Quando tutto ebbe fine

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Non pensiamo mai che quello che diamo per scontato possa ad un certo punto cambiare, stravolgersi fino a crollare. Ci sentiamo sicuri all'ombra delle nostre convinzioni, al riparo della normalità.

Marco ripeteva queste parole, mentre continuava a cambiare canale.

In realtà sembrava che nulla cambiasse sullo schermo, ogni emittente trasmetteva la medesima trasmissione. Si trattava del solito, ennesimo telegiornale, un'ultimora in diretta da dove qualche giornalista cercava di portare a casa una promozione raccontando la situazione da un punto di vista migliore, o aggiungendo qualche stupido particolare alla tristezza degli eventi.

Marco non li ascoltava, rapito dalle immagini confusionarie: ritraevano strade, palazzi e persone, tante persone.

Sembravano i video di qualche anno prima, in cui i paesi medio orientali venivano mostrati agli occhi dell'occidente, con le strade devastate e impregnate di gente, di fumo e di disperazione.

Ma quelle non erano le strade di Baghdad o di Kaboul, erano quelle di New York, di Londra, di Berlino e di Roma.

Tutte le grandi città del mondo si stavano ribellando, in un tumulto di anarchia e degenero totale.

Il bersaglio non erano quelli che contavano, quelli che suo padre identificava come gli artefici di tutto, i carnefici della razza umana. No, loro se ne erano già andati da qualche tempo.

"È più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio", Marco ricordava questo passaggio della Bibbia. Lo aveva letto da piccolo, quando andava al catechismo, obbligato da quelle tradizioni sociali difficili da sradicare.

«Entrare nel regno di Dio forse no, ma uscire da questo mondo, quello si», sussurrò fra sé e sé, mentre si alzava dal tavolino del salotto.

Si mosse di pochi passi per raggiungere la piccola cucina, aprire il frigo e prendere una lattina di birra. Era calda.

Non sapeva per quale motivo continuasse a metterle li dentro, forse era la forza dell'abitudine. Dopotutto, il frigo non andava da oltre un mese.

La TV invece poteva contare su una batteria, e accendendola solo pochi minuti al giorno riusciva a farla durare quanto bastava per arrivare al suo turno alla stazione di ricarica li vicino.

Le stazioni di ricarica... quando cazzo era cambiato il mondo negli ultimi anni.

Si ricordava quando tutto aveva avuto inizio, o per meglio dire quando tutto aveva cominciato a crollare.

Aveva ancora il suo lavoro, la sua macchina e la maledettissima luce in casa. Quella era una delle cose che gli mancava di più.

Dopotutto erano in molti ad aver presagito che la fine sarebbe arrivata. Nessuno avrebbe però scommesso che il tempo a loro disposizione fosse così poco.

O forse qualcuno si.

Quelli che se ne erano andati, lo avevano progettato da tempo, avevano studiato tutto. Chissà cosa sapevano in più, cosa avevano tenuto nascosto: dopotutto, la verità non è una cosa per tutti.

Ritornò nel piccolo salotto per spegnere la TV; la voce del telecronista annunciava la fine della civiltà.

"Sai che novità", aggiunse Marco.

Second EarthWhere stories live. Discover now