Parte senza titolo 8

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Benita Cerruti tirò fuori lo specchio dalla borsetta e controllò il trucco. Una vera signora non lo fa ma lei, specie in quel momento, non era affatto una vera signora. Aveva preso una decisione da troia. Ma, in fondo, aveva trentacinque anni e l'ultima volta che l'aveva fatto era con un uomo sposato, completamente ubriaco, che non le piaceva nemmeno. Mi correggo, pensò facendo un involontario, macabro sorriso. La prima e l'ultima volta. Giusto per perdere la verginità. Giusto per potergli telefonare, dirgli che non aveva mai smesso di amarlo da quando erano ragazzini, dargli un appuntamento a quella trattoria appena fuori città dove sopra hanno due stanze. Dove lui portava quella svergognata.

Quando lo vide arrivare, sull'Audi rossa nuova già lievemente ammaccata, l'aplomb e il sangue freddo che si era imposta andarono a farsi benedire. Il cuore cominciò a battere all'impazzata.

Non ce la farò mai.

Lui parcheggiò malamente schizzando ghiaia ovunque, nel giardinetto antistante la trattoria. Lei bevve un sorso d'acqua. Aveva la bocca arsa e secca.

Lui l'abbracciò e la baciò sulle guance, poi si sedette dopo aver ordinato gli aperitivi.

- Qual'è questa cosa importante che devi dirmi? - disse Fabio Graziani con voce atona.

Lei fece scivolare lungo la coscia la gonna mostrando le gambe snelle fasciate di seta nera. Sotto aveva un body che ti dico fermati.

- Adesso? - disse con la voce che le tremava.

- Ho un appuntamento di lavoro fra due ore. E' meglio se mi dici subito. Così poi mangiamo con calma.

Due ore. Benita impallidì ed ebbe un calo di pressione. Non potevano parlare, mangiare e poi fare quello che lei era venuta soprattutto a fare, in sole due ore.

Atterrita considerò l'ipotesi di rinunciare al suo progetto. La vita che le si parò davanti era la più squallida delle vite. Sola, zitella, povera. In un paese di poche anime, in cui tutti l'avrebbero derisa fino alla fine.

No.

Doveva tentare. Doveva mettercela tutta e giocare le sue carte. Vincere o perdere.

- Questo è un ricatto – disse tranquilla.

- Un che? - disse lui allibito.

- Hai capito – continuò lei sorridente.

Lui si alzò in piedi tirando fuori le chiavi della macchina.

- Ma sei fuori? Sei matta? Che cosa vuoi da me?

- Siediti – disse lei fredda – io so una cosa che ti può rovinare. Starò zitta se tu mi darai quel che mi spetta.

- Benita, hai fuso il cervello. Io non accetto ricatti da nessuno – disse lui irato.

Però si sedette.

- Io so che tu frequentavi Margherita Lo Presti. Che vi incontravate proprio qui...

Lui impallidì ma tenne il punto.

- E allora? Puoi anche dirlo in giro, io non ho niente da nascondere.

- Se non hai niente da nascondere perchè la polizia non lo sa? E non sa neppure che sei stato tu a metterla incinta.

- Questo lo dici tu. Ci vogliono le prove.

- Basta un esame del sangue.

- Non l'ho uccisa.

- Chi ha parlato di uccidere? Ho detto che era la tua amante.

Lui rimase in silenzio. Poi abbassò il tono della voce.

- Quanti soldi vuoi?

- Chi ha parlato di soldi?

Benita gli mostrò la mano sinistra. Mosse su e giù l'anulare, privo di anelli o fedine. Poi, con la destra, prese la mano di lui e mimò il gesto di chi infila la fede nuziale.

Lui non fece in tempo a manifestare il suo sconcerto.

La volante dei carabinieri sbucò dalla curva e inchiodò sul piazzale sbarrando la strada all'Audi rossa malparcheggiata. Amari e Andò lasciarono aperte le portiere, come in un film americano.

- Fabio Graziani?

- Sono io.

Esibirono il mandato d'arresto.

Manette. Benita in lacrime a bocca spalancata.

Graziani figlio non oppose resistenza, non chiese perché, cos'ho fatto, cosa volete da me.

Pietro Amari, con piglio professionale, glielo spiegò lo stesso.

- Concorso in omicidio, distrazione di prove, occultamento di cadavere, guida spericolata.

Mentre la volante sgommava e si dirigeva verso Fossa S.Nicola, l'arrestato chiese di fare una telefonata alla madre.

- Impossibile – disse Amari – E' in arresto con le stesse accuse. Meno guida spericolata.


Lo sapeva la terraWhere stories live. Discover now