«E tu ammetti che ti sia piaciuto?» alzò un sopracciglio, avvicinandosi anche lei. Era così vicina che ne poteva sentire il profumo, così vicina da non poterlo ignorare.
Lui restò in silenzio per qualche secondo. Hermione assaporava già il gusto della vittoria, dolce e con un qualcosa di fresco. Ma ad un tratto l'atmosfera cambiò, diventò incredibilmente rovente. Malfoy la guardò negli occhi, e il suo sguardo fu intenso come mai. Si sentì spogliata della sua vittoria, spogliata dal ghigno che pian piano si formava su quelle dannate labbra, come se in realtà avesse vinto lui, come se avesse sempre vinto lui.

«Ti piacerebbe, Granger?» non un'affermazione, non una sfida, non una battuta. Una domanda, e per qualche assurdo motivo questo la spiazzò come nessuna battuta, sfida o affermazione che sarebbe potuta uscire da quelle maledette labbra. Si impose di smettere di pensare alla bocca di Malfoy, e rispose alla domanda. O meglio, ci provò, perché per qualche del tutto inappropriato e privo di tempismo motivo, non riusciva a dire una parola.
Fissava le trecentomila sfumature nei suoi occhi, e si rese conto che sembravano provare ad invitarla a rispondere. Brillavano di una smania e una bramosia che Hermione non gli aveva mai visto, volevano sapere. Era certa di avere la stessa luce negli occhi, certa di desiderare delle risposte più di ogni altra cosa, o quasi.
D'un tratto si rese conto del fatto che stava veramente pensando alla possibilità in cui non avrebbe del tutto disdegnato che a Malfoy baciarla fosse piaciuto, e sbuffò.

«Malfoy, cosa diamine stiamo facendo?» cambiò radicalmente discorso.

«Stiamo discutendo» rispose lui con ovvietà.

Hermione gli lanciò un'occhiataccia eloquente.
«Voglio dire... Noi. Non siamo due persone qualunque... Tu sei tu, e io sono, voglio dire... io. Io ho un ragazzo e noi due ci siamo odiati per anni. Cosa diamine vorresti fare?»

Lui la restò a guardare per qualche secondo, e il suo sguardo lentamente cambiò. Non c'era più luce, non c'era più vita. C'era solo il freddo dello sguardo di un Malfoy che credeva vivere nel passato. Ad un tratto, si mise a ridere, ma la sua era una risata cattiva.
«Quindi è così. La fonte della tua ipocrisia» disse, e si allontanò alzando gli occhi al cielo, con un sorriso amaro.
«Cosa ti dà fastidio? Che sia un purosangue? O forse sono i miei capelli, simbolo della mia famiglia? Ma no, Granger... No. Penso sia il mio nome stesso» sputò, guardandola con uno sguardo duro.

Hermione provò a parlare, ma lui non gliene diede il tempo.
«Non fare l'ipocrita che sei, Granger. Evidentemente quel Weasley non ti soddisfa come dovrebbe, se poi ti butti tra le braccia di un Malfoy» continuò, mettendo lo stesso astio e disprezzo in entrambi i cognomi.

«Tu! Non ti azzardare...» ma venne di nuovo interrotta.

«Scommetto che Weasley non sa nemmeno che tu mi abbia incontrato prima che tornassi a scuola, non é così?» Hermione non rispose, ma lui glielo lesse in faccia «Lo sapevo! Ecco a voi, signore e signori, l'onestà grifondoro. Povero Weasley, mi fa decisamente pena...»

«Basta!» urlò Hermione, interrompendolo.
«Non chiamarlo così!» urlò ancora.

«Così come? Weasley? É il suo nome, piccola grifondoro» disse Malfoy, e il suo tono era semplicemente freddo.

«Non é il nome» disse Hermione seria «è il modo in cui lo dici.»

Malfoy rise.
«Io non lo chiamo in nessuno modo, il tuo Weasley» disse, indifferente.

Midnight || DramioneWhere stories live. Discover now