Chapter 14.

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"Allora quando hai intenzione di chiamarla?" Rompe il ghiaccio Rochelle  in autobus, durante il tragitto per tornare al liceo

"A breve...comunque ho intenzione di raggiungere mia madre a Boston, prenderò la metropolitana domani alle 15:00 e ritornerò in tempo per il fine settimana, ho bisogno di parlarle e di abbracciare Joshua."

Annuisce e porta il suo sguardo sulla strada che cammina velocemente e ad un tratto il veicolo si ferma permettendo ad altra gente di entrare.
Manca l'ultima fermata per arrivare al liceo, ma data la tensione che si è creata fra me e la mia migliore amica, decido di farmi il restante tragitto a piedi.
Avverto lo sguardo accusatorio di Rochelle addosso ma fingo di non farci caso. Scendo dal bus, indosso i miei amati auricolari, ascolto l'ultimo album di Zayn e fra una decina di minuti sarò al dormitorio.

***

Sono precisamente le 14:35 ed io sto letteralmente morendo di fame. Raggiungo la mensa e ordino dell'insalata e del polpettone, un po' di frutta e al bar prenderò un caffè.

La mensa a quest'ora è deserta, mi sorprende che la cuoca sia ancora in orario di lavoro...ma d'altronde nel week-end i dipendenti dell'edificio lavorano sempre il doppio dato che gli alunni e ospiti possono recarsi a mangiare o a fare colazione a che ora gli pare e piace. E a me fortunatamente è andata bene, sono in fottuto ritardo.
Mentre gusto il polpettone, decido di inviare un sms a Joshua, prima si sarà preoccupato:

"Scusami per prima, sto bene. Presto ci rivedremo *occhiolino*"
Spengo il display e dopo aver inghiottito l'ultimo boccone riguardante l'ultima fetta di mela, mi precipito al bar.

-Beh, almeno non dovrò fare la fila- dico fra me e me rassicurandomi senza successo...

"Ma dove siete finiti tutti?" Urlo a squarciagola per i corridoi, e qualcosa mi fa intuire che nessuno ha voglia di vedermi, tantomeno rispondermi.
Sorseggio lentamente il mio caffè bollente e sospiro rallegrandomi dell'effetto che quella calda bevanda ha su di me.

Mi faccio forza e decido di andare a parlare con Judy...vi ricordate il trio scoppiettante? Non la ragazza dai capelli biondi e dalle punte rosa e ovviamente non Veronica, la terza ragazza, quella più silenziosa quasi quasi timida.
Judy è stata la ragazza di Brian durante le medie e per la prima settimana di primo liceo, dopodiché è stata scaricata per Veronica e, anche se odiava stare costantemente al suo cospetto essendo nonché la ragazza che le ha rubato l'amore della sua vita, era pur sempre una sua amica, ed è per questo che la affianca in tutto ma non parla mai per paura di assecondarla, non ne ha voglia.
E fa bene.

Resto immobile per qualche secondo dinnanzi alla loro camera.
Sto per bussare, ma dei singhiozzi attirano la mia attenzione...provengono dall'interno della stanza.
Busso piano.

"Chi è ?" Domanda chiaramente sorpresa

Si sta asciugando le lacrime. Probabilmente piangeva a causa di Brian; non ha mai superato la rottura e questo suo incidente deve averla ferita.

Nessuna risposta. Lei ripete la domanda.

"Chi è ?"
Non rispondo. Ho paura che lei possa non aprimi riconoscendo la mia identità...probabilmente mi odia.

"Sei sorda per cas-" dice venendo ad aprire la porta interrompendosi non appena nota il mio sguardo affranto.

"Nicole che ci fai qui?"

"Ho bisogno di parlarti."

"Non è il momento adatto e poi le ragazze saranno qui a momenti "

"Non ci impiegherò molto"

"No, ho da fare" ripete scontrosa.

"Okay...puoi lasciarmi il tuo numero di cellulare? Ti chiamerò non appena sarò in metro"

Per un attimo mi guarda sconcertata e combattuta si convince senza pressioni. Perfetto.

"Ora però va via" mi incita ad uscire fuori dalla sua camera ascoltando dei vocii fastidiosi nei paraggi.

Corro in camera mia, lancio uno sguardo a Samantha che si trova ai fornelli e mi lancio sul divano rilassandomi completamente.

A svegliarmi è il rumore incessante dell'acqua che scorre ininterrottamente su una superficie liscia...Samantha sarà in doccia, penso mettendo a fuoco la vista e mettendomi subito dopo a sedere sul divano. Noto due cupcakes  viola sul basso tavolino in vetro che separa il divano dalla poltroncina. Al loro fianco vi è un bigliettino:

"Ricorda che ti vorrò sempre bene. Qualunque cosa accada.

PS= come mai hai il braccio fasciato?"

Sorrido leggendo la prima frase.
Mi allarmo però per quanto riguarda la seconda...decido di abbandonare la stanza senza destare sospetti.
Mangio di fretta un cupcake e ne lascio uno per lei, volto il suo dolce messaggio e gli lascio un bigliettino:

"Sono ottimi💓 comunque niente di cui preoccuparsi, la ferita è già in fase di guarigione. (mento)
Non aspettatemi stasera, farò tardi."

Prendo il mio giubbotto in pelle, le chiavi della stanza, e alle 20:30 esco dall'appartamento, ignara della mia futura meta.

A quanto pare in questo liceo siamo sempre liberi di fare ciò che ci passa per la testa, l'importante è non arrivare tardi alle lezioni o giustificare in tempo. E devo dire che questa cosa mi piace molto.
Decido di andare a bere qualcosa da Billy, un bar nelle vicinanze dell'ospedale, ottimo direi.
Ci vado spesso quando non ho voglia di parlare con anima viva ed è per questo motivo che prima di iniziare qui il liceo, conoscevo alla perfezione New York.
Spalanco la porta strafottente e ordino una birra, sono solo le 21 e questa sera c'è da divertirsi.

So cosa probabilmente vi starete chiedendo..."Vendono degli alcolici ai minorenni?" Beh in questo quartiere conoscono bene la mia famiglia e d'altronde in questo locale non occorrono documenti.

Una voce rude e cupa offusca i miei pensieri:

"Il secondo giro lo offro io" dice costui accomodandosi vicino al mio corpicino indifeso. Ma io questo non lo do a vedere.

"Ohohoh come siamo gentili qui" dico con sguardo ammiccante.
"Da dove vieni bellezza?"
"Boston." Affermo con nonchalance

È un bell'uomo si, ma meglio stare alla larga da lui, avrà quasi il doppio dei miei anni e penserà minimo che io sia diciottenne.

Fra noi cala il silenzio.

"Beh, forse è meglio che io vada" dico avvicinandomi all'uscita di quel postaccio.
Sono ormai quasi le 23 ed io sono completamente sbronza.

"Non puoi tornare a casa in questo stato...hai bevuto, e non poco"

"Ehi tu, non dirmi cosa devo o non devo fare" dico sorridendo e barcollando.

Lui di risposta si avvicina pericolosamente al mio corpo e mi stuzzica un po'.

"Ascolta...sei troppo-sospiro-grande per me, allontanati" dico cercando di non essere brutale.

Ma lui non mi da ascolto. La gentaglia che ci circonda non ha intenzione di intervenire ed io non sono nelle condizioni adatte per respingere un uomo più grande e possente di me.

Cado in terra spaesata quando una voce a me famigliare richiama quel lurido uomo da quattro soldi.

"Lasciala in pace è chiaro?" Lo minaccia lui

T-Tyler ? Penso.
Non può essere vero.

*angolo autrice*
Ciao ragazzi, spero che questo capitolo vi piaccia...dimostratemelo💓
A presto😁

Awkward.Where stories live. Discover now