Tre

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«Che ne pensi della città?», mi chiede Josh appena usciamo dall'aula, dopo l'interminabile ora di Letteratura.

«Oh, no!», ridacchio, «non mi sono trasferita. Abito già a New York da quando sono nata», aggiungo ridendo.

Non mi sarebbe piaciuto trasferirmi. Già per me è un problema cambiare la mia quotidianità andando al college, se avessi dovuto persino cambiare città e casa, probabilmente, sarei andata in depressione.

Io vivo di abitudini, mi piacciono. Mi piace alzarmi la mattina e sentire l'odore del caffè preparato da mia madre, mi piace prepararmi ad ammirarmi davanti al mio specchio, quello vicino alla porta d'ingresso della mia stanza. Adoro il profumo di casa mia, mi dà quel senso di familiarità. Amo fare lunghe docce nella mia vasca, e sicuramente non accetterei di condividere quel momento di intimità facendole in un bagno comune, dove chiunque può raggiungermi e tirare via la tenda, così da rovinare quel mio momento di pace e serenità.

E amo dormire nel mio letto, caldo e confortevole, e non riuscirei a condividere la mia stanza con nessun altro. Sono gelosa delle mie cose.

«Oddio», ridacchia anche lui. «Pensavo ti fossi trasferita».

«Tu da dove vieni?», chiedo, giungendo alla conclusione che, invece, Josh si sia proprio trasferito qui per studiare Lettere.

Questo ragazzo è interessante. Mi sembra pieno di cultura e il fatto che ha scelto questo college lo rende ammirevole. Amo i ragazzi che leggono e ancora di più quelli che scrivono, percepisco che hanno qualcosa da raccontare, proprio come me. Inoltre, lo trovo molto dolce e simpatico, dato che non si è staccato da me neppure un attimo da quando mi sono seduta accanto a lui.

«Vengo da Seattle», risponde mentre ci dirigiamo verso la mensa. «Non è molto lontano da qui, ma comunque decidere di trasferirmi è stato un duro colpo. Insomma, lasciare la mia vecchia vita per una nuova...non è mai semplice», continua, ed io penso proprio che siamo molto simili, tranne per il fatto che lui è stato molto più coraggioso di me, decidendo di trasferirsi in una nuova città.

«Lo immagino. Io non ce l'avrei fatta a cambiare tutto», rispondo abbassando lo sguardo. Al solo pensiero di non rivedere più Jessie e Trevor mi sento male.

«Non è facile, ma comunque tornerò nella mia città ogni weekend», mi comunica con un sorriso che fa intendere che non aspetta altro che quel momento per tornare dai suoi amici.

«Sono felice per te». Gli sorrido, capendo a fondo il suo stato d'animo. «Hai molti amici a Seattle?».

Che domanda stupida, Mya! Ovvio che ha molti amici, sei tu l'unica asociale a diciotto anni!

Lui abbassa lo sguardo, quasi come se si fosse rattristito d'un tratto. «Non molti, ma quelli che ho sono davvero buoni». Mi sorride, forse per non farmi scorgere lo strato di tristezza che gli avvolge gli occhi, ed io ricambio.

«Anche io non ho molti amici. Ma quelli che ho sono i migliori», ammetto, cercando anche di rassicurarlo.

«Siamo molti simili, Mya», commenta lui, annuendo, come se avesse appena constatato l'ovvio.

«Ehi! New entry, noi siamo qui», grida la voce di Molly, che riconosco all'istante. Mi guardo intorno nel tentativo di individuarla, e la trovo seduta ad un tavolo con un vassoio pieno di fronte a lei. Siede con una ragazza dai capelli biondissimi, lunghi quasi fino all'ombelico, che ci guarda con un sorriso in volto.

«Andiamo da loro?», chiedo a Josh, che nel frattempo le sta guardando con un sorriso da ebete stampato in volto.

Annuisce e le raggiungiamo, ci sediamo al tavolo con i vassoi che ha preso, gentilmente, Josh per entrambi, ed iniziamo a mangiare quello che l'aria di essere un purè di patate...marcio.

My disasterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora