La coscienza di Zeno, Italo Svevo - pt. 1

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-Probabilmente lasciai quella stanza proprio perché essa era divenuta il cimitero dei miei buoni propositi e non credevo più possibile di formarne in quel luogo degli altri.
(Zeno, pag. 10)

-È vero che avevo studiato poco anche quelle altre cose causa una giovinetta delle vicinanze che, del resto, non mi concedecs altro che una civetteria alquanto sfacciata. Quand'essa era alla finestra io non vedevo più il mio testo. Non è un imbecille colui che si dedica ad un'attività simile?
(Zeno, pag. 13)

-L'amore sano è quello che abbraccia una donna sola e intera, compreso il suo carattere e la sua intelligienza.
(Zeno, pag. 14)

-M'accorsi per la prima volta che la parte più importante e decisiva della mia vita giaceva dietro di me, irrimediabilmente.
(Zeno, pag. 26-27)

-Adesso che invecchio e m'avvicino al tipo del patriarca, anch'io sento che un'immoralità predicata è più punibile di un'azione immorale. Si arriva all'assassinio per amore o per odio; alla propaganda dell'assassinio solo per malvagità.
(Zeno, pag. 28)

-Soltanto un ricordo, come se si trattasse di cosa avvenuta ieri, che un paio di volte ch'io lo guardai negli occhi, egli stornò il suo sguardo dal mio. Si dice che ciò è un segno di falsità, mentre io ora so ch'è un segno di malattia. L'animale malato non lascia guardare nei pertugi pei quali si potrebbe scorgere la malattia, la debolezza.
(Zeno, pag. 32)

-Guardò intorno a sé come se avesse cercato di fuori quello che nel suo interno non arrivava ad afferrare.
(Zeno, pag. 34)

-Quando si muore si ha ben altro da fare che di pensare alla morte.
(Zeno, pag. 45)

-Ancora adesso sto ammirando tanta cecità che allora mi pareva chiaroveggienza.
(Zeno, pag. 58)

-È difficile di scoprire le origini miti di un sentimento divenuto poi tanto violento.
(Zeno, pag. 61)

-Partii così alla conquista di Ada e continuai sempre nello sforzo di farla ridere di me e alle spalle mie dimenticando ch'io l'avevo prescelta per la sua serietà. Io sono un po' bizzarro, ma a lei dovetti apparire veramente squilibrato.
(Zeno, pag. 62)

- [...] Non le pareva giusto di vivere per prepararsi alla morte.
(Zeno, pag. 65)

-Io sempre alla morte pensavo e perciò non avevo che un solo dolore: la certezza di dover morire. Tutte le altre cose divenivano tanto poco importanti che per esse non avevo che un lieto sorriso o un riso altrettanto lieto.
(Zeno, pag 65)

-Una cosa definitiva è sempre calma perché staccata dal tempo.
(Zeno, pag. 80)

-L'assente ha sempre torto e potevano aver approfittato della mia lontananza per associarsi ai miei danni.
(Zeno, pag. 85)

-Se non m'avesse amato non m'avrebbe sopportato.
(Zeno, pag. 98)

-Come m'amava! Nel mio dolore sentii il suo amore.
(Zeno, pag. 98)

-Era ben doloroso di prevedere e di non essere più in tempo di salvare.
(Zeno, pag. 105)

-Scesi quegli scalini, che non contai più, domandandomi:
"Chissà se l'amo?"
È un dubbio che m'accompagnò per tutta la vita e oggidì posso pensare che l'amore accompagnato da tanto dubbio sia il vero amore.
(Zeno, pag. 117)

-Il mio dolore mi rendeva ciarliero, quasi avessi voluto gridare più di esso.
(Zeno, pag. 118)

-[...] Ciò non aveva alcuna importanza perché le cose di cui nessuno sa e che non lasciarono delle tracce, non esistono.
(Zeno, pag. 123)

-Ma uccidere e sia pure a tradimento, è cosa più virile che danneggiare un amico riferendo una sua confidenza.
(Zeno, pag. 126)

-Ogni mattina ritrovavo in lei lo stesso commosso affetto e in me la stessa riconoscenza che, se non era amore, vi somigliava molto.
(Zeno, pag. 130)

-Però mi sbalordiva; da ogni sua parola, da ogni suo atto risultava che in fondo essa credeva la vita eterna. Non che la dicesse tale: si sorprese anzi che una volta io, cui gli errori ripugnavano prima che non avessi amati i suoi, avessi sentito il bisogno di ricordargliene la brevità.
(Zeno, pag. 131)

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