Capitolo 3: alla scoperta del tribunale

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Giovanni's P.O.V

Era un pomeriggio di metà settembre, e faceva un caldo che solo chi vive a Palermo può capire. Stavo lavorando ad un mare di carte, e ciò era reso ancora più difficile dal non funzionamento della stampante. Non volevo portare i miei documenti fuori dalla mia stanza, così decisi che avrei ricopiato tutto a mano.....da quando Rocco era morto, il nuovo capo dell'ufficio istruzione Antonino Caponnetto faceva sempre lavorare me e Paolo il doppio del dovuto....non riuscii a capire il perché, ma si sa che gli ordini sono ordini.

Mentre mi orientavo con tutti quei numeri, la mia testa non poté fare a meno di pensare alla brutalità con la quale hanno ucciso Chinnici....una bomba sotto casa...era chiaramente segno che la Mafia si stava evolvendo, e che per loro una macchina blindata era solo una bara più costosa delle altre.

Sollevai per un momento gli occhi dai fogli, cacciai gli occhiali e provai a pensare ad una cosa del genere riferita a me. Riuscii per un attimo a vedere i titoli delle testate dei giornali che dicevano 《Giudice antimafia ucciso da Cosa Nostra, ennesima vittima di un esodo senza fine》 come successe con Rocco. Pensai ai funerali di stato, con i politici in prima fila, Andreotti, Pertini e altri, pronti a fare la morale, per poi dimenticarsi di tutto dopo qualche mese. Pensai a Palermo, ai Palermitani onesti e non, oramai talmente abituati a queste stragi da aver quasi assunto una specie di "vaccino" per non meravigliarsi più di nulla.

Mentre pensavo a tutto ciò, sentii qualcuno bussare alla porta. Alzai lo sguardo e vidi Paolo appoggiato alla porta, con una sigaretta pendente dalle labbra, che mi guardava con aria interrogativa

《Ma che hai? Ultimamente sei demoralizzato...dai, che Antonino vuole parlarti》

《Scusa, e che pensavo a Rocco....ma tu non ci pensi mai? Se fosse accaduto a te?》

Si avvicinò e mi disse

《Tento di non pensarci, altrimenti sarei già su un aereo per le Honduras, non credi?》 Scoppiammo a ridere, ma lui continuó

《Forza, al discorso per i tuoi funerali ci pensiamo dopo》 mi guardó, con il suo solito sorrisetto sotto i baffi e uscì dalla porta. Ed io, altamente sconsolato per la pessima battuta lo seguii. Voglio bene a Paolo, è il mio migliore amico, ma fa davvero delle battute da denuncia. Ci siamo conosciuti all'oratorio, da bambini, durante una partita.

Arrivammo nell'ufficio di Caponnetto, dove trovammo anche Ninni Cassará, Beppe Montana e Pietro Morelli, tre agenti di polizia fidati, difficile trovare tre come loro. Ci salutammo, ma Antonino fece segno di rimandare a dopo i saluti e disse di seguirlo. Ci portò in una specie di aula bunker sottoterra

《Non credevo che esistesse un'aula così》 esordí Ninni

《Già, è la vecchia sede dell'ufficio istruzione》 rispose Caponnetto

《Comunque vi ho portati qui per dirvi che dopo la morte di Chinnici, ho visto un po le sue ultime idee e ho capito che aveva intenzione di costituire un "pool" una squadra di magistarti e poliziotti che collaborassero e si occupassero esclusivamente di Mafia. Sappiamo che a Palermo si muore se si è soli, ed è ciò che vogliamo evitare unendoci. Nel caso peggiore, anche se uno di noi morisse, avrebbe condiviso le sue scoperte con gli altri, e non andrebbero perdute. Proprio per questo scambio di informazioni, però, dobbiamo essere veramente in pochi, ed è per questo che vi ho portati qui....non ci deve scoprire nessuno》

Rimasi a bocca aperta. Un pool...questo si che mi piaceva. Collaborare con gente come Paolo, Ninni, Beppe e Pietro sarebbe stato fantastico e avremmo messo molto meno tempo per i processi e gli arresti. Guardai Paolo e ci sorridemmo, anche lui aveva la mia stessa idea.

《Beh, questo posto è perfetto per tutte le carte, ma che almeno ci sia una stampante》 dissi e tutti risero.

《Allora da domani lavoreremo qui》 e, detto questo, ce ne andammo.

Appena fuori, però, vidi Morelli parlare con una ragazza e abbracciarla...massí, è Martina. Quella ragazza è davvero speciale,  non so perché ma è come se mi fosse entrata nel cuore. Decisi di salutarla.

《Ciao, Martina, come stai?》

《Bene, grazie. Posso chiederle un favore?》

《Certo》

《A scuola mi hanni detto che devo stare un giorno intero con una persona che mi piace e di cui mi piace il lavoro. Dovrei fare una relazione su ciò che fa e come lo fa, e io avevo pensato a lei....le andrebbe?》

Era incredibile il fatto che tra suo padre, suo cugino o tanti altri che conosceva avesse scelto proprio me. Decisi che le avrei dato una mano.

《E me lo chiedi pure? Vieni, ti mostro la mia stanza》

《Grazie mille!》

Martina's P.O.V

Non potevo crederci, sarei stata tutto un pomeriggio con il giudice...fantastico! Non so perché, ma c'era qualcosa che mi spingeva a stargli vicino e a seguire i suoi insegnamenti. Mi sedetti su una sediolina e annotai tutto ciò che vedevo

《Dovrei farle un'intervista..》

《Avanti, dimmi》

《Quando ha deciso di diventare un giudice?》

《Avevo intrapreso la carriera militare, nella marina precisamente, ma capii che non faceva per me, e siccome amavo la legge, decisi di diventarne un rappresentante》 feci altre domande, fin quando arrivó l'ultima

《Un'ultima cosa, la scorta, la polizia, l'invidia dei colleghi, perché fa tutto questo? E soprattutto non ha paura?》

《Semplicemente per spirito di servizio. Sono un essere umano anch'io, e ho paura come tutti. L'importante non è non avere paura, ma saper convivere con la propria paura e non lasciarsi condizionare dalla stessa, altrimenti non è più coraggio, è incoscienza》 disse sorridendo, e io rimasi incantata da quelle parole. Non credevo che avrei mai incontrato una persona di tanto spessore morale. Ma evidentemente stetti troppo tempo imbambolata, perché ad un certo punto sentii il giudice toccarmi una guancia e chiamarmi

《Martina, come va? Ci sei?》

《Ehm s-si scusi, è c-che stavo pensando ad una cosa. Non avrei mai pensato di trovare una persona così profondamente dedita al lavoro come lei, e io la ammiro per questo e per il suo carattere》 dissi tutto d'un fiato. Guardai fisso il pavimento e divenni paonazza in due secondi. Lui mi guardó e sorrise

《Sai, nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere, ed io sono fiero del mio lavoro, perché è per questo che tu mi ammiri. Inoltre anche io ammiro te, per la tua caparbietà nell'andare avanti. Non deve essere facile vivere con un poliziotto in casa》

In quel momento pensai a tutte quelle volte che alle elementari mi avevano isolata e mi prendevano in giro per il lavoro di mio padre. Furono anni durissimi, e senza volerlo mi uscì una lacrima. Lui si incupí e venne vicino a me

《No perdonami, non volevo farti stare male, credo di aver toccato un tasto dolente》 e mi abbracció

Giovanni's P.O.V

Mi comportai come un cretino, chi parla così senza pensare? Solo io potevo fare una cosa del genere. Decisi di abbracciarla, e lei ricambió. Quell'abbraccio....mi sentivo un po come un padre che consola sua figlia, e mi piaceva. Le asciugai le ultime lacrime e le chiesi scusa

《Non c'è bisogno che mi chieda scusa, non si preoccupi. Ora però devo andare, mio fratello mi aspetta alle sette e sono le sette meno un quarto》 mi disse sorridendomi.

La lasciai andare e pensai a quanto avessi sempre voluto un figlio, ma con il mio lavoro non era sicuro, non vorrei che mio figlio rimanesse orfano. Pensai però che dovevo finire di istruire alcuni processi, e mi rimisi al lavoro.

SPAZIO AUTRICE

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