Capitolo IV ~ Giochi o non giochi?

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"Chi gioca troppo con il fuoco
rischia di bruciarsi
e siamo bravi a cadere
ma il problema è rialzarsi."

- Rocco Hunt, Ho Scelto Me.

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Alice's Pov

Ghiaccio.

In quel modo Luke Hemmings aveva definito i suoi occhi. La ragazza inizialmente aveva creduto di aver sentito male, poi lui lo aveva ripetuto ancora. Avrebbe voluto urlargli 'Tu di me non sai un cazzo'. Avrebbe voluto dire 'Gli occhi sono lo specchio dell'anima', ed era proprio così.

Alice aveva iniziato a convincersi di averla seriamente, un'anima ghiacciata. E non solo. Tutto, dentro lei, sembrava ormai congelato. Non riusciva a provare sentimenti che non fossero odio, tristezza, rabbia o rancore. E agli altri, di sentimenti, neanche ci credeva più.

Erano passati due giorni da quando Luke aveva minacciato fisicamente Alice. Non lo aveva più parlato, anzi, lo aveva evitato deliberatamente o semplicemente, faceva finta che non esistesse. La cosa il biondo non sembrava averla presa molto bene. Continuava a fissarla da lontano, ma di scuse da parte sua, nessuna traccia.

Anzi, cercava di darle fastidio in tutti i modi possibili e immaginabili. Continuando a chiamarla 'Ice', continuando semplicemente a chiamarla, avvicinandosi a lei sperando in qualche parola, giocando con i capelli della ragazza esattamente come in quel momento. Tutte cose che ad Alice avrebbero fatto girare le cosiddette palle, se solo le avesse avute. Strinse la mano intorno al banco cercando di trovare la forza di non girarsi e fare una scenata davanti tutta la classe e alla brutta e grassa professoressa di matematica che sembrava odiarla. Allora Alice faceva 'specchio riflesso' e la odiava a sua volta.

- Signorina Parker, potrebbe onorarci della sua attenzione o ritiene la lezione fin troppo noiosa? - le domandò acidamente quell'insulsa megera. Alice era sicura avesse all'incirca ottocento gatti a casa a farle compagnia, anche perché, una come quella, il marito non lo trovava di certo.

La coscienza di Alice le gridava 'Scusati e poi stai zitta', ma lei non sarebbe stata lei se l'avesse ascoltata e quindi - Beh, di certo non posso affermare che la sua voce sia tra quelle che gradisca di più, anzi, e la lezione potrebbe comportare più problemi matematici e meno suoi personali perché, francamente professoressa, a me non può fregarne di meno se uno dei suoi gatti ha il mal di pancia. Però, infine, non credo di potermi lamentare.- Alice sorrise alla donna, la quale, aveva aperto talmente tanto la bocca che per poco la sua mascella rischiava di sfiorare il pavimento.

La professoressa, poi, divenne tutta rossa - Parker, alla lavagna, subito! - urlò contro la ragazza.

Alice svogliata si alzò dalla sedia, poteva sentire le stupide risa di Hemmings alle sue spalle. Aveva una gran voglia di tirargli un pugno sul naso e rovinare quel viso angelico con le sue stesse mani. Che poi era colpa sua se la sua ira repressa si era riversata contro la donna che ora si trovava innanzi a lei.

La megera le dettò i dati di uno dei problemi più difficili del libo, sorridendole malignamente credendo che Alice avrebbe avuto difficoltà nello svolgerlo.

Mossa sbagliata, tesoro.

Alice, seppur non amasse particolarmente la matematica, anzi, seppur odiasse la matematica poiché richiedeva costante studio e una costante pratica per non perderci la mano, era sempre stava brava. Fin troppo brava, e neanche si applicava più di tanto. Come del resto, lo era in tutte le materie. Non amava particolarmente studiare, ma era molto curiosa e allora le capitava spesso di informarsi sulle cose più svariate, inoltre, possedeva un'ottima memoria e ci metteva poco a studiare le cose.

Pure Heroin ~ L.H Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora