Parte senza titolo 6

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Quell'anno le olive erano state poche e striminzite. Un pessimo raccolto: appena una damigiana d'olio. Che, tra l'altro, non era riuscito ancora a ritirare al frantoio perchè quello scansafatiche del figlio non aveva mai tempo per accompagnarlo con la macchina. Giuseppe Amari, curvo sulla nuova tappatrice che gli era costata un occhio della testa, e funzionava pure male, allineava con fatica le bottiglie di vino novello, sbraitando contro il figlio.

Pietro, in silenzio e in maniche di camicia, azionava la riempitrice "gravitazionale", che voleva semplicemente dire che il liquido cade dall'alto e, se collochi bene la bottiglia, ci va a finire dentro.

- Papà, non è che non ti voglio aiutare... Come vedi, sono qui! - disse Pietro sconsolato.

- Finalmente ti sei degnato! Ma quanto tempo è che te lo chiedo? Il vino sta andando in malora, se non lo imbottigliamo adesso, con la luna buona, l'abbiamo perso. Perso! - disse rabbioso il padre, allargando le braccia.

- Al lavoro abbiamo un sacco da fare in questi giorni. E' sparito l'Oreste...

- Quell'ubriacone? Sarà andato a puttane.

- E poi c'è stato l'omicidio...

- Ho sentito, ho sentito... se ne parla al bar...

- Cosa si dice?

Giuseppe Amari smise di lavorare. Guardò il figlio con una faccia grinzosa, scura di vento, sole, gelate, pioggia, fatica, sudore. Una faccia da contadino con gli occhi che lacrimano, macchie, verruche, un inizio di cancro della pelle forse curato forse no.

- Si dice tale madre tale figlia.

- Spiegati.

- Cavatela da solo. E' il mestiere che ti sei scelto, no?

- La madre è morta due anni fa.

- No, è morta quando fu cacciata, vent'anni fa.

- Chi la cacciò? Da dove?

- Hai scelto un mestiere del cazzo e non lo sai neppure fare. Vent'anni fa era lei la domestica dei signori, laggiù alla villa.

- La madre della morta?

Il vecchio Amari non rispose. Riprese con foga a litigare con la tappatrice.

Una giornata di sole, vento di tramontana, un turbinìo nell'aria di foglie gialle e rosse, il baio si era fatto portare sul primo ostacolo, un grosso tronco caduto...

Amari sognava praterie al galoppo mentre il maresciallo era al telefono con la sorella.

- Di che colore hai detto che era la macchina che quasi t'investiva?

Nella borsa, sotto la scrivania, c'erano gli indizi di reato. Mariarita aveva fatto le sue indagini familiari: sottratto il diario di Graziella, fotocopiato e rimesso a posto. Sulle copie aveva sottolineato in rosso tutti i nomi maschili, non più di cinque o sei. Uno era ricorrente, quello del fidanzatino. Due o tre erano amici di vecchia data, indicati con nome e cognome. I due nuovi acquisti erano indicati con nomignoli improbabili: "Cicuta" e "Sballo". Con evidenza, piccoli spacciatori improvvisati che andavano bloccati all'istante. Prima che diventassero spacciatori veri.

- Verde – ripetè per l'ennesima volta Mariarita - ... o grigiofumo.

- Ho capito – disse Zaccheo spazientito – Ma sei sicura?

- Era buio. Ma, dopo il testacoda, la macchina è passata sotto un lampione. L'unica cosa che ho visto era il colore. Il resto no. Un macchinone, m'è sembrato, ma niente targa.

- Era senza targa?

- No, ero io senza occhiali. La targa c'era ma non sono riuscita a leggerla. Devo andare dall'oculista, questi occhiali non fungono più.

- Hai detto che eri senza.

- Appunto. E' inutile metterli. Dopo l'operazione, qualcosa è cambiato.

Zaccheo pensò che, per forza, se dopo l'operazione alle cataratte non era cambiato niente, che l'aveva fatta a fare? Ma non commentò. Salutò la sorella e scrisse "verde" su un foglietto che si mise in tasca. "Oppure grigiofumo".

Poi andò nella stanza dove c'era la connessione a internet e digitò su google daltonismo.

Quando tornò, Amari sistemava il faldone con i dati della scientifica e del medico legale.

- La zona intorno alla stazione, il fosso, i campi. Perlustratela. – disse Zaccheo.

- Mancano gli uomini.

- Ce li facciamo mandare dal Comandante della Compagnia. Ci sono novità?

- Forse. La perquisizione a Villa Finzi. In casa, niente di sospetto. Nella stanza della Lo Presti, niente di interessante salvo questa foto.

Zaccheo si rigirò fra le mani la vecchia foto slabbrata e sbiadita. Una donna giovane, sorridente, con un bebè in braccio. Un giovanotto che sembra mormorarle qualcosa all'orecchio, mentre tiene per mano un bambino di sei o sette anni.

- Sappiamo chi sono queste persone?

- No. La signora Graziani non ha riconosciuto nessuno. Il marito, al solito, non c'era.

Il maresciallo guardò il retro. Una data: 23 marzo 1992. E una frase: per sempre.

- Fa delle copie e mostrale in giro. Casomai qualcuno del paese riconoscesse una di queste persone. Non è stato ritrovato il cellulare?

- Niente da fare. Ma c'è ancora una cosa. Un biglietto nella borsa. E' stato a mollo, ma un poco si legge.

Zaccheo lo prese in mano. Era un foglio a quadretti strappato da un block notes piccolo.

- Stalla... nove e trenta... Un appuntamento.

- Compatibile con l'ora stimata della morte – disse Amari.

- Ma non sappiamo se si riferisce allo stesso giorno.

- Non lo sappiamo. Ma c'è una logica. Lascia il fidanzato perchè ha un appuntamento nella...

Zaccheo si portò la mano alla fronte.

- Dannazione! Non l'abbiamo perquisita.

- Cosa?

- La scuderia dei Graziani. Abbiamo pensato solo alla casa.

- Chi ci dice che è quella dei Graziani? Qui molti hanno cavalli e mucche... ci sono molte stalle...

- Una ragazza povera non distingue fra una stalla e una scuderia... Un sopralluogo ai box dei Graziani. Subito. – disse Zaccheo con un tono imperioso che raramente aveva.


Lo sapeva la terraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora