Capitolo XIV ~ Kiss me slowly.

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"Può un bacio,

cambiare il battito di un cuore,
sciogliere la sua resistenza?"
- Gaito C.A.


🌑🌒🌓🌔🌕🌖🌗🌘🌑

Le pareti erano colorate. Come se qualche colore avesse potuto ravvivare quel posto.
L'infermiera bussò alla porta della stanza, Alice la guardò di sottecchi. La donna aveva un vassoio, un po' di cibo, acqua e delle pillole erano posti sopra di esso.
Non le era stato permesso di tenerle in camera, non la ritenevano ancora sufficientemente pronta.

«Come si sente oggi, signorina Parker?» domandò la signora.

"Come si sente oggi, signorina Parker?",
"Ha dormito bene, signorina Parker?",
"Ha preso le pillole, le ha davvero ingerite?".

Sempre le stesse domande, tutti i giorni. Alice era oramai stanca di stare rinchiusa lì dentro, dove, anche solo cercare di andare alla toilette da soli era una missione impossibile.
Dovevano andarci anche con la porta aperta mentre un infermiera rimaneva a controllare, altrimenti niente.

«Mi sento come al solito Greta», sospirò.

La donna sembrò in procinto di dire qualcosa, ma poi si bloccò. Alice lo capì e la fissò finché non cedette.

«Oggi è passata una persona per lei, signorina», ammise sottovoce, quasi come se avesse paura di rivelare l'aneddoto alla ragazza.

Alice strinse le lenzuola del letto tra le dita. Stava tremando, ma trovò il coraggio di chiedere di chi si trattasse.

«È sempre lo stesso ragazzo, dice di dover parlare con lei, sembrava così...»

«Greta, basta. Sai che non voglio vederlo né parlare di lui», le ricordò.

Greta annuì e dopo aver posato il vassoio sul letto della giovane, uscì dalla camera.

Alice poggiò nuovamente la nuca sul cuscino e guardò il soffitto, aveva sempre avuto quel vizio. Quando le cose andavano male - cioè sempre - o quando si trovava in difficoltà, volgeva lo sguardo verso l'alto.

Che ci faceva lì? Perché non la lasciava semplicemente stare? Non aveva fatto abbastanza?
Chiuse gli occhi e si abbandonò ai ricordi.

🌕🌖🌗🌘🌙🌑🌒🌓🌔

Erano passate settimane dalla volta in cui Alice e Luke si erano rivelati l'un l'altra.
Hemmings era un tossicodipendente e la cosa non avrebbe dovuto sfiorarla, invece quella rivelazione, l'aveva scossa nel profondo.
Ogni volta che vedeva Luke tremare, sudare, ogni volta che scompariva o non si presentava per giorni a scuola, lei andava direttamente nel panico totale. La voglia di andare da lui e dirgli la verità era tanta, ma: "Chi sono io per dirgli di smettere di drogarsi?", aveva pensato.
Dopotutto, sicuramente ci avevano provato altre persone prima di lei e se non erano riuscite loro nell'intento, non vedeva come potesse farci qualcosa.
Alice in quel momento stava fissando il ragazzo. Luke era steso sul prato del parco abbandonato dove la combriccola era solita andare quando non vi era nulla di meglio da fare.
Le braccia dietro la nuca, le gambe chilometriche incrociate e gli occhi rivolti verso l'alto.
Non aveva quasi aperto bocca durante le ultime tre ore.
Per un attimo distolse lo sguardo dal cielo e la guardò.
Le sembrò di essere stata trafitta da una serie di lame affilate. Chiuse fortemente le mani intorno ad un pezzo di panchina, il cuore aveva preso a battere all'impazzata.
Luke le regalò un sorriso che non riuscì a ricambiare.
Che cosa le stava succedendo?
Non che per Alice non sorridere fosse qualcosa di strano, anzi, in tutta quella situazione, l'unica cosa nella norma era stata non riuscire a ricambiare un sorriso.
Erano rari i sorrisi della ragazza.
Alice si alzò di scatto, non riuscendo a sopportare quel turbine di emozioni e si diresse verso le altalene che viste da lontano incutevano una certa inquietudine.
Prese posto su una delle due altalene ed iniziò a dondolarsi con i piedi fasciati dalle converse che si portava dietro da sei anni.
I pensieri della ragazza vennero interrotti dal cigolio dell'altalena al suo fianco.
Sobbalzò appena.
«Paura?»
Alice stava per rispondere per le rime, dicendo che no, non aveva avuto paura e che il biondo innanzi a lei era un idiota patentato.
Ma Luke le stava regalando uno dei suoi sorrisi sornioni e allora Alice stette in silenzio.
Riprese a dondolarsi con i piedi.
Alice alzò gli occhi al cielo e si fece scappare un ghigno, quasi impercettibile.
Quando si voltò verso il biondo, quest'ultimo la stava guardando, sbalordito.
«Fallo spesso», le suggerì.
«Fare spesso cosa?», domandò confusa.
«Sorridere. Sorridi spesso.»

Quella sera Hemmings era decisamente strano. Alice ormai si era abituata al suo umore altalenante con seri accenni di disturbo della personalità multipla e bipolarismo avanzato, ma aveva subito attribuito tale comportamento all'abuso di sostanze stupefacenti e alcool.
Invece, in quel preciso momento, capì che Hemmings era fatto così.
Poteva alzarsi una mattina con la luna storta e decidere che gli stavi sulle palle;
Poi, invece, c'erano giorni come quelli, in cui era silenzioso e pensieroso. Durante quei giorni Alice avrebbe voluto riuscire ad entrare nella testa del biondo.

«Lucas, ma che cosa ti prende stasera?», chiese, guardandolo di sottecchi.

«Come sta tua madre?»

Alice sospirò e capì che Luke quella sera non le avrebbe detto niente riguardo al suo comportamento.

«Ha ripreso a lavorare. Le ho detto che se non lo avesse fatto sarei scappata di casa», lo informò.
Il ragazzo annuì.
«E tuo padre? Si è più fatto vivo?»

Una serie di brividi percorsero la schiena di Alice facendole sbarrare gli occhi.

«No.»

Sentiva ancora gli occhi del biondo addosso, la pelle della ragazza bruciava al solo pensiero.
L'altalena al suo fianco smise di cigolare, segno che Luke si era alzato. Ne ebbe la conferma nel momento in cui lui si piegò sulle ginocchia e se lo ritrovò innanzi agli occhi.
Alice stava per ribattere, chiedendogli cosa diavolo stessa facendo, ma non ebbe il tempo di farlo.
Luke la baciò, in maniera lenta, dolce, massacrante.
La ragazza spalancò gli occhi, non capendo cosa stesse succedendo quella sera.
Il cuore riprese a battere ad una velocità che non presagiva nulla di buono.
Quando il biondo si allontanò, lasciandola letteralmente basita, gli occhi di Alice annegarono nel mare in tempesta di quelli di Luke, ancora di fronte a lei.
Si sfiorò le labbra.
«E questo per cos'era?», domandò quando ritrovò la facoltà della parola.
Scrollò le spalle.
«Non lo so. Mi andava di farlo» rispose semplicemente.
«Fatti dire che sei strano Hemmings.»
«Ed è per questo che ti piaccio da impazzire, Parker», le fece l'occhiolino.

Pure Heroin ~ L.H Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora