Parte 1

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Quel ragazzo - borbottò piano Mariarita Zaccheo, scendendo dal treno un giovedì piovoso di novembre, alle 22,30 – non mi vuole mai dare ascolto. Ha bisogno di una raddrizzata. Non si pose il problema se, a quell'ora, già dormissero. Aveva le chiavi di casa. Il "ragazzo" era il maresciallo Ovidio Zaccheo, comandante della stazione dei carabinieri di Fossa S. Nicola. Suo fratello. Vedovo da meno di un anno, con una ragazzina di tredici, tutta sale e pepe, che se lo mangiava in un boccone. Mariarita era single, come si dice ora. Cioè, zitella. Sensato era unire le forze per far funzionare la famiglia. Ma lui non ne voleva sapere.

Attraversò il piazzale della stazione. La scorciatoia per casa Zaccheo era una strada stretta. Nella notte bagnata e scura, era deserta. Fiancheggiava un campo che, d'estate, era illuminato dai girasoli. Un fossato nero, cupo. Gli argini della marana che colava verso il fiume. Mariarita rabbrividì nel vecchio loden grigio e si aggrappò alla maniglia della valigia a rotelle, che sobbalzava sul terreno sconnesso. Poco prima della curva, un lungo stridìo, come di gomme che ringhiano sull'asfalto. Subito dopo, i fari di una macchina che, contromano, fece testa coda. Luce accecante. Poi buio pesto. Un pazzo è andato fuori strada. Accelerò il passo, per portare aiuto al guidatore, ma quello riuscì a disincastrare la macchina. Si rimise in carreggiata e riprese la sua folle corsa, a fari spenti, motore al massimo. L'avrebbe investita di sicuro, se lei non si fosse buttata di lato, su un piccolo rilievo ai margini.

Nel buio, non vide la targa. Un'auto grossa, verdebosco o grigiofumo.

Gioventù balorda.

Era sempre più ferma nel proposito di presidiare la casa del fratello e vigilare sulla nipote. Quando il baio annusa l'aria così, vuol dire che pioverà. Di nuovo. Il brigadiere Pietro Amari tirò le redini. Il sole fiacco, sfocato dalla nebbiolina che saliva dal fiume, sorgeva fra le foglie fitte del bosco di faggi, lecci e castagni. Una sinfonia di rossi, aranci, tralci dorati. Il sentiero che piegava a est, verso il fiume, non era agevole. Amari lo percorreva quasi ogni mattina, prima di prendere servizio. C'era un punto, più in basso, dove il fiume ancora si poteva guadare, ancora per pochi giorni, poi le piogge l'avrebbero ingrossato. Dopo, il sentiero si sarebbe allargato in salita, offrendo l'estro per una galoppata senza freni. Pura felicità, pura bellezza. Giunti alla radura, costeggiarono l'estremità ovest della tenuta dei Graziani, dove c'era la scuderia. Una decina di splendidi purosangue stavano a ingrassare, avviliti, da quando il proprietario si era rotto un piede, e il figlio se ne era andato a lavorare in città. Il baio, che aveva fiutato le femmine, scalpitava e fremeva.

Dopo pochi metri, la piccola vigna dell'Oreste, il marito dell'Irina, quello che alzava il gomito dopo le quattro del pomeriggio.

- Salve brigadiere, buona giornata! - gridò controvento l'Irina già intenta alle viti.

Sulla cinquantina, vent'anni e passa meno del vecchio. Il paese mormorava. Una dell'est, aveva i suoi bei vantaggi, si sapeva. Ma sposarla!

- Già tempo di potare? - chiese Amari che rimandava ma, prima o poi, il suo vecchio lo avrebbe costretto ad aiutarlo nel podere.

- E' un po' presto – rispose Irina – ma è luna nuova, va fatto. Puta di manca e vinnigna di china , dice Oreste.

- A proposito, non è ancora tornato?

Irina gettò irosamente le grosse cesoie per terra, diventò tutta rossa, a grandi chiazze sulla pelle chiara da slava. Strillò:

- Due notti che manca, voi fate finta... non lo state cercando sul serio... perchè ogni tanto beve... ma ce l'avete sulla coscienza, se gli è capitato qualche cosa!

Amari fece una smorfia imbarazzata, che voleva dire: abbiamo troppo da fare per stare dietro a quell'ubriacone di tuo marito.

 Senza preavviso, il baio scartò e partì al galoppo come se avesse visto un serpente, e lo tolse d'impaccio. Salutò con la mano la donna e si concentrò sul cavallo, che era ancora puledro, e neppure castrato, perciò sensibile e nervoso. Lo riprese a fatica, tutto sudato. Frustata. Doveva stancarlo per bene quel cavallo. Avrebbe avuto bisogno di un recinto per lavorarlo, ma quell'ostinato del suo vecchio non voleva cedergli un pezzetto di terra per farci una specie di maneggio. Magari poteva anche diventare una seconda attività, fruttare qualche soldo.

Lo sapeva la terraWhere stories live. Discover now