Capitolo 3

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Per Benjamin le cose erano sempre state semplici, fin da bambino, semplici da capire e da accettare. Non aveva mai fatto storie per andare alla scuola materna, sapeva che ci doveva andare e basta, non piangeva mai quando gli altri bambini arrivavano prima di lui alla seggiolina azzurra della giostra, la sua preferita, semplicemente rimaneva in piedi e aspettava il suo turno. Quando sua mamma gli aveva tolto le rotelle dalla bicicletta sostenendo che fosse arrivato il momento di imparare ad andare senza, lui l'aveva guardata un po' impaurito, ma poi era salito in sella e aveva iniziato a pedalare, era davvero arrivato il momento, che lui lo volesse o meno. In terza elementare era arrivato un bambino nuovo che gli altri avevano subito definito strano, non parlava con nessuno e se ne stava sempre seduto su una panchetta durante la ricreazione a mangiare la sua merendina, tutti ridevano alle sue spalle, ma Benjamin pensava che semplicemente non avesse voglia di giocare, e allora faceva bene a stare lì seduto, se non ne aveva voglia, non doveva farlo per forza. Non ci vedeva proprio nulla di strano.

Poi, un giorno, non sapeva bene quando, era arrivato il mondo, il mondo reale, a complicare le cose, a complicare tutto. E improvvisamente nemmeno vestirsi per andare a scuola era più così semplice, se sbagliavi, venivi additato come sfigato, e dopo era dura scollarsi quell'etichetta di dosso. Dovevi stare attento a scegliere gli argomenti giusti di cui parlare, le ragazze andavano bene, i videogiochi anche, ma con moderazione, più avanti, dovevi parlare di serate pazzesche in discoteca, di conquiste estive e di mattinate in giro in moto invece di andare a scuola. Non era più tanto semplice, soprattutto per un ragazzo che era più interessato a passare le sue serate in casa a strimpellare la sua chitarra piuttosto che andare in discoteca, non che non gli piacesse, solo non era la sua ragione di vita. Ma nella testa di Benjamin, nonostante il mondo avesse cercato di complicargli le cose, tutto era rimasto estremamente semplice. Una mattina si era svegliato abbracciato alla sua ragazza e aveva improvvisamente capito che non era quello che voleva, che quello non era lui, le domande che si era fatto per mesi sulla possibilità che fosse attratto dai ragazzi avevano trovato una chiara e facile risposta, sì, era gay. E quella scoperta così repentina non aveva causato in lui grossi sconvolgimenti, era così e basta, tanto valeva accettarlo fin da subito. Ma, appunto, la realtà tende a complicare un pochino le cose, e per i suoi amici e per il resto del mondo intorno a lui non era stato altrettanto facile. Si era ritrovato parecchio solo, e anche la solitudine complica le cose.

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Erano passate solo due settimane dall'inizio dei corsi, ma Benjamin era già piuttosto esausto, le lezioni lo tenevano occupato per la maggior parte della giornata, quando tornava a casa aveva giusto le forze per cucinare qualcosa da mangiare, aveva capito che non poteva andare avanti a pizze per il resto dell'anno o avrebbe iniziato a rotolare per le vie della città, e nel weekend aveva già iniziato a lavorare ad alcuni progetti per i vari corsi. La domenica precedente era uscito di nuovo con Carter, era una bellissima giornata quindi l'aveva portato su una spiaggia a una ventina di chilometri da Brighton, un posto davvero magnifico, avevano passeggiato lungo il mare e si erano poi fermati per cena in un piccolo ristorante sulla strada del ritorno. Era stata una serata veramente gradevole e una volta tornati a casa Carter gli aveva preso il viso tra le mani e gli aveva dato un bacio sulle labbra, bacio che Benjamin aveva poi approfondito, lasciando l'altro piacevolmente stupito. Si erano poi salutati e dopo un altro bacio, Benjamin era entrato in casa con un sorriso stampato sulle labbra.

Quel sabato mattina il ragazzo aveva deciso di concedersi un po' di tempo per sé stesso, aveva necessariamente bisogno di dormire o sentiva che sarebbe crollato da un momento all'altro, considerando che in settimana non si svegliava mai più tardi delle sette, perciò rimase nel suo letto comodo e caldo fino quasi alle dieci. Si alzò lentamente, stiracchiandosi, e si diresse verso la cucina per preparare il caffè, guardò fuori dalla finestra e la aprì, l'aria aveva iniziato a raffreddarsi, ma c'era ancora il sole, perciò decise che sarebbe andato in spiaggia a suonare un po'. Dopo aver fatto colazione con calma, si mise addosso dei semplici pantaloni della tuta grigi e un maglione nero, prese la custodia della sua chitarra ed uscì.

Together it's a little less scary - [Fenji]Where stories live. Discover now