Capitolo 2

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Uscì da quell'aula straziato.
L'ambiente che mi circondava non era cambiato di un millimetro, solito freddo, soliti zigomi congelati.
Raccolsi il portatabacco dal fondo della mia valigetta e incominciai a fumare disteso sotto un albero nel piccolo giardino dell'universitá.
Una malinconia mi pervase. Rimasi a guardare il cielo senza nessun pensiero vero per una manciata di minuti.
Speravo in qualcosa, una strada facile da seguire per poter fare quello che tanto amavo, scrivere.
Mi alzai sconsolato e mi incamminai verso casa, con un ennesima sigaretta tra le labbra. Arrivai al porticciolo che stavo ammirando questa mattina.
Fu li che la vidi, bellissima, danzare sulla passerella di legno che portava alla terraferma da quella strana nave che ora era lì, a dondolare nel piccolo porticciolo.
Pian piano che camminava leggiadra danzando nella piccola cittadina, notai i suoi occhi azzurri.
Risaltavano dal suo leggero vestito orientale trasparente che svolazzava liscio come la seta nell'aria rarefatta e fredda. Era adornato da fiori di ciliegio che erano molto difficili da individuare sul tessuto soprattutto una volta catturato nel vortice di emozioni che erano i suoi occhi. Quasi magici.
Tutto di quell'immagine mi rapiva. Danzava, danzava e danzava a piedi nudi sulla soffice neve adagiata al suolo.
Forse era proprio quello che accendeva la mia curiosità: sembrava venire da un altro pianeta, come se non sentisse il pesante inverno del porto.
Era lì, danzava, vestito leggero e piedi nudi.
L'attimo in cui si accorse di me fu bellissimo. Sembrava come se il tempo si fosse fermato, come se la musica si fosse fermata per dare spazio alla soave musica che i suoi occhi creavano.
Rimasi lì impalato per pochi attimi, che mi sembrarono un eternitá. Una bellissima esistenza vissuta in un battito di ciglia.
Dio, quell'azzurro, mi ci persi dentro milioni e milioni di volte.
La musica che proveniva dalla nave, era della migliore orchestra che io avessi mai sentito ma, dannazione, era nulla in confronto a quella visione.
Decise di fermare la sua soave danza e mi guardò. E con il suono più dolce, sorrise invitandomi a seguirla, anche i suoi occhi sembravano sorridere, illuminati, lucenti. Riprese a danzare sparendo dietro la pesante porta di legno della nave.
Confuso... sorrisi...
Dapprima non capì l'invito della bellissima danzatrice e decisi comunque di incamminarmi verso casa. Gli zigomi da congelati erano diventati rossi e il freddo sembrava insopportabile, eppure un fuoco dentro di me, fatto di curiosità, scalpitava.
Felice misi il primo passo sulle scale di legno che si trovavano davanti la mia casa, aspettando il solito scricciolìo a cui ero abituato. Ma non fu proprio lo stesso.
Un boato. Forte da fare eco per tutte le vie nei dintorni.
Non potevo non riconoscere quel suono, che avrei preferito non sentire mai più.
Un colpo di pistola.
Mi girai di colpo, ancora impietrito.
I miei occhi sgranarono quando vidi uno stormo di gabbiani fuggire via volando dal porticciolo.
La sigaretta cadde... spegnendosi.

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