10. Luce

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Quando il giallo sipario si alza, io sono dietro alle quinte insieme a Didì.

Si sentono dei passi nel buio e c'è qualcuno con una lanterna che cammina.

La luce aumenta a poco a poco, insieme alla musica di un clavicembalo, che ripete lo stesso leggero motivetto in contrasto con il buio solenne.

In scena si distinguono delle gabbie di metallo.

Avvinghiate alle sbarre ci sono delle ragazze, vestite anche loro con corsetti e autoreggenti a righe.

Luce è al centro del palco, seduta su una sedia a rotelle.

Porta un copricapo strano in testa, che le forma una specie di cresta di capelli cotonati e piume. Vedo che le sue mani sono legate con una pesante catena di ferro.

Quando apre bocca e inizia a cantare, sento che ha una voce strana, forte, che a volte stona, ma non capisco se sia l'emozione a farglielo fare.

Lei canta e guarda in alto.

Il fuoco che le invade gli occhi sembra svuotarla.

Canta e un gelo si sparge per l'intera platea che pare immobilizzarsi.

Poi la ragazza allunga le braccia, cercando di raggiungere le mani delle ragazze che si agitano fuori dalle piccole gabbie.

Anche Didì sembra irrigidirsi al mio fianco, e solo quando mi accorgo delle parole della canzone, capisco cosa sta accadendo.

La canzone parla del Sanatorio del Litio.

Parla delle torture compiute in silenzio, dell'agonia che consuma le ossa, della solitudine che non chiede altro che divorare il tuo nome. Parla delle pillole che si ingoiano per dimenticarsi di sé e delle vasche di acqua gelata in si cerca di uccidere i sogni. Parla dei demoni che senza pietà stringono bende di chiodi intorno ai nostri occhi per non farci più vedere l'anima del mondo.

Ed è a quel punto accade qualcosa di spaventoso.

L'ombra di Luce si solleva ondeggiando dalle assi di legno, pulsa. Un grande sorriso si allarga nel suo nero. Assomiglia a una di quelle maschere veneziane, con il naso lungo e pare indossare anche lei un copricapo, ma a raggiera, fatto di cucchiaini lunghi e tremanti.

Le braccia dell'ombra avvolgono Luce. Gli artigli ricurvi la accarezzano piano, con una delicatezza affilata, mentre lei tiene gli occhi chiusi e alza le mani sempre più in alto.

La sua voce trema e poi a volte scompare spezzata da troppa emozione.

Nel teatro si leva un brusio sempre più intenso, ma lei continua, la sua voce sempre più forte, a sovrastare gente pietrificata sulla sedia che non sa cosa fare e altre persone che se ne vanno indignate.

Poi vedo la fine.

Vedo il viso di Luce rigato dalle lacrime e allora le urla seminano il panico e il teatro si illumina a giorno. L'ombra ora è arrivata a toccare il soffitto e insieme alle unghie ci sono anche delle zanne affilate a stridere sul suo collo.

Altre urla.

Stavolta sono di Miss Mechanical, che dall'altra parte delle quinte si tiene il petto come presa da un malore; sono le urla di Didì che cerca di correre da Luce, ma viene fermato. Sono forse le mie, che, come ultima cosa, vedo Luce fare un ultimo grande respiro prima di essere buttata a terra dall'ombra che si abbatte su di lei entrandole dentro.

Pietrificata, resto a guardarla mentre si aggrappa alla sedia a rotelle, per alzarsi piano, a fatica. La vedo con i capelli scompigliati e il mento in alto, lo sguardo fiero davanti a sé, verso il balcone della Regina Bipolare, mentre le lacrime continuano a scenderle in una vendetta che corrode.

Nel silenzio assoluto si sentono solo i suoi singhiozzi esplodere violenti in gola.

Luce piange.

Piange così tanto che forse allagherà la stanza. Piange liberandosi dalle pesanti catene, piange con quella ribellione assoluta che hanno solo le stelle spezzate.

Poi accade velocemente.

Qualcuno mi strattona via e un forte colpo sulla testa mi trascina con violenza nel buio.


♥♥♥

Ciscandra - Il Mondo Bipolare || 1° LibroWhere stories live. Discover now