Capitolo 6

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Corsi trattenendo il fiato verso il porticciolo.
Perché ero così preoccupato? Non conoscevo quasi nessuno in quel paesino, se non qualche studente più interessante che mi chiedeva del mio passato o del perchè un detective aveva la passione di scrivere romanzi.
Mentre correvo mi parve di vedere con la coda dell'occhio una figura che si allontanava.
Mi bloccai congelato. Lee? Come diavolo?. Non era possibile, pensai eppure non poteva che essere lui!Scossi la testa e continuai verso il porto. La scena che mi aspettava era perfettamente surreale. Sembrava che nessuno avesse udito il colpo.
A terra giacieva un uomo, era enorme. Aveva un buffo cappello da capitano ingiallito ed una barba ispida di un colore misto tra il nero e il bianco.
La posa del cadavere però mi sembrò da subito strana, dalla smorfia di dolore alla posizione, come se gli avessero strappato qualcosa dalle mani prima di fuggire. Mi avvicinai cercando di scoprire qualcosa sulla dinamica dei fatti. Le impronte erano scomparse dando spazio ad uno specchio scarlatto di sangue.
Il colpo era stato sparato all'altezza del torace ed il sangue riversava dalla giacca doppio petto da capitano.
Il mio occhio cadde su una spilla attaccata alla giacca che fermava un piccolo straccio di carta da lettere.
La spilla mostrava inciso un dragone cinese dorato con sfondo rosso.
Presi la lettera e incominciai a leggere: "cinque centimetri al secondo è la velocità con cui cadono i petali di ciliegio se rimani li sotto steso assorto tra i tuoi pensieri".
Non riuscì a battare le palpebre per molto tempo. Sembrava come se il misterioso omicida stesse parlando con me eppure avevo fatto di tutto per evitare contatti con la gente. Chi diavolo era? Cosa diavolo voleva da me? Impossibile, impossibile.
Mi guardai intorno, nessun segno di vita. Provai a girarmi verso la nave e vidi la danzatrice di poco prima osservarmi impaurita dalla nave. Non riuscivo a distinguere ormai il battito del cuore con il mio respiro affannoso.
Pensai di correre, verso casa, verso la strana figura che avevo visto prima.
Che diavolo! Chi poteva aver commesso un omicidio in un pacifico paesino lontano dalle grandi cittá? E cosa voleva esattamente?
Mi passavano tantissimi pensieri per la testa. Per mia fortuna tutti negativi che alimentavano il mio affanno.
Nella peggiori delle ipotesi cercavano qualcuno da far fuori.
La vista non mi era complice. Il vedere sfocato mi mise in ginocchio letteralmente.
Un altro pesante rombo di pistola.
Il suono rimbombò per tutta la testa.
Lo sguardo cadde sul drago inciso sulla spilla.
Svenni. Sulla soffice e leggera neve.

Raccontami una favolaWhere stories live. Discover now