Capitolo 15

365 23 0
                                    


«Stamattina sembri di buon umore»
Emetto un suono ambiguo, lasciando che sia l'interpretazione personale di Jinhwan a rispondere al posto mio. Continua a masticare sornione la sua colazione, ma non smette di guardarmi. I suoi occhi hanno quella bella forma a mezzaluna di quando sta per ridere e non riesco a trattenere le mie labbra dallo stendersi in un lieve sorriso.
«Piantala» bofonchio con la bocca piena.
«Di fare cosa»
«Lo sai» lo rimprovero, abbassando questa volta gli occhi ad osservare la mia colazione abbondante. Normalmente il solo pensare al cibo disposto ordinatamente e per categorie di dolce e salato del ristorante dell'hotel mi avrebbe fatto venire un po' di nausea. Stamani, tuttavia, la mia pancia sembrava brontolare più di quanto avesse mai fatto e non ci ho messo molto per riempire il mio piatto di una grande varietà di alimenti.
«Avanti Sunhee, prima o poi lo so che me lo dirai. Preferisco il prima» insiste il maggiore e scuoto la testa.
«Non capisco a cosa tu stia facendo allusione»
«Buongiorno» distrae entrambi Junhoe, sedendosi come tutte le mattine di fianco a Jinhwan. Dal canto suo, anche il moro sembra rilassato e sono felice che il suo rapporto con il più grande sia tornato quello di sempre. Devono essersi confrontati ultimamente su tutta la questione della gelosia, è evidente a chiunque, nonostante solo pochi ne sappiano il motivo.
«Jin, ripassiamo il ritornello insieme dopo? Ho un paio di idee» dice Junhoe e le sue parole danno il via ad una conversazione sul riscaldare la voce, la performance da poco aggiunta da migliorare e un'altra serie di problematiche ed entusiasmi legati agli ultimi concerti prima del ritorno in patria.
Può apparire come una situazione per nulla fuori dall'ordinario, ma c'è questa cosa nell'aria tra me e Junhoe che non posso e non voglio ignorare. E so, dagli sguardi fugaci ma intensi che ricevo dal suddetto, che non si tratta di una sensazione del tutto illusoria: è un'attrazione tanto nascosta quanto evidente.
Anche nei giorni a seguire, il ribollire incessante di sentimenti repressi non mi lascia pensare a nient'altro che non sia lui. Vomitevole, come lo definiva Junhoe, ma neanche a me importa poi tanto. Lo staff, ovunque per i preparativi, sfreccia senza sosta da una stanza all'altra del dietro le quinte dell'ultimo concerto come il battere imbarazzantemente incespicante del mio cuore quando i miei occhi intravedono la figura fasciata in un paio di jeans di pelle di Junhoe.
Espiro.
Inspiro.
E ritorno a lavoro.
Ma, sebbene il mio cuore possa riassumere il contegno iniziale e ritornare a battere ritmicamente, il flusso di pensieri è più difficile da fermare. Ho preso una decisione sulla questione, niente dubbi, come quelli che invece ho avuto per giorni. Ho voluto aspettare a darmi un ultimatum, perché non volevo che la gioia di un momento potesse condizionare la situazione interamente. A distanza di quasi otto giorni, con lo scemare dell'adrenalina, le idee appaiono ordinate e chiare.
Ancora un paio di giorni per cambiare idea, mi son detta, ma sarà difficile che questo accada.
«Sunhee, hai visto Yuna?» interrompe Hanbin i miei pensieri. Scuoto la testa negativamente, ma subito aggiungo: «Cosa vuoi che le dica se dovessi vederla?»
«Non è davvero importante, volevo chiederle se avesse preso anche il regalo per mia sorella dalla macchina» si guarda intorno, ancora in cerca della mia collega. Ha una sorella?
«Ma non fa niente» dice ancora poi, guardando me questa volta «Sono sicuro che anche lì non lo toccherà nessuno»
Intravedo Yuna poco tempo dopo e zigzago tra le persone per non far finire nessuno con il sedere per terra.
«Hanbin chiedeva del regalo della sorella»
«Oh, sì! L'ho preso, ovviamente. Lo vuole adesso?» domanda la ragazza, continuando a cercare chissà quale indumento dall'ammasso vagamente coloreggiante davanti a lei.
«Non lo so, non credo. Davvero ha una sorella?» Yuna si ferma un attimo per alzare gli occhi nei miei e sorridere.
«Certo, Hanbyul! E' davvero adorabile, dovresti conoscerla» e il sorriso sul suo volto non svanisce, lasciandomi pensare che potrebbe essere tanto gradevole quanto me la sta descrivendo. Hanbin è qualche anno più grande di me, forse sua sorella ha la mia età o giù di lì. Sarebbe bello parlarle per un po'.
«Quando torniamo in Corea sicuramente» annuisco soddisfatta e Yuna mi accarezza un braccio affettuosamente prima di lasciarmi per proseguire con le sue mansioni e non distrarmi ulteriormente dalle mie.
Il concerto passa più in fretta di quanto mi sarei aspettata e il letto dell'hotel pare essere così confortevole dopo una giornata tanto stancante che piombo in un sonno costellato di sogni.
Il giorno seguente, a meno di dodici ore dalla nostra partenza per la Corea, i ragazzi spariscono per un po' di tempo per partecipare ad un programma radio e ringraziare le fan giapponesi della calorosa accoglienza. La maggior parte dello staff, quindi me e Yuna comprese, resta libera di fare ciò che preferisce e decidiamo di dedicare il poco tempo che ci resta per fare dello sano shopping per le vie giapponesi affollate di negozi. In realtà, Yuna è quella davvero eccitata della cosa: l'unico mio pensiero attuale consiste nel poter godere nuovamente della privacy confortante e familiare di casa mia, ma fare un po' di shopping, ho pensato, potrebbe far passare il tempo più in fretta.
«Oh, guarda Sunhee!» attira la mia attenzione la mia collega, indicando eccitata il televisore di un locale. Mi concedo qualche secondo per capire il motivo di tanto entusiasmo e sorrido senza rendermene conto quando le voci ormai abitudinarie degli iKON accompagnate dai loro volti piuttosto stanchi –ma sempre impeccabili- fanno capolino sullo schermo luminoso. Entrambe ci fermiamo per cercare di capire su cosa verte il discorso attuale e cerco di non muovermi troppo quando qualche domanda viene posta a Junhoe. Fortunatamente non sembra in vena di mostrare tutta la sua verve egocentrica e si limita ad offrire riposte calcolate ed esaustive.
Il conduttore radiofonico, dopo un po' che restiamo lì ad ascoltare, domanda ad Hanbin in giapponese di sua sorella e attendiamo che la traduzione gli arrivi chiara per fornire una risposta. Non appena pronunciate le prime parole, tuttavia, il proprietario del locale cambia canale su qualche telegiornale e sbuffo infastidita. Mi avrebbe fatto piacere sapere qualcosa in più di Hanbyul e del rapporto che la lega al leader. E' pur sempre un amico, tra l'altro solitamente molto riservato, ed avere qualche informazione in più non mi sarebbe dispiaciuto affatto.
Quasi ad aver ascoltato una mia muta richiesta, una ragazza seduta ad un tavolino con delle amiche si alza per domandare qualcosa al barman, il quale prende il telecomando abbandonato dal suo capo per cambiare nuovamente canale e rimettere al programma radiofonico.
«...sono molto protettivo nei suoi confronti, per questo non vorrei che legasse troppo con Junhoe»
Sentiamo chiaramente le parole di Hanbin, seguite da una risata generale degli altri e uno sguardo corrucciato del moro.
«Hanbyul mi adora, mi spiace» replica allora, scuotendo con un sorriso la testa.
Un sentimento non tanto sconosciuto mi pizzica il naso e sento improvvisamente la necessità di sapere di più riguardo a questo.
Parte una canzone, qualche secondo dopo, e io e Yuna conveniamo sia meglio continuare con lo shopping. La curiosità è troppa perché io possa fermarmi dal farle delle domande.
«Quindi... Hanbyul conosce gli altri del gruppo, vero?»
«Certo» conferma Yuna, guardando allo specchio il suo riflesso per fare subito una smorfia per il capo che evidentemente non le piace e che sta provando.
«Come ha detto Hanbin, lui è molto protettivo, ma è inevitabile che si conoscano in una maniera o nell'altra» mi ritrovo ad annuire alle sue parole, pensierosa, prima di sentirla proseguire «E il fatto che vada pazza per Junhoe non gli fa molto piacere. Lei è un amore, quindi lui si diverte a vedere Hanbin disperarsi»
«Posso immaginare» mormoro appena, lasciando cadere il discorso per passare a parlare di scarpe.
La nostra mattinata procede apparentemente senza problemi, ma un leggerissimo fastidio non sembra voler abbandonare il mio petto. E così mi ritrovo a pensare innumerevoli volte a questa Hanbyul e a come io mi ritrovi ad irritarmi al solo immaginarla perché probabilmente più carina e simpatica di me. E, soprattutto, a pensare al suo feeling evidente a tutti con Junhoe.
Junhoe.
A lui potrebbe piacere davvero Hanbyul, usando la scusa del fratello per passare del tempo in sua compagnia. Mi sento un po' delusa, perché non me ne ha mai parlato, dandomi ulteriore motivo di dubitare che lui non provi nulla. Mi dice che gli piaccio e mantiene il cuore di un'altra ragazza nella mano che non si sporge ad afferrare il mio.
Torniamo in hotel per finire le valigie ed andare in aeroporto per il volo. Inutile dire che non degno Junhoe di uno sguardo, rispondendo a monosillabi quando mi domanda qualcosa. Dopo un po', infatti, rinuncia, accasciandosi sulla sedia di fianco a Jinhwan per passare il tempo prima dell'imbarco. Se crede che mi lascerò fregare non ha capito niente di me. Forse ha creduto di poter giocare questa carta perché essendo io fidanzata, ma mostrando comunque dell'interesse per lui, non avrei avuto problemi con la poligamia. O non lo so. Mi sento solo molto avvilita, delusa da qualcosa di totalmente utopico tanto da partorire idee assurde.
A peggiorare la situazione è lui stesso che, sentendo Hanbin parlare al telefono con la sorella, lo prende in giro chiedendogli di salutarla per lui e di mandarle un bacio. Mi alzo innervosita dalla mia postazione per non dover subire ancora quella conversazione e mi ritrovo a girare per i negozi dell'aeroporto fino a quando Mike non viene a chiamarmi per partire.
«Il mio posto è vicino a quello di Yuna questa volta» ammonisco Jinhwan, il quale mi assicura di non aver fatto nulla per questo volo. Riesco a credergli solo quando siamo tutti al proprio posto e l'aereo parte senza imprevisti per le posizioni e gli eventuali abbinamenti.
Arrivati in Corea e dopo aver preso le mie valigie, saluto tutti senza troppo entusiasmo prima di prendere un taxi per tornare a casa. Jungsu si era proposto di venirmi a prendere, ma vista l'ora tarda ho preferito di no, promettendogli però di vederci il giorno seguente.
Non ho cambiato idea sulla questione.
Voglio lasciare Jungsu.
Io non lo amo, è questa la verità. Mi piaceva e mi piace tutt'ora come persona, per i suoi valori e per la sua inclinazione alla gentilezza, ma non potrò mai amarlo o dargli il mio cuore, perché non è mai stato nel mio petto: Junhoe me lo ha strappato via con lentezza agognante sin dal nostro primo breve incontro in ascensore e ora non riesco a riprendermelo.
Nonostante la delusione recente e l'evidente consapevolezza di un rapporto che tra me e il moro non potrà mai esistere, non posso continuare a prendere in giro una persona come Jungsu, non se lo merita e ne sono al corrente. Forse se ci fossimo conosciuti prima... ma non c'è spazio per probabilità irrimediabili nella realtà che corre.
Il giorno seguente mi preparo nervosa ad affrontare Jungsu, al quale ho detto di vederci direttamente in un coffee shop perché ho da fare degli acquisiti prima.
Ovviamente è una bugia.
Semplicemente non mi andava che venisse a prendermi da casa per poi sentirsi dire che voglio lasciarlo.
Arrivo in orario ma lui è già lì, seduto nel suo solito splendore etereo che si guarda intorno febbricitante. Ed è questa la parte difficile: vederlo così agitato di incontrarmi dopo quasi un mese di assenza mi fa male al cuore, perché mi sta dando emozioni che non posso ricambiare totalmente. Respiro profondamente prima di entrare e cerco di abbracciarlo senza vacillare dalle mie scelte e lascio anche che mi dia un bacio.
Per la prima mezz'ora conversiamo di qualsiasi cosa e mi trattengo dal pugnalarmi ferocemente con questo coltello assurdamente inutile che mi hanno dato per il pezzo di torta quando Jungsu dice più volte che gli sono mancata tantissimo. Rispondo con un sorriso estasiato e una stretta di mano sentita.
Usciamo dal locale poco dopo le nove di sera e gli propongo di fare una passeggiata. Le strade di Seul sono come sempre affollate e in poco tempo mi ritrovo a trascinarlo in un parco più isolato per potergli parlare senza troppi occhi ad osservarci. Troviamo una panchina tranquilla per sederci e all'inizio non trovo le parole per poter cominciare il mio discorso, limitandomi a sorridere e ad annuire quando mi porge domande che non richiedono troppo impegno. Quando, però, si sporge nuovamente per baciarmi, giro istintivamente il volto di lato per far finire le sue labbra sulla mia guancia.
Dai suoi occhi è evidente che abbia capito che qualcosa non va.
Ritorna lentamente seduto composto e il silenzio regna tra noi sovrano per attimi interminabili. E' lui, dopo poco, ad interromperlo.
«Sunhee, non chiedo altro se non la tua completa onestà» e mi ritrovo ad annuire, d'accordo. Si merita la mia totale onestà.
«Non posso più stare con te» butto fuori di getto e sposto gli occhi sull'albero che ho davanti al primo accenno di pura delusione che si dipinge sul volto di Jungsu.
«Cosa è cambiato?»
«Mentirei dicendoti niente, ma è importante che tu sappia che il mio primo pensiero è sempre stato che avrei dovuto parlarti il prima possibile»
Scuote la testa, scosso visibilmente da questa notizia inaspettata «Qualcuno del lavoro, vero?»
Annuisco prima di dire: «Di fatto non... non c'è stato niente. Ma al di là di questo non meriti qualcuno che non ti ama, Jungsu, mi spiace solo essermene resa conto troppo tardi»
Gli prendo una mano con dispiacere e gliela stringo leggermente per poter confortare il suo cuore spezzato, perché da un lato sento la stessa cosa per Junhoe. Speravo davvero che ci potesse essere un qualcosa, ma Hanbyul era un'incognita nascosta e uscita allo scoperto solo da poco.
«Devi credermi, avrei voluto così tanto amarti. Resti una persona stupenda ai miei occhi»
«Spero che almeno questa persona si meriti il tuo amore» dice flebilmente e una risata sottile e senza speranza mi esce dalla bocca.
«Non è un amore ricambiato, purtroppo, ma... passerà, credo»
Per i seguenti venti minuti, Jungsu mi domanda ancora qualcosa sulla situazione e mi ritrovo a rispondere in imbarazzo. Non si è neanche arrabbiato, per l'amor del cielo. Io lo avrei fatto, avrei mostrato la mia frustrazione senza risparmiarmi e sarebbe stato terribile. Ma l'unica cosa che Jungsu fa è porre domande e dirmi di vivere la mia vita al meglio.
Trattengo ormai fiumi di lacrime miste di un dispiacere immenso per il ragazzo che avrei voluto amare e quello che in realtà amo, quando Jungsu decide che non ha più domande.
«Avanti» mi incoraggia, stringendomi la mano come io ho fatto prima con lui e mostrandomi un bel sorriso seppur forzato «Ti accompagno a casa»  

Egocentric (jun)HoeTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang