Chapter two

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Casa di Liam Hemsworth è forse una delle più belle che abbia avuto il piacere di visitare. Appena si varca il grande cancello di ferro all'ingresso, vi è un lungo vialone che culmina con una biforcazione: a destra una mega piscina, a sinistra delle scale che portano al patio di casa. La gente che è presente stasera è numerosissima e vedo tra la folla dei volti conosciuti, come Sam Claflin, Emily Osment ed Elizabeth Banks. Sin da quando siamo arrivate, ho perso di vista mia sorella. Jennifer è un tipo molto festaiolo. Si lascia abbindolare dalle danze, dalle chiacchiere e dall'alcol. Quest'ultimo è una delle cose che abbiamo in comune. Sto parlando con Tom Hanks per complimentarmi per l'uscita del suo nuovo film con il - quarto, forse? - bicchiere di champagne in mano. Liam l'ho visto poco ed è già tardissimo. Alcuni camerieri sono stati ingaggiati per sistemare la zona adibita al taglio dell'imponente torta rivestita di pasta di zucchero blu. Sorseggio dal bicchiere. Almeno riesco a gestire tutto l'alcol che ho in corpo.
Chris Evans mi prende per un braccio e mi stacca da Tom che intanto si è girato a parlare con un suo collega. Il mondo dello spettacolo ha i suoi pregi e i suoi difetti. Conoscere tutti è un bene, trovi sempre modo per stare in compagnia e parlare di qualsiasi cosa. Per quanto riguarda i difetti, beh, ce ne sono così tanti che non mi va di elencarli. Il telefono continua a vibrarmi imperterrito nella pouchette che ho in mano e non voglio neanche immaginare quante notifiche siano apparse sullo schermo, quante foto siano state scattate. Quando l'ho controllato l'ultima volta, un profilo di una fan si è chiesta perché mai io sia in questa festa, insultandomi pesantemente.
Non capiscono niente, e non potranno mai sapere altro al di fuori di quello che le fotografie credono di dimostrare. Solo perché sto parlando con Jeremy Sumptern non significa che stiamo insieme, per carità!
Chris mi fa scontrare contro il suo petto muscoloso, mantenendomi per la base della schiena mentre con l'altra regge un bicchiere di liquore. Gli puzza l'alito e storco il naso. Ecco perché, quando bevo, cerco di parlare quanto più possibile lontana dal naso della gente. Non vorrei che mi prendessero per un'alcolista.
"Perché sei sola, questa sera?" mi chiede, ondeggiando leggermente le anche. Gli appoggio una mano sul petto muscoloso fasciato da un camicia di un celeste così chiaro che fa risaltare i suoi occhi brillanti. "Harry non ti ha accompagnato?"
Alzo gli occhi al cielo, e mi stacco totalmente.
Io e Chris ci siamo conosciuti circa un anno fa perché entrambi abbiamo fatto delle comparse nel film X Men, però è un tipo abbastanza presuntuoso e fin troppo simpaticone. Nonostante l'indubbia bellezza, non riesco a stargli vicina più di cinque minuti. E' abbastanza assillante. Mi passo una mano sul vestito scuro e alzo le spalle.
"Non vedo perché avrebbe dovuto" rispondo, finendo lo champagne. Dei violinisti attirano l'attenzione dei presenti e tutti si voltano verso la torta, dietro la quale Liam si è posizionato con un coltello in mano e il microfono nell'altra. Si schiarisce la gola prima di parlare.
"Grazie a tutti per essere venuti, sono felice di condividere questo giorno in vostra compagnia. Se siete qui, è perché abbiamo condiviso qualcosa insieme, per questo vi ringrazio." Tra gli applausi generali, abbassa il coltello tagliando il primo pezzo di torta. E' tutta scena, anche perché i camerieri hanno in mano dei coltelli così affillati da poter trinciare una persona a metà. Liam saluta con la mano e si allontana, venendo accolto da un gruppo di colleghi al suo fianco. Sono qui alla sua festa di compleanno, e l'unica cosa che abbiamo mai condiviso è stata mia sorella.
Ovviamente non nel senso che credete, o almeno non da parte mia.
Chris svuota il suo bicchiere e torna a guardarmi con i suoi piccoli occhi. "Siete colleghi" dice, come se fosse la risposta giusta alla mia affermazione. "Dovete stare del tempo insieme per conoscervi!"
Appoggio il bicchiere vuoto e sollevo la pouchette per recuperare il telefono. Devo dire a mia sorella che dobbiamo andarcene, si deve alzare alle cinque per andare a Chicago, il provino non aspetta il suo ritardo.
"Credo che, lavorando insieme ogni due giorni per tutto il giorno, basti" dico, cercando di chiudere l'argomento.
Quando Jennifer risponde al quinto squillo, sento la sua voce strascicata che cerca di dirmi qualcosa, ma le parole sono incomprensibili. "Jen?" dico, spostando lo sguardo in cerca della sua chioma bionda tra la folla.
Una voce maschile sostuisce quella gutturale di mia sorella, ponendo fine ai suoi biascichi. "Ciao Jess" è Josh, e sta ridendo. "Se devi andare, vai pure, riaccompagno tua sorella tra un po'!"
"Si deve svegliare alle cinque!" urlo, mentre Chris mi si mette accanto e ascolta la chiamata. Mi allontano, spingendomi verso la piscina.
"Tranquilla, andrà tutto bene. Buonanotte!" dice Hutcherson prima di chiudermi il telefono in faccia. Dio, che immaturità. Rabbiosa, sbatto il telefono contro il palmo dell'altra mano, perdendomi a guardare i riflessi dell'acqua sul fondo della piscina.
Voglio andarmene, non voglio perdere tempo a stare con persone che mi stanno abbastanza sulle palle. Chris si sta guardando intorno per cercarmi, quindi mi nascondo sedendomi sulle scale sul retro. Guardo l'orario sul telefono e sono le due e mezzo del mattino. Appoggio una guancia sulla mano, guardando verso il cielo nero cosparso di stelle.
"Ehi" è una voce bassa e roca a catturare la mia attenzione. Mi giro, alzando di scatto il mento per posarlo su Harry.
"Cosa ci fai tu qui?!" chiedo basita.
Lui solleva le spalle, incurante. "Sono stato invitato dalla Banks."
Chiudo leggermente gli occhi, prima di rimettermi in piedi. "E perché non me lo hai detto stamattina a pranzo?"
"Perché mi ha avvisato all'ultimo momento" risponde, stringendo le labbra.
"Spero almeno che tu ti sia divertito."
"Effettivamente sì" dice, posando il suo sguardo sul bicchiere che ha in mano. "Hanno dell'ottimo champagne. Non ne bevevo così da un bel po'" termina, sorseggiandolo.
Mi liscio le pieghe del vestito e lo supero. "Buon per te, io me ne stavo andando."
"Viene il tuo autista?"
"Sì, dovrei chiamarlo, poiché mia sorella ha deciso di non tornare con me."
Harry appoggia una mano fredda sulla mia spalla lasciata scoperta dal vestito. "Sono venuto con la mia macchina, potrei riaccompagnarti io" dice, sereno.
Lo guardo negli occhi verdi in contrasto con l'azzurro della piscina dietro di lui. "Forse non è una buona idea."
"Sarebbe un peccato scomodare Peter, se ci sono io, non trovi?" dice, scrollando le spalle e appoggiando il bicchiere vuoto su uno scalino. Stringo le labbra e annuisco.
"E va bene" dico, superandolo e riprendendo a camminare. "Ma portami solo e soltanto a casa, quanto più rapidamente possibile." Mi giro a guardarlo. Le pupille sono contornate da un leggero rossore. "O sei ubriaco?"
Harry scoppia a ridere, passandosi un pugno su un occhio. "Ho bevuto un solo bicchiere, puoi anche sentire il mio alito. Profumo ancora" dice, allargando la bocca.
Sollevo una mano, sorridendo. "Non ci tengo, guarda."
Liam mi passa accanto e lo ringrazio per l'ospitalità, ma non perde troppo tempo con me, perché va saltellando da una coppia di amici che sta danzando insieme. Harry si mette al mio fianco e mi scorta lungo il vialone, portandomi fuori dalla proprietà degli Hemsworth. Una macchina nera non esageratamente elegante giace sul ciglio della strada, parcheggiata.
"Non sapevo avessi una macchina" dico, aprendo la portiera del passeggero.
Harry fa il giro, prima di sedersi al posto di guida. Si mette la cintura. "Nemmeno io" dice, controllando lo specchietto e mettendo in moto.
Sollevo un sopracciglio.
Quando si immette sulla strada, mi da un leggero schiaffetto sulla coscia. "Tranquilla, sto scherzando" dice, rimettendo la mano sul volante. Per tutto il tragitto non parliamo, rimango ferma a guardare Los Angeles che scorre sotto i miei occhi al di là del finestrino. Harry tamburella le dita sul volante, come se volesse nascondere un tremolio dovuto all'agitazione. Spero proprio che non sia a disagio al mio fianco, dovendo recitare parecchie scene intime. Se così fosse, bisogna che gli parli quanto prima. Sposta rapidamente lo sguardo dalla strada allo specchietto, come se avesse paura che qualcuno ci stia inseguendo. Quando lo vedo accelerare di più, gli appoggio subito una mano sulla sua. "Rallenta subito, non voglio morire."
Solleva il piede dall'acceleratore e gli mostro dove deve lasciarmi. La strada è buia, parcheggia esattamente di fronte il basso cancello bianco. "Grazie mille, Harry" dico aprendo la portiera.
"Oh, sì" dice, guardando prima alla sua destra e poi spostando i suoi occhi verdi su di me. "Non c'è di che. Ci sentiamo" dice. Una volta lasciatami sul marciapiede, mette in moto e se ne va, senza aspettare che entri in casa. Sbatto ripetutamente le palpebre.
Che strano.
Quando inserisco l'allarme, casa è stranamente calda. Avrò lasciato il termostato acceso. Una volta spento, mi lascio cadere a peso morto sul letto, passandomi una mano sulla fronte. La stanchezza si fa sentire davvero tanto.
Prendo il telefono dalla borsa e sfrutto il wifi, sentendolo vibrare nella mia mano. Le menzioni su Twitter sono circa una decina di migliaia, e l'applicazione non risponde. Sarà sicuramente successo qualcosa, nessuno mi ha mai tartassato così tanto. Notando i trend mondiali, noto due nomi affiancati. Harry e Jessica.
Sbuffo rumorosamente. Ma perché?
Controllo i tweet correlati al trend e noto nuove foto messe in circolazione. Io alla festa di Liam, io tra Chris e Tom Hanks - oddio che puttana, ho persino letto - e io ed Harry in macchina insieme sotto casa mia.
Possibile che non mi sia accorta di eventuali paparazzi? Harry ha il volto puntato su di me mentre io mi sporgo verso la maniglia per aprire la portiera.
Questa situazione è abbastanza strana. Mi avvicino alle persiane della mia finestra e le abbasso totalmente, chiudendo le tende. Adesso temo pure che pensino che io ed Harry stiamo insieme in casa.
Neanche mi fossi tirata i piedi, alcuni tweet stanno commentando su #Jarry e questa cosa mi fa abbastanza ribrezzo. Spengo il telefono e mi svesto, mettendo il pigiama morbido e infilandomi nel letto. Non mi strucco nemmeno, prendo sonno all'istante.

Quando la mattina dopo mi sveglio, sento un manto ghiacciato invadermi le membra. Apro un occhio e vedo tutte le coperte bagnate, Jennifer con un secchio vuoto in mano e lo sguardo severo, gli occhi leggermente arrossati.
"Ma che c-"
"Ti rendi conto di che ora è?" mi dice, andando a sollevare le persiane.
Scosto le coperte umide e mi metto seduta, stropicciandomi gli occhi. "No."
"Le quattro del pomeriggio!" urla, appoggiando il secchio per terra e prendendo il telefono dalla tasca del pantalone di tuta. "Sono andata e tornata da Chicago, mi sono svegliata presto e sono superattiva. Tu invece non hai fatto niente e sembri un cadavere appena tornato in vita!"
"Grazie" dico, sbadigliando. "I tuoi complimenti sono sempre fin troppo gentili."
"E poi spiegami questo" dice, girandomi una pagina di Twitter. "Perché tu ed Harry siete insieme fuori di casa?"
Mi alzo in piedi, passandomi una mano tra i capelli biondi arruffati. "Non dirmi che credi che lui abbia dormito qui."
"Dimmelo tu" ribatte, lanciando il telefono sulle coperte del mio letto e incrociando le braccia.
"Mi ha solo riaccompagnato a casa, di certo non lo faccio entrare qui. Non sono mica come te che resta a dormire con chissà chi!"
Sento chiaramente Jennifer esplodere come il fuoco. Mi da uno schiaffo sul braccio. "Josh mi ha portato a casa, e poi sono la sorella più grande qui, bisogna che io controlli la tua vita."
"Ho ventiquattro anni, Jen, secondo te sono irresponsabile?"
Lei sbuffa e si riprende il telefono, uscendo dalla mia stanza. Quando fa finta di essere mia madre, mi da enormemente fastidio. E poi ho fame. Non mangio da quindici ore, potrei morire. Vado in bagno per lavarmi la faccia. "Jen!" la chiamo, mentre mi passo il panno sul volto. "Che si mangia?"
"Quello che ti cucinerai" dice, sporgendosi verso il bagno. "Sto uscendo, preparati la cena."
"Ma-"
"Ciao." E se ne va, sbattendo la porta di casa. Conoscendola, farà finta di essere arrabbiata come me per altre cinque ore, poi proporrà un film da vedere insieme.
Alzo gli occhi al cielo.
Oggi non voglio fare assolutamente niente. Voglio poltrire sul divano fino ad annoiarmi a non fare niente, per poi iniziare a lamentarmi per il semplice fatto che mi annoio.
Sì, oggi andrà così.
Vado verso il salone, rimanendo in pigiama, ma poi sento il telefono squillare. Esasperata, rispondo forse al settimo squillo, sperando che chiunque al di là della linea possa rompersi le palle e gettare le armi.
Ma il suono continua imperterrito, e quando dico "Pronto" sento Niall ridere a crepapelle dall'altra parte della linea. Mi appoggio alla parete con un fianco, aspettando che si calmi. Ci metterà circa tre minuti.
Quando lo sento prendere dei respiri profondi, dice "Scusa Jess, ma Elise mi ha appena detto che Lewis Morrison è andato all'ospedale perché si è fratturato il mignolo del piede."
Faccio un finto risucchio. "Oddio, come avrei potuto vivere non sapendo questa notizia?" Il sarcasmo che traspare non viene nemmeno colto da Niall.
Infatti, "Non avresti potuto!" risponde, poi scoppia di nuovo a ridere.
Ma perché un tipo del genere deve essere il mio capo?
"Perché mi hai chiamato?" chiedo, per giungere al fine di quella telefonata.
Niall prende fiato e risponde: "Domani sera dobbiamo andare a cena io, tu, Harry ed Elise."
"Perché?" chiedo.
"Dobbiamo parlare del suo libro e di come voi due possiate rendere al meglio la prestazione dei personaggi. Alcune cose può conoscerle solo l'autrice del romanzo, cose che nessun altro può capire se non lei."
"Del tipo?"
"Essendo un libro raccontato in prima persona da Stephanie, bisogna che lei ti parli un po' del personaggio, chiarendo alcuni punti che renderemo più chiari nel film."
"E cosa c'entra Harry?" chiedo, arrotolando il filo del telefono intorno all'indice. Sì, ho ancora il telefono legato alla cornetta.
"E' il tuo compagno nella storia, per cui deve conoscere i tuoi comportamenti. A proposito, perché voi due eravate insieme ieri sera?"
Sbuffo pesantemente. "Mi ha solo riaccompagnato a casa, tranquillo. Sai che con i miei colleghi non mi spingo mai oltre la professionalità."
"No, ma su Twitter-"
"A domani, Niall" e riattacco. Per poi sentire il telefono squillare di nuovo.
"Non permetterti a riattaccarmi in faccia" dice, chiudendo la chiamata ancor prima che possa rispondergli a tono. Ventisette anni, e il cervello di un bambino di cinque.

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