Chapter twenty six

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N/A
Sarà intenso.

Mi giro e rigiro nel letto, non potendo dare un senso ai miei pensieri, sebbene ogni collegamento sia legato ad un altro in maniera così fitta e indistricabile da tormentarmi la mente ogni minuto, ogni secondo di questa notte che sembra non passare mai.
Il cappello dentro la borsa sembra lanciarmi dei segnali che non voglio captare, non ce la faccio, perché ogni mio pensiero è così masochista da smorzarmi il respiro.
I raggi del sole che filtrano tra i buchi della persiana sono così tiepidi che riscaldano il mio corpo ancora vestito, intorpidito e immobile sulle coperte rimboccate. Ho le ginocchia strette al petto, il labbro inferiore imprigionato tra i denti e gli occhi arrossati che mi bruciano a causa della mancanza di sonno. Non ho idea di che ora sia, ma continuo a muovermi nel letto come a voler trovare la posizione giusta per porre fine al mio tormento, le certezze più nitide che mi divorano le pareti cerebrali, paralizzandomi.
Il suo sguardo verde era così profondo come se avesse voluto scavarmi dentro, perlustrandomi per capire cosa avessi, come se avesse saputo che avevo preso qualcosa di suo. Il cappello....davvero quel cappello può appartenere ad Harry? Come potrebbe essere lui ad aver fatto del male a due delle mie persone più care?
I sentimenti che provo per lui sono troppo forti per lasciarmi pensare e rimurginare su questi dati intrattabili che hanno preso posto nella mia mente, eppure la vividezza dell'accaduto, dei dettagli dei video che coincidono perfettamente con il mio ragazzo...
Mi metto seduta di scatto, alzandomi. Il cuore è chiuso in una morsa e di certo c'è solo una persona con cui posso parlare.
Scendo giù al piano di sotto, lasciando un post it sull'isola della cucina così che Jennifer possa vederlo appena si alza.
Prendo la borsa con la mano che mi trema, assicurandomi che ci sia il cappello. Esco di casa con il sole che mi colpisce il volto assonnato ma immobile.
Prendo la macchina parcheggiata e guido rapidamente verso il dipartimento, con le punte della dita fredde contro il volante che tengo ben impugnato come se potessi scaricarci sopra tutta la mia tensione, la mia paura.
Non ho davvero idea di che ora possa essere, eppure quando parcheggio ed entro nell'edificio, c'è già un sacco di gente. Rimango immobile nell'ingresso, vedendomi intorno.
Molti poliziotti trafficano con le loro carte sulle scrivanie, servendo clienti e altri impiegati, eppure l'unica persona che cerco non c'è. Ingoio a vuoto e una signora con un cartellino appeso alla tasca sul petto mi si avvicina. "Buongiorno" mi saluta, mettendosi davanti a me. La guardo impassibile. "Posso esserle d'aiuto?"
"Ehi, che succede?"
Chiudo gli occhi speranzosi, dando le spalle alla donna e girandomi verso le porte scorrevoli dell'ingresso. Liam le ha appena oltrepassate, sfilandosi la giacca nera dalle spalle muscolose. Quando mi vede in viso si immobilizza, senza mai togliere gli occhi da me. Socchiude leggermente le palpebre, poi si gira per appendere la giacca e mi prende per un gomito, guardandomi dalla sua altezza. "Mi occupo io di lei, Muriel."
"Ok, signor Payne." E la donna si dilegua, lasciandomi nell'ingresso con Liam.
Ho la gola secca.
"Cosa è successo?" mi chiede lui, perlustrandomi il volto. "Hai scoperto qualcosa?"
Annuisco. "Ho-" La voce mi esce rauca, a malapena udibile dalle mie stesse orecchie. Mi schiarisco la gola, non distogliendo lo sguardo dagli occhi color cioccolato di Liam. "Devo farti vedere una cosa." E la consapevolezza di quello che sto facendo mi fa rabbrividire. E' giusto così. O almeno lo spero, sebbene il cuore mi urli di non farlo. Ma credo che a questo punto il cervello debba avere la meglio. Ricordo una volta in cui Harry mi ha detto "Il mio cuore e il mio cervello sono in lotta" e per la prima volta, sento chiaramente questo conflitto avere come teatro di azione il mio corpo sfinito.
Liam annuisce e mi trascina nell'ufficio in cui ormai abbiamo piantanto entrambi le radici. Chiude la porta alle spalle, i computer sono spenti e non c'è nessuno dentro. Mi sposto nel centro della stanza, mettendomi esattamente di fronte a Liam che ha entrambe le spalle appoggiate contro il legno della porta. Sfilo la borsa dalla mia spalla, faccio scorrere la cerniera e con mani gelide stringo il tessuto, capovolgendola. Tutto il contenuto della borsa si riversa sul pavimento di linoleum, ogni cosa, incluso il cappello che cade silenziosamente sui miei oggetti personali. Liam ha le labbra schiuse, gli occhi fissi per terra. Appena il suo sguardo si posa sul cappello, si fionda su di esso, sollevandolo con l'indice. Vedo chiaramente il colorito roseo abbandonare la sua pelle. I suoi occhi scuri si posano sul cappello, controllando ogni dettaglio, e poi si scontrano con i miei.
"E' il cappello del video" dice con voce monocorde.
Annuisco con il capo, appoggiando la mia borsa vuota sulla scrivania.
"D-dove l'hai trovato?" mi chiede, soppesando il mio sguardo e prendendo finalmente il cappello con entrambe le mani.
Quello che sto per dire mi fa tremare il labbro inferiore. "Nella macchina del mio ragazzo, Harry Styles."
Liam indurisce la mascella, abbassando le braccia ai suoi fianchi. "Sa che sei in possesso del suo cappello?"
Scuoto il capo, puntando però il mio sguardo per terra. "Non credo."
Liam respira più pesantemente, poi improvvisamente si gira impugnando la maniglia della porta. Mi getto addosso a lui, bloccando il movimento. "No!"
"Cosa no!?" mi urla ad un palmo dal naso. I nostri respiri si scontrono nello spazio minimo che separa i nostri volti ormai pallidi. "Dobbiamo andarlo a prendere, almeno per sottoporlo ad interrogatorio e sapere se lui c'entra qualcosa in tutto questo!"
Non oso staccare la mia mano dalla sua. "Non puoi fare così, Liam!"
"E' nelle procedure, è un obbligo" mi risponde con voce dura, e non posso dargli torto. Ma non posso nemmeno lasciare che prendano Harry così, di punto in bianco.
"Possiamo fare un'altra cosa, invece-"
"Jessica." La sua voce mi blocca e i suoi occhi sono fissi nei miei, come se volessero inchiodarmi a terra. "Se è davvero lui, ti ricordo che ha cercato di uccidere due persone, strozzandone una e investendo violentemente l'altra. Ah, e poi ha rubato la macchina di un dipendente della tua azienda. Ti rendi conto, vero, che non posso perdere tempo?"
"Non ti sto dicendo di fare quello che so benissimo si dovrà fare, ti chiedo solo di ascoltare quello che ho da dirti. Non ho dormito stanotte e ho eleborato un'idea."
"Non sei una poliziotta, questa parte dell'indagine non deve più importarti. Hai fatto bene a dirmi questa cosa, ora tocca solo a me e alla mia squadra agire."
Mantengo la mano ferma sulla sua, ingoiando a vuoto. "Ti prego, Liam. Non permetterò che tu non faccia il tuo lavoro, ti prego solo di sentire."
Passano secondi interminabili in cui il suo fiato pesante si scontra alla mia fronte, ma poi lo sento rilassare la presa intorno alla maniglia.
"Veloce, però" dice, arrendendosi.
Ingoio a vuoto e inizio a parlargli.

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