46. And There's Nothing You Can Do

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Sospirai. Ero troppo stanca di essere sballotata da parte a parte. Stavo conducendo una vita troppo movimentata e il mio corpo ne stava risentendo notevolmente. Anche le droghe ormai avevano rovinato il mio organismo e non potevo farci più nulla.

Oli si fermò su un belvedere nelle vicinanze e si cacciò una marlboro rossa tra le labbra. Stava per accenderla, poi scrutò per bene il mio sguardo desideroso e me la cedette senza proferir parola. Ne prese un altra e mi invitò ad uscire sulla sporgenza. Accendemmo il dovuto.
Oliver espirò profondamente e rilasciò il fumo chiudendo gli occhi. Rivolse lo sguardo al cielo e incrinò poco la testa per stiracchiarsi il collo, godendosi l'unico sprazzo di sole disponibile. Incredibile come risultasse così affascinante il suo essere misteroso e pensieroso.

"Come stai?" Mi domandò con molta calma, tirando dalla sigaretta.
"Uhm, bene...Sto Bene. Un po' infreddolita, ma è tutto a posto, fin ora" Risposi visibilmente impreparata ad una domanda simile da parte sua. Mi svegliai dal mio rattrippimento mentale e aggiunsi un: "tu, invece?"
"Non vedo l'ora di saperlo" Ammise con un sorriso stanco. Mi avvicinai un poco e tiracchiai dalla sigaretta velocemente per potergli rispondere il più velocemente possibile.
"Che significa?"
Sorrise e finalmente mi guardò negli occhi.
"Avevi ragione, ok? Non sei qui per puro caso: sei qui perché stavo bene. Stavo bene quando ti stuzzicavo, quando abbiamo liberato quegli uccellini, quando mi irritavo dopo che mi rovesciavi il caffè addosso. Mi piaceva persino riempire di pugni Quinn e morire di gelosia per te. Ok, magari quella parte non é stata proprio stupenda...Ma è servita. Te lo assicuro" si interruppe per prendere una boccata di fumo.
"Non credevo che tu fossi importante...Ma lo sei. Devo ammerlo, Carter. Sei importante per me. Non mi era mai capitato di pensare così tanto ad una ragazza da sentirmi male se non é con me, se non so cosa sta facendo, se non so come si sente senza di me..."
Presi parecchio coraggio dopo alcuni secondi. Mi tremavano le gambe dall'emozione che trapelava da quelle parole a cui avevo sempre ambito sentire.

Le dita persero sensibilità e le mani iniziarono a sudare nonostante avessi freddo, molto freddo. Incespicava nel confessare tutto ciò. Sembrava così dolce e tenero quando faceva scivolare le parole una dopo l'altra.
"Oli...Io..Io..." Non riuscivo a rispondere. Sorridevo sommessamente e basta. Ero felice, dopo tanto tempo. Faceva così strano sentirmi leggera che non lo credevo vero per niente.
"Lo so che è difficile credere che io abbia detto delle cose del genere, ma l'ho fatto e non ho fatto tutta questa fatica per dire delle cazzate"

Si avvicinava piano, piano e non sembrava affatto minaccioso. Al contrario, il suo sguardo non si distoglieva un attimo dalla mia mimica facciale per capire cosa stavo provando in quel momento.
"Ne sono sicura, anche se è difficile assimilare quello che hai detto, sai..."
"Ne sono consapevole, Carter. Credo che da quando abbiamo iniziato a farci insieme il nostro legame invisibile non ci abbia mai lasciato. Credo che tra le persona esista questo genere di legame impercettibile, come una piccola corda sottile...Ad ogni sgarbo diventa sempre più sottile fino a rompersi. Il nostro non credo si sia mai rotto e, se è successo, non di certo da parte mia. In caso si sia rotto, un nodo ben saldo è quello che ci vuole, fin quando non ne costruiremo una nuova, di corda"

Sorrise leggermente alla fine, giocando con una ciocca dei miei capelli. Rabbrividii visibilmente. Tutto ciò che stava succedendo era troppo per me e la mia povera testa, ma un troppo molto molto positivo. Tutto ciò che desideravo.
"Sono stato un idiota. Perdonami, Carter. Perdonami, davvero"
Ci avvolgemmo in un abbraccio fumante causato dalle sigarette ancora accese. Buttammo le cicche e ci stringemmo ancor più di prima. Mi sentii a casa dopo tanto tempo. Finalmente. Avevo trovato le braccia che costituivano il mio tetto, quelle che riuscivano a buttare giù la mia armatura, quelle che avrebbero fatto da protezione al posto di essa.

Mi faceva strano stringerlo e sentirlo vivo, unito al mio corpo a respiro sincronizzato.
Non avevo idea di quello in cui realmente stavo andando incontro, ma vivevo nella speranza di vivere una vita stabile con Oli. Non negavo di averne una paura fottuta. Dovevo rischiare ugualmente.
"Mio Dio, Oli, non so cosa dire, cioè, lo so bene, ma ho paura" mi sentii molto vulnerabile. Forse era l'effetto che le sue braccia mi facevano. Lo era sicuramente.
"Di cosa hai paura?"
"Di tutto quanto...Non ho vissuto bene quest'ultimo periodo e ho paura di ricadere in qualsiasi cosa mi faccia del male" Distolsi lo sguardo e lui lo ripiombò nel mio. Tirò su il mio viso tenendosi il mio piccolo mento nella mano.
"Ti proteggerò da ogni cosa. Posso garantirtelo. Non mi sono mai sentito più esposto di così nel parlare con qualcuno; posso garantirti anche questo" Sorrise sommesso e ricambiai. Il cuore iniziò a battere di nuovo e ancora non lo credevo vero.

Forse avrei realizzato tutto quanto solamente tempo dopo, quando ormai il bel momento sarebbe finito.
"Non sono il ragazzo più perfetto del mondo, ma posso provare ad esserlo. Insomma...Tatuaggi, band, droga. Direi proprio di essere l'ultimo pretendente che una madre e un padre sceglierebbe per la propria figlia"
"Non mi interessa la perfezione, vorrei soltanto una vita con delle basi all'incirca normali. Se una persona mi fa felice, lo fa e basta" presi una pausa.
"E comunque non penso di essere meglio di quello che sei tu"
Sorrisi imbarazzata notevolmente.
"Ho un posto dove farti stare. Starai tranquilla e rilassata" Annuii incredula e con una punta di diffidenza, ma faceva parte del rischio.

"Ti ringrazio, ma non so come gestirmi. Adesso come adesso mi sento benissimo per quello che mi hai detto e per quello che senti, certo devo ancora realizzare il fatto che io ti interessi, ma allo stesso tempo sto davvero male, Oli"
Tirai su le maniche per rinfrescargli la memoria.
"Lo so. So cosa si prova. È così difficile...Ci sono ricascato anche io, ma la forza di volontà deve essere molto forte per potercela fare"
Sbarrai gli occhi all'udire di quella frase. Aveva del buono, ma aveva altrettanto per cui preoccuparsi.
"E se ci ricadiamo insieme?" Domandai ingenuamente.
"Possiamo aiutarci a vicenda; di certo così non ci cascheremo" sfoderò un ghigno rassicurante.

"D'accordo, Oli. Sento che posso fidarmi delle tue parole, ma avrò bisogno di fatti per verificare che quello che dici è la verità"
Dissi franca, senza alcuna paura di accendere una discussione.
"Non ti fidi?"
"Francamente no...Adesso come adesso non so se posso affidarmi a te, buttarmi nelle tue braccia, per farla breve"
Assunse uno sguardo di disappunto, ma sembrò capire bene cosa intendevo.
"Ti ricrederai" Sentenziò convinto, mentre mi invitò a ritornare in macchina.
"Dove andiamo?" Domandai, mordendomi poi la lingua. Avevo scordato di vivere tutto senza farmi troppe domande con lui. Dovevo ancora ingranare.

Mi guardò storto, ma era scherzoso.
"Carter...Dio. Bhe, stiamo andando a Sheffield, se proprio ci tieni a saperlo"
Pensai che dopo tanto tempo di sballottamento, dovevo tornare alle origini: dove ergeva casa mia. Mi sarebbe andato bene tutto, infondo. Volevo solo stare bene. Mi lasciai spofondare nel sedile della macchina in attesa di fermarmi per un bel po' con Oli.

Suicide Season • Oliver Sykes • #Wattys2017Où les histoires vivent. Découvrez maintenant