18. You are the reason I still Fight

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Non sapevo minimamente come mi sarei dovuta sentire, perchè infondo non sentivo nulla di negativo da quando Oliver mi ascoltò, in camera sua, mano nella mano. Faceva senso persino alla mia mente contenere una frase del genere, un immagine del genere... Stavo semplicemente bene nella mia speranza che Oliver fosse la persona adatta con cui condividere il mio senso di frustrazione nei confronti della vita, anche se la paura ancora non mi liberava mai dalle sue grinfie infide.
Mi trovavo con Oliver stesso, stavamo passeggiando lungo il grigio marciapiedi vicino ad alcuni negozi nei pressi di casa. Avevo recuperato le chiavi di riserva dell'appartamento e ripromisi che le avrei portate indietro più tardi, data la mia amicizia con la portinaia. In quel momento volevo stare ufficialmente accanto al ragazzo che mi stava affiancando.
Mantenevo la testa bassa, rimasi silenziosa in quanto ancora interdetta dalla reazione di Kellin.

"A che stai pensando?" Mi colse di sorpresa colui che avevo accanto.
"Niente" Risposi con un sorrisino super-tirato.
"Voi donne e il vostro niente...Non bestemmio per carità divina" Era alterato, ma mai come le prime conversazioni. Risi divertita, anche se in modo contenuto...Non volevo di certo che si gasasse per il fatto che mi divertisse. Assurda mentalità, ma sincera, la mia.
"C'è qualcosa, no?" Insistette premuroso. Mi fece strano a tal punto da guardarlo in modo particolarmente sorpreso.
"Probabilmente"
"Dopo la confidenza che mi hai fatto poco fa deve essere una cosa veramente seria da non potermela dire" Affermò il ragazzo stringendosi nella giacca e nascondendoci il mento dentro.

"Oli..." Iniziai, ma venni subito fermata.
"Niente nomignoli particolari? Solo Oli? Stai perdendo i colpi, cara" Beffeggiò fiero.
Stetti in silenzio in attesa di un suo incoraggiamento a parlare. Si fermò sulla panchina in prossimità di un parco e aspettò che facessi lo stesso. Si avvicinò ancor più alla mia persona ed estrasse una mano dalla tasca per poi porre un dito sotto al mio mento. Lo lasciai fare, sembrai quasi impotente e priva della mia corazza.
Inebetita completamente dal suo sguardo serio e i suoi occhi grandi che scrutavano i miei. Boccheggiavo come un pesce all'amo e fu lì che capii di aver perso il lume della ragione caratteristico del mio carattere, di me stessa. Ciò non mi giustificò affatto e continuai a permettergli di fare ciò che desiderava.

"Tante persone mi chiamano Oli, tante ragazze, tanti agenti, tanti manager, tanti fan...Ma solo tu riesci a dirlo in quel modo sommesso che sembra quasi far cadere dal tuo cuore il mio nome"
Avvertii un brivido allo stomaco che determinava assolutamente la sorpresa in un tal gesto di remissività nei miei confronti.
Presi la sua mano rannicchiata sotto il mio volto e la portai sui suoi freddi Jeans.
Avevo paura, di nuovo, che qualcuno potesse farmi del male. Non volli tutto d'un tratto donargli nemmeno una parte del mio cuore, nemmeno una briciola. Mi chiusi, sentimentalmente parlando e volsi lo sguardo al suolo.
"Carter" Mi richiamò deluso, in un sospiro.
"Dimmi" Dissi solamente.
"Lascia perdere" Emise amaro per poi alzarsi ed iniziare a camminare.
Faceva male vederlo andare via un altra volta, vedere le sue spalle rivolte verso di me in segno di resa. Si aspettava qualcosa che non aveva ottenuto, e lo capii bene...Se avessi detto io una cosa del genere, sarei rimasta basita ad una risposta mancata.

Ripetei l'azione già compiuta in precedenza: mi alzai e camminai svelta nella sua direzione.
"Oli" Svelato il suo punto debole non potevo far altro che mettere il dito nella piaga per farlo cedere alla sua decisione di scappare da me oppure per farlo scappare più in fretta. Mi giocai il cinquanta e cinquanta.
"Sei una bastarda!" Esclamò fermandosi di botto, in modo che la mia faccia si scontrò letteralmente contro la sua schiena. Si girò e rise di me.
"Sfruttare i punti deboli..." scosse il dito a destra e a sinistra seguito da un cicalio con la bocca. Si avvicinò facendomi indietreggiare lentamente.
"Sei meschina e approfittatrice così: questo risulti" Non sapevo cosa rispondere. Il mio cervello era andato palesemente in loop. Guardavo i suoi occhi e più lo facevo più non avevo la cognizione del tempo ne tantomeno un senso dell'orientamento.
Sembrava di annegare in un mare di un colore differente dall'azzurro; un mare ambrato, un mare dalle pagliuzze d'orate. Una mare d'oro colato.

"Cosa c'è adesso? Hai qualcosa da dirmi?" Mi intimò lui con un sorriso compiaciuto.
"Ieri non ho avuto una risposta...Perchè hai colpito Kellin?" Domandai in amicizia, senza rancori ne espressioni contrastanti all'emozione pseudo strana che stessi provando per lui.
"Ah...Uhm" Grugnì Oli. Si mise a camminare lentamente lungo un percorso di ghiaia nel parco ed io lo seguii senza idugio.
"Io e quel ragazzo abbiamo degli arretrati da scontare"
Ammise in un sospiro malinconico.
"Del tipo?" Lo incitai. Faceva davvero fatica a parlarne, ma volevo e dovevo sapere.
"Preferirei che tu non lo sapessi in questo esatto momento, proprio ora, insomma. Lo saprai a tempo debito se il destino vuole questo"
Annuii anche se aveva tradito le mie aspettative. Ero impaziente di saperlo, ma nulla.

"Che c'è fra te e Quinn?" Freccio secco.
"Non c'è nulla di particolare" Mentii. Avevo paura di perdere Oliver per via di Kellin. Avevo una paura folle in generale e forse era meglio quando non avevo nulla, in modo da non aver avuto poi nulla da perdere. Mi strinsi nelle spalle e sospirai, poi proseguii: "Perchè?"
"Non sono affari che ti riguardano"
Mi voltai e intersecai il suo cammino per spingerlo indietro con la mano. Ammisi di averlo fatto in maniera molto sensuale e provocatoria. Forse non era la maniera giusta per scacciarlo dalla mia vita, perchè era questo che avrei dovuto fare per eliminare la paura di perdere tutto, non avere nulla. Non avere Oliver ne Kellin.
Ancora non riuscii a spiegarmi perchè Kellin mi stesse dietro nonostante avesse una fidanzata in America...Avrei dovuto parlare con lui in ogni caso, oppure lasciare che mi odiasse per il resto della sua vita, senza spiccicare la minima sillaba.

"Che stai facendo?" Sussurrò avvicinandosi col suo solito charm pericoloso.
"Mi chiedi del tipo di relazione ho con Kellin e non sarebbero affari miei?" Risi simpatizzando con il capo e lui sembrò concordare col mio stato momentaneamente inebriato. Portava in viso uno sguardo indagatore.
"Fai troppe, troppe domande"
"E tu non dai troppe, troppe risposte Oleandro" Ci fermammo nel mezzo del parco, con il flebile canto degli uccellini che non faceva altro che ricordarmi del tempo passato insieme ad Oliver, il negozio orientale e la liberazione di quei fringuelli.
Sorrisi implicitamente alla vista delle sue labbra sottili inarcarsi in un sorriso lieve.
"Stai riprendendo smalto, Carter? Siamo ripartiti coi nomiglioli?" Tutte domande che non necessitavano assolutamente una risposta. Il mio interesse nello scrutare gli occhi semichiusi di quel ragazzo fu talmente intenso da farli sembrare più vicini...Invece lo erano davvero. Il suo viso lo era. Lui lo era esageratamente.

"Ho ancora delle domande da farti" Emisi piano sul ciglio delle sue labbra. Non le assaporai ne tantomeno toccai minimamente, ma la cosa mi allettò molto, parecchio. Dovetti ritrovare un contegno.
"D'accordo. Sono tutto orecchi" Introdusse la mano in una delle mie tasche ed il calore che la sua mano produceva, stringendo la mia, mi fece sentire così al sicuro da parlare con scioltevolezza, con sicurezza.
"Mi pare ovvio chiederti chi fosse quella ragazza che ieri sera è apparsa in camera mentre ero in desabillè e poi, insomma, ti intimava di portarla a letto"
Voltò gli occhi al cielo ed incespicò nel formare una frase completa.
"Amanda? Lei...Lei è una modella e...e niente, insomma"
"Oliver, non hai concluso nulla" Affermai cercando i cuoi occhi.
Sembrò d'un tratto rientrare nella sua corazza; ritrasse la mano dalla mia tasca ed anche la mia sicurezza se ne andò con essa.
"È la mia ragazza"

La mia bocca si fece così spalancata da non avere eguali. Non potevo credere a quello che le mie povere orecchie avevano appena udito. Volevo un modo per allontanarlo? Eccolo trovato. La cattiva notizia? Oliver mi piaceva, mi piaceva tutto di lui.
I suoi occhi ambrati.
Le sue mani fluenti di sicurezza.
Le sue labbra, coloro che bramavo in assoluto.
In quel momento volevo soltanto fargli esplorare le mie curve come provò ore fa quella stessa mattina.
C'erano troppi fattori contrastanti...Aveva quello sguardo, quelle attenzioni, quei riguardi nei miei confronti che mi avevano forse illuso di qualcosa che non avrei mai ottenuto. Stupida me. Forse avrei dovuto dar retta a Kellin, anche se era un altro ragazzo fidanzato. Che prendeva a questi ragazzi? Il morbo del tradimento?
Stava di fatto che dovevo travare una soluzione...O forse staccarmi da tutto e da tutti, di nuovo.

Suicide Season • Oliver Sykes • #Wattys2017Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum