Capitolo 11: il distacco

190 10 1
                                    

Martina's P.O.V

Quando tornai a casa dalla bellissima giornata a Mondello, non credevo che mia madre avrebbe fatto storie. Mi aveva vista con Antonio, e lui le aveva detto che mi accompagnava a casa di Sofia. Ma appena aprii il portone, trovai mia madre in cucina, che mi guardó. Poi guardó mio padre e Luca, che si alzarono subito e andarono nelle loro rispettive camere. Non capivo quel comportamento

《Allora, che hai fatto oggi?》

《Beh...sono andata da Sofia》

《Peccato che abbia telefonato a casa loro e che mi abbiano detto di non averti visto per tutto il giorno》 ero definitivamente nei guai.

《Di la verità, sei stata con quel giudice》

《D'accordo, mi hai scoperta! Ma io non capisco perché ce l'hai con il dottor Falcone. La prima volta che l'hai incontrato sembrava che ti stesse simpatico!》 dissi con tono abbastanza alto

《Non alzare la voce con tua madre! E comunque no, non mi sta simpatico come non mi sta simpatico nessuno al tribunale》 a quel punto non ci vidi più e le risposi a tono

《E allora perché ti sei sposata con un poliziotto? Dovevi stare con un boss, se non ti piace la giustizia! E poi che colpa ne ho se con un uomo conosciuto da poco più di un mese mi sento più in sintonia che con colei che mi ha cresciuto!》 urlai. Ma forse esagerai, perché mia madre si avvicinò e senza che me ne accorgersi mi diede uno schiaffo così forte da farmi girare la testa dall'altra parte.

Rimasi di stucco. Mia madre non mi aveva mai toccata, come del resto mio padre. Sentivo la guancia destra bruciare e le lacrime scivolare sul mio viso, senza riuscire a fermarle.

《Non ti voglio più vedere!》 e detto questo, riscesi a prendere la mia bicicletta e iniziai a correre. Non avevo una meta precisa, ma oramai era buio e poco dopo sentii qualcosa atterrarmi sulla testa. Stava iniziando a piovere.

:Ci mancava solo la pioggia: pensai, mentre le lacrime scendevano sempre più copiose. Solo qualche secondo dopo mi venne in mente che il dottor Falcone mi diede il suo numero di telefono, con il suo biglietto da visita. Doveva sicuramente esserci scritta la sua via. Infatti controllando la trovai "Via Notarbartolo 28". Pensai che non era molto lontana da qui, e che avevo bisogno di qualcuno che mi consolasse.

Mentre pedalavo mi accorsi che la ferita che avevo alla guancia per via della caduta con la bici si era riaperta, probabilmente per via dello schiaffo. Avevo tanto freddo sotto la pioggia, ma non potevo mollare ora. Vidi la via pochi metri dopo la rotatoria, lasciai la bici in modo assai grottesco, notai che il portone era già aperto. Appena varcai la soglia del portone, mi ricordai di non sapere il piano della sua casa, e che quindi avrei dovuto farmi a piedi tutti i piani per controllarli.

Arrivata al quarto piano, finalmente trovai casa sua. Stavo per bussare, quando mi venne in mente che ero conciata come un pulcino tanto che ero bagnata, avevo del sangue sulla guancia e le lacrime incessanti. Chissà che effetto gli avrei fatto. Non ce la facevo più e bussai. Dopo qualche secondo mi venne ad aprire, indossava ancora gli stessi vestiti con cui era venuto a pranzo.

Il suo sguardo divenne impaurito e dispiaciuto allo stesso tempo. Potei notare la sorpresa di vedermi nei suoi occhi.

《Piccola, che ti è successo?》 mi chiese spaventato. Allora io non ce la feci più e mi buttai tra le sue braccia. Mi dispiaceva bagnarlo, ma avevo bisogno di una spalla su cui piangere. Lui mi strinse forte e mi fece entrare. Non riuscivo più a smettere di piangere. Mi strinse a lungo, fin quando non mi calmai. A quel punto andò a prendermi una coperta e un suo pigiama.

《Allora, mi dici chi ti ha fatto questo?》 domandò alludendo al taglio

《Questo taglio lo avevo già dalla caduta di due settimane fa. Il problema è che si è riaperto dopo che mia madre mi ha dato uno schiaffo. Ha scoperto che sono venuta con lei dai Borsellino》

《Mi dispiace tanto, scusami..》

《Mi fa male di più non capire il comportamento di mia madre. Mi ha confessato di non amare nulla di ciò che ha a che fare con la legge. Devo capire perché si comporta così e perché le sta così antipatico》

《Si, ma ora è tardi, dovresti tornare a casa》

《NO, LA PREGO NON MI MANDI VIA》 mi riattaccai a lui

《Diluvia, se ti va per sta notte puoi dormire qua, non me la sento di chiamare gli uomini della scorta a quest'ora》 sorrisi e lui mi disse che c'era una stanza per gli ospiti nella quale mi portò. Era piccola ma ben arredata. Andai a cambiarmi, il pigiama mi stava parecchio grande, perciò decisi che avrei tenuto solo la maglia. Uscii dal bagno e mi diressi in camera sua per ringraziarlo e salutarlo, ma lo trovai intento a leggere una pila di carte. Aveva gli occhiali e notai che gli stavano molto bene.

《Vedo che non finisce mai di lavorare》 lui alzò gli occhi dalle carte e mi sorrise

《Eh già...come mai non hai i pantaloni?》 mi accorsi con vergogna solo in quel momento di aver tolto i pantaloni prima di andare da lui. Divenni rossa come un pomodoro

《M-mi scusi, è c-che mi va un po grande, e pensavo di dormire senza pantaloni, ma non mi ero accorta di averli già tolti》

《Non to preoccupare. Anzi, vieni qui, riconosci questo ragazzo?》 mi mostrò una foto di Andrea, il ragazzo di Valeria, la bulla della mia classe

《Si, una brutta compagnia, perché?》

《È stato lui a manometterti la bici per conto di Nino Salvo》 rimasi sorpresa, anche se da un tipo come lui dovevo aspettarmelo. Non avevo però voglia di parlarne, perciò decisi che l'avrei salutato e sarei andata a dormire.

《Buonanotte》 lui ricambiò, rimasi un po delusa dal fatto che non mi avesse dato neanche un abbraccio, ma pensai che aveva molto lavoro da fare.

Andai a dormire, ma dopo pochi minuti che mi ero coricata, sentii qualcuno sedersi sul mio letto

《Credevi che non sarei venuto a darti il bacio della buona notte?》 detto questo mi diede un bacio sulla fronte e io sorrisi.

Quella notte fu tra le più belle in assoluto. Per la prima volta dopo tanto tempo dormii tranquillamente. Ciò può sembrare strano, visto che mi trovavo nella casa dell'uomo più in pericolo di Palermo, ma a me non importava.

Giovanni's P.O.V

Dopo averle dato la buonanotte, tornai nella mia camera a lavorare, facendo attenzione a non svegliarla. Ma non riuscivo più a concentrarmi. Non potevo togliermi dalla testa l'immagine di quando aprii la porta di casa, trovandomela davanti. Sembrava un pulcino appena uscito dall'uovo. Tutta bagnata, con una striscia di sangue sulla faccia dalla parte destra e due fiumi di lacrime in piena. Mi si strinse il cuore a vederla in quello stato. Non potevo mandarla via, specie dopo quello che mi aveva raccontato. Domani avrei parlato con Pietro per risolvere la situazione.

Dannatamente squillò il telefono. Mi maledissi mentalmente per non averlo spento, e mi precipitai a rispondere

《Pronto?》

《Giovanni sono io, Paolo. Ti devo parlare di lavoro》

《Non puoi parlarmi domani? Sai c'è Martina di la che dorme e quin...》 ma non mi fece neanche finire la frase

《Martina? Mi spieghi?》 e gli raccontai tutto

《Ma come si fa a trattare così una figlia? Mah. Comunque va bene ti chiamo domani mattina presto, e non voglio scuse!》 mi congedai e decisi di andare a dormire.

SPAZIO AUTRICE

Ecco il secondo capitolo, mi voglio far perdonare perché lunedì iniziano gli esami di Terza Media e sarò molto impegnata, non so se riuscirò a scrivere. Fatemi sapere cosa ne pensate con un bel like e commento. Alla prossima!!

La Mafia Uccide Solo D'EstateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora