antica, lo so, ma non posso farci nulla!

Distolgo lo sguardo, a causa del buco che sento nello stomaco, e salgo in auto, salutando mia madre rapidamente, per poi mandare un messaggio ai miei amici.

Jessie, fra poco vengo a casa tua. Invio.

Va bene, stellina. Vieni anche tu, Trevor. Scrive lei, nel gruppo che abbiamo in comune.

Prima che mia madre metta in modo l'auto per partire, riesco a sentire un'ultima affermazione da parte della ragazza.

«Dylan, baciami, ti prego», lo prega lei, con l'aria di chi vuole essere sbattuta contro il muro.

Dylan.

È questo il suo nome.

«Com'è andata?», mi chiede mia madre, interrompendo il flusso impetuoso dei miei pensieri indagatori.

Ma io non posso fare a meno di guardarli mentre salgono su un'auto, una Maserati nera, insieme. E posso solo immaginare cosa stiano facendo lì dentro, dato che noto la macchina sobbalzare impetuosamente.

«Terra chiama Mya!», strilla, mettendomi una mano di fronte al viso.

«Si?». Sposto lo sguardo verso di lei e la sorprendo a fissarmi con un'espressione incuriosita, un sopracciglio inarcato, come se mi stesse studiando.

«Ti ho chiesto com'è andata», ribatte stizzita.

«Oh, si. Bene», rispondo secca, riportando lo sguardo su quell'auto, finché lei non mette in moto e finalmente partiamo.

Ma io non riesco a smettere di pensare alle sue mani su di lei, alla stretta forte e potente che teneva ai suoi fianchi morbidi, all'impetuosità del suo bacio, le sue labbra che si muovevano come se volesse sbranarla.

***

«Raccontami tutto!», strilla Jessie appena apre la porta di casa sua. Mi abbraccia in modo affettuoso ed io sorrido per quel gesto di dolcezza.

Neanche lei si è trasferita, ma il suo college è ad un'ora di distanza da qui, ed ogni giorno andrà con l'auto, solamente per non lasciare sola sua madre malata. Ha preso il cancro un anno fa, e da allora non fa altro che andare all'ospedale, per i continui trattamenti di chemio, e ragionevolmente, Jessie non si è sentita di lasciarla da sola, specialmente con suo padre, che non è quasi mai in casa.

La ammiro molto per tutto quello che fa, non tutti i ragazzi sarebbero disposti a rinunciare ad andare via di casa, a percorrere ogni giorno un'ora di auto, pur di non lasciare da sola la loro madre.

«Anche tu», rispondo, nello stesso momento in cui arriva Trevor.

Prendiamo un pacco enorme di patatine e ci sediamo sul letto, intenti a raccontarci tutto di questa giornata.

Jessie inizia, raccontandoci che ha già stretto amicizia con un ragazzo super carino, come lo definisce lei, e che domani sera usciranno insieme per bere qualcosa. Inoltre, ha anche conosciuto due ragazze, molto simpatiche, che l'hanno già invitata ad una festa questo fine settimana.

Poi ci racconta Trevor, dicendo che non è stato per niente bello, che non ha ancora stretto amicizia con nessuno, ma che ha notato una ragazza bellissima, bionda e con occhi azzurri, che a detta sua sempre un angelo, ed ha intenzione di chiederle di uscire al più presto.

Io e Jessie gli raccomandiamo di farlo, di provarci, di essere sé stesso e gli assicuriamo che andrà tutto bene. Trevor è un tipo timido, molto più di tutti i ragazzi che conosco, per questo ha bisogno di essere spronato.

«Io...ho conosciuto una ragazza simpaticissima, che si chiama Molly, ed un ragazzo a cui mi sono seduta vicino che si chiama Josh. Sembrano tutti molto simpatici», dico con un sorriso in volto.

«Vedi, stellina, ti avevo detto che sarebbe andato tutto bene». Mi accarezza la guancia Jessie, con un sorriso orgoglioso in volto. «E non hai visto nessun ragazzo bellissimo?», chiede poi, ammiccando.

«No, no», mento ridacchiando. Tralascio l'argomento Dylan, anche se loro hanno già raccontato dei ragazzi e ragazze bellissime che hanno notato, ma loro vogliono averci a che fare, vogliono uscirci, mentre io non voglio nulla di tutto ciò.

E poi, al solo pensiero, sento lo stomaco contorcersi. Quindi no, non voglio parlarne. 

My disasterWhere stories live. Discover now