CAPITOLO 6

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CAPITOLO 6

"Due su due!" dissi eccitata.
"Dove ti hanno presa?" disse Jon tutto eccitato.
"Mi hanno presa a New York e in Florida. Non mi hanno presa a Parigi e all'altra.." dissi, guardando poi Nana.
"Beh, sono fiera di te lo stesso, tesoro. Dove scegli di andare?"
"New York, assolutamente. Sono sicura che hanno dei programmi di gemellaggio o qualcosa del genere con Parigi. Inoltre, sono sicura che Jon andrà alla NYU."
"Si, molto probabilmente. Quindi.. Come lo direi ai tuoi?"
"Non ne ho idea. Penso che farò i bagagli quando dovrò partire. Glielo dirò e partirò."
"No, non puoi farlo. Devi dirglielo. Sono sempre i tuoi genitori, rispettarli è importante."
"Bene, glielo dirò."

Io e Jon ce ne andammo dopo qualche minuto e andammo nelle rispettive case. Non sapevo come dire ai miei genitori che sarei partita. Avevano già detto che non gli importava e che non avrebbero fatto niente per me.

Entrando in camera mia, aprii la casella di posta di Sarah e scoprii che Talen aveva mandato una mail.

Sarah,

è tutto a posto? Spero di non averti pressata a vederci su Skype per l'appuntamento. Scusami se mi sono lasciato trasportare, ma mi piace veramente tanto parlare con te. Tutte le volte che parliamo, mi togli un po' del peso che porto sulle spalle. Spero di non aver rovinato nulla tra noi.

Talen.x

Per Dio, pensava di aver rovinato le cose?? Beh, tecnicamente ha rovinato le cose fra lui e Sarah, ma non fra lui e me. Ma siccome pensa che io sia Sarah, ha in realtà rovinato le cose. Che cazzo. Andai a bussare alla porta di Sarah ed entrai senza aspettare il permesso. Come al solito, era al telefono con il ragazzo della settimana.

"Cosa pensi di fare, eh?" disse, dopo aver chiuso la chiamata.
"Perchè hai fatto si che sembrasse che tu non volessi parlare con Talen? Ora lui pensa che non ti piaccia più. Gesù Sarah, perchè non lo lasci stare se vuoi andare a spassartela con altri ragazzi?" le urlai.
"Oh, ti prego Kat. Smettila, non ne voglio parlare ancora. Io voglio lui." disse, tronfia di orgoglio. Non si sa per cosa.
"Facciamo così: da ora in avanti rispondigli te. Ho finito di stare al tuo gioco." sbattendomi la porta dietro le spalle, mi ci accasciai contro. Non potevo credere di averlo detto veramente. Onestamente, non l'avrei fatto, avrei continuato a rispondergli. Non potevo lasciarlo da solo, aveva bisogno di qualcuno con cui condividere le sue vere emozioni. A Sarah non importava di tutto questo, voleva solo la facciata che lui poteva offrirle.

Il giorno dopo, dissi ai miei genitori che ero stata accettata alla scuola di cucina.
"Vattene." disse mio padre con calma.
"Cosa?!" dissi sotto shock.
"Voglio che tu faccia le valige e che te ne vada. Te lo dissi, ti avremmo tagliata fuori, ed eravamo seri." disse con un piglio sicuro.
"Quindi preferite avere una figlia come Sarah? Una persona inutile che non fa altro che usare i vostri soldi e che la dà a tutti?" spiattellai tutto. Se mi volevano sbattere fuori, almeno avrebbero sentito la mia verità.
"Stai attenta alla tua bocca signorina, è la tua sorella maggiore. Rispettala." urlò mia madre.
"Il rispetto va guadagnato, io non lo do a cani e porci. E di certo a nessuno in questa casa. Ricordatevi questo giorno, quando tutti e due mi avete abbandonata." dissi con calma apparente, per poi correre in camera mia. Mandai un messaggio a Jon dicendogli di venirmi a prendere il prima possibile. Presi una borsa abbastanza grande e ci buttai dentro solo il necessario. Il passaporto era nella cassaforte in camera dei miei quindi, cercando di non fare rumore, mi intrufolai nella stanza e presi il mio. Appena fatto, corsi in camera e presi la mia borsa. Jon non era ancora arrivato, quindi uscii di casa e mi incamminai verso la fine dello sterrato che portava a casa.

Un paio di luci incominciarono ad avvicinarsi e sapevo che era Jon. Lo salutai con la mano e lui si fermò davanti a me. Mi pulii il viso da delle lacrime che non sapevo neanche che fossero uscite.
"Entra. Che cazzo è successo?"
"Mi hanno sbattuta fuori. Portami a casa di Nana." dissi a bassa voce.
"Che schifo." borbottò lui, aggiungendo anche altre espressioni colorite.

Era mezzanotte e sapevo che la nonna stava dormendo, ma non volevo andare a casa di Jon. Sapevo che sua madre mi avrebbe chiesto come mai fossi arrivata a quell'ora, e non avevo che la voce che i miei genitori mi avevano sbattuto fuori di casa si spargesse. Dopo aver suonato il campanello, aspettammo. Jon mi teneva in un mezzo abbraccio. Potei sentirla scendere le scale e poi le luci del portico si accesero. La porta si aprì e lei strizzò gli occhi. Quando vide in che stato ero, capì subito cosa era successo e senza una parola mi abbracciò.

"Hai fatto la cosa giusta, Kat. Ora possiamo procedere. Grazie per averla portata qua, Jon." disse lei, per poi dargli un bacio in fronte.
"Nessun problema, Nana. Kat, ci vediamo domani, ok? Supereremo anche questa." mi abbracciò e tutto quello che io riuscì a fare fu annuire.

Andai a dormire in una delle tante camere. Nana si sedette sul bordo del letto e mi asciugò le lacrime che stavano ancora scendendo sul mio viso. "Non avrei mai pensato che potessero arrivare fino a questo punto ed essere così cattivi. E' ingiusto. Non li ho mai tormentati e non ho mai fatto niente di sbagliato nei loro confronti."
"Shhh tesoro, andrà tutto bene. Ricordati cosa ti ho detto: la pazienza è la chiave. Mi fa stare malissimo vederti così. Mi uccide sapere che mio figlio, che ho cresciuto nel miglior modo possibile, è diventato questo. Ma ognuno avrà ciò che si merita." queste sue parole mi fecero sentire un po' meglio. Tutto quello che mi ricordavo era annebbiato dall'amarezza e dalle lacrime.

****
Il giorno dopo, mi svegliai grazie ai raggi di sole che mi arrivavano in faccia. Mi sentivo come se avessi bevuto tutta la notte e in quel momento avevo una sorta di post sbornia pazzesco. Sapevo di avere gli occhi gonfi anche senza guardarmi allo specchio. Nana era sicuramente già sveglia, era una mattiniera. Dopo essermi data una ripulita, scesi al pianterreno. Per la prima volta, sentii mia nonna alzare la voce con qualcuno.

"Come hai potuto trattarla così, Arthur? Come hai potuto?" e poi ci fu una pausa.
"Vergognati di come stai parlando. Tuo padre sarebbe deluso da te. Non aspettarti che noi due ci teniamo in contatto con te dopo questo. Apri gli occhi ragazzo, e cerca la vera ragazza problematica nella tua famiglia." e dopo riattaccò.
"Puoi uscire fuori, ora. Lo so che sei là dietro." disse la nonna. Impacciatamente, andai da lei. "Era lui.." dissi, non sentendomi capace di chiamarlo papà.
"Si, l'ho chiamato io. Se qualcuno lo deve rimettere al proprio posto, quella sono io." disse lei felice.
"Quindi, devo pagare l'anticipo per la scuola, in modo da far vedere che ho accettato la loro proposta." affermai, a disagio.
"Oh, si! Sistemiamo questa cosa. Facciamo una lista delle cose che ci servono. Le lezioni iniziano fra qualche settimana, no?" detto questo, ci sedemmo ed iniziammo a pianificare. Mi annoiai ben presto, quindi andai a prendere il laptop e lo portai in cucina, in modo da poter cucinare.
"Mh, ho contattato l'agente immobiliare. Lei ha trovato qualcosa di carino ed accogliente. Due camere da letto, una cucina abbastanza grande e una visuale fantastica. So che probabilmente dovrai stare negli alloggi dell'università, quindi non ho fatto le cose troppo in grande. In questo modo possiamo spendere di più in altre cose. Compreremo anche una bella macchina."
"Sono troppo eccitata, non vedo l'ora!" Avevo assoluto bisogno di cambiamenti positivi.

Saving Who? [Italian Translation]Where stories live. Discover now