A passi pesanti si allontanò dalla stanza sussurrando quelle parole a mezza bocca cosicché nessun altro le sentisse.

«E tu saresti?»

«Non è importante chi sono io, quello che conta è che tu abbia capito perfettamente quello che ti ho appena detto. Evan non merita di soffrire né di essere preso in giro»

«Non voglio prenderlo in giro...» Il tono di voce serio e deciso avrebbe potuto convincerlo se Trey non fosse stato così scettico in proposito. Nessuno era onesto, tranne Evan, e tutti mentivano per ottenere quello che volevano. Jared voleva Evan e di conseguenza avrebbe fatto tutto il possibile per arrivare all'obbiettivo. Fine della storia.

«Tu non meriti Evan e nemmeno che io sprechi il mio tempo con te...»

«E chi lo meriterebbe, sentiamo...»

Quella era una domanda insidiosa, ma prima che potesse elaborare una risposta il suo stupido istinto prese il sopravvento e le labbra formularono un'unica parola: «Io»

Fanculo!

Marciò verso Evan più incazzato con se stesso di quando non ricordasse, e gli sbattè il cellulare sul palmo della mano.

«Hai lasciato il cellulare. E' Jared...»

Quel nome sembrava lava liquida sulla lingua ed era certo che Evan se ne fosse accorto.

Con una smorfia si allontanò e prese posto sotto al porticato vicino ad una grande giara di terracotta dove erano piantanti dei ranuncoli gialli.

Alexandra adorava quei dannatissimi fiori.

I primi tempi, quando abitava ancora dallo zio, ma passava più tempo a casa Jhonsonn, quei puntini gialli adornavano ogni angolo della casa facendolo starnutire ed arricciare il naso.

Non aveva mai fatto parola con nessun di quel fastidio, eppure un bel giorno erano scomparsi.

Senza una parola, senza bisogno di spiegare Alexandra li aveva fatti sparire trasferendo la sua passione all'esterno delle mura domestiche.

Trey si era chiesto spesso se la mamma di Evan applicasse quel principio ad ogni altra cosa nella vita. Si limitava ad osservare ponendo rimedio laddove poteva; non accusava, non scusava, non giocava con i sentimenti altrui ed era più simile al suo migliore amico di quando si fosse mai reso conto prima d'ora.

Un sospiro sofferto lasciò le sue labbra perdendosi nel tramonto serale.

Alexandra e Bryan avevano aperto le porte di casa loro ad un adolescente colmo di sofferenza senza fare una sola domanda.

Trey sapeva che i genitori di Evan avevano parlato con suo zio Kyle, ma non aveva mai chiesto cosa si fossero detti.

Seduto sotto il porticato continuava a ripetere nella sua testa la conversazione che non avrebbe mai avuto occasione di fare con i suoi genitori.

«Papà, non volevo che le cose andassero così tra di noi. Forse non sono il figlio che desideravate, ma vi voglio bene. Non posso cambiare, non voglio nemmeno farlo, ma non sono disposto a perdervi per quello che è il mio essere»

Suo padre lo avrebbe guardato per un lungo istante senza dire una parola, avrebbe scambiato un'occhiata con sua madre e poi entrambi avrebbero spalancato le braccia per accoglierlo nuovamente in seno alla famiglia.

Una mano sulla spalla lo aveva strappato a quei sogni ad occhi aperti riportandolo ad un presente che odiava.

In quel mondo Trey era un orfano e questo non sarebbe stato nulla, milioni di ragazzini perdevano i genitori molto prima di quanto non fosse successo a lui, ma quanti di loro dovevano convivere con parole di odio e rifiuto?

Catch the fireWhere stories live. Discover now