Il rumore dei tuoi passi, Valentina D'Urbano - pt. 3

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-Mi aggrappai a quella speranza, anche se sapevo che presto sarebbe stata delusa. Perché ero fatta così. E non potevo lasciar stare, non potevo far finta di non vedere. Ci avevo già provato e non ci ero riuscita.
Quando si trattava di Alfredo, sembrava che la verità dovesse venire a cercarmi per forza, a mostrarmi cose che non avevo visto, lati nascosti che rimettevano in discussione il legame più complesso che avevo. Lui mi faceva sentire impotente. Ed era la sensazione più brutta del mondo.
(Beatrice, pag. 264)

-Non ero arrabbiata. Non sentivo niente. Solo un mal di stomaco lancinante, un dolore che sembrava dovesse mangiarmi da dentro.
(Beatrice, pag. 276)

-Pensavo alla mia vita, quella vita che avevo buttato per qualcosa che non esisteva più, per qualcosa che forse non era mai esistito.
(Beatrice, pag. 287)

-Beatrice:《Oggi stavo per andarmene.》
Alfredo:《E dove volevi andare?》
Beatrice:《Non lo so. So solo che sono arrivata alla stazione e sono salita sul primo treno. Sarei partita, lo giuro.》
Alfredo:《E perché non l'hai fatto?》
Perché ti amo, avrei voluto dirgli. Ma non abbastanza da lasciarti andare. E poi guardati, guarda come sei ridotto. Non camperesti un giorno senza di me. E non c'entra niente l'ero, i denti che ti cascano e il fatto che non ti reggi in piedi. Se me ne vado io, tu muori, ma non per i buchi. Muori perché ti si stacca un pezzo, ti si strappa via una parte di vita e senza quella parte, dopo di te, crepo pure io. C'è gente che lo fa, avrei voluto dirgli, c'è gente che lo fa. Ma io, io non ti amo abbastanza da ammazzarmi.
(Pag. 296-297)

-Credevo di potermi abituare. In fondo, mi ero abituata a tutto quello che era venuto prima. Come tutto il resto ci avrei fatto l'occhio, e alla fine mi sarebbe sembrato normale. Quella volta invece fu diverso. Non riuscivo ad accettare che la situazione mi era sfuggita di mano, che gli eventi ci avevano travolto e trascinato giù. E scivolavamo verso il fondo a velocità folle.
Che non c'era più niente da salvare lo capii troppo tardi. Fino a quel momento mi ero intestardita a pensare che ce l'avremmo fatta, che avremmo superato anche questo scoglio. Invece, contro quello scoglio ci stavamo schiantando, ma al rallentatore. Ogni giorno, se ne andava un pezzo.
(Beatrice, pag. 298)

-Lo so solo io quello che avevo dentro.
Sai che ti stai perdendo i pezzi per strada, che qualcosa si è rotto e non puoi più riaggiustarlo. Sai che ti sta scivolando via dalle mani e non riesci a trattenerlo e vorresti che tutto tornasse come prima, e se proprio non si può fare, allora vorresti accontentarti, saresti disposta a tenertelo pure così com'è, te lo faresti andare bene lo stesso.
(Beatrice, pag. 299)

-Il dolore di un amore morto è feroce come soffocare, ma mi abituerò. Ci saranno tante cose a cui dovrò abituarmi, e ce ne saranno altrettante di cui dovrò fare a meno. [...] Il rumore dei tuoi passi, il tuo odore che svanisce sul cuscino, la luce del giorno in cui mi hai lasciata sola.
(Beatrice, pag. 307-308)

-Mi verrà da sorridere a pensarci, e penserò anche che il tempo addormenta tutto, anche il dolore più grande.
(Beatrice, pag. 317)

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