CAPITOLO 13

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Era così invitante. La lama un po' seghettata luccicava ai raggi del sole, il manico di legno tirato a lucido. Lo fissava seduto dalla parte opposta, torturandosi le unghie. Si morse il labbro.
Se non lo avesse dato a vedere, Eren non se ne sarebbe mai accorto.
Anche sua madre faceva così quando era triste, l'aveva vista. Lo passava sul polso destro perché era mancina, e ogni taglio sembrava rilassarla. Dopo sorrideva come sempre.
"Anche io... voglio sorridere..."
Era così invitante...

**********

Era seduto sul letto e parlava con il suo amico. Era venuto lì per consegnare i compiti ad Eren ed aiutarlo con quella maledetta Algebra.
Lo aveva presentato al moro, ma lui si limitò solo a stringergli la mano.
Si sentiva malissimo. Come gli era venuto in mente, di tirargli uno schiaffo? Sapeva più di chiunque altro quanto fosse brutto sentirsi disprezzati. Ora era nel salotto: si domandava cosa stesse facendo.
Armin gli schioccò le dita di fronte.

-Eren... sembri triste, c'è qualche problema?- Il castano sviò lo sguardo, annuendo.
-... abbiamo litigato... io e Levi.- Non aveva problemi a confidarsi con il biondino, era uno dei suoi migliori amici, lo conosceva sin dai tempi dell'Asilo.
-Lui mi ha rimproverato e io... io gli ho dato uno schiaffo. Sono tre giorni che non mi parla.- Gli occhi si inumidirono.
-La cosa migliore sarebbe chiedergli scusa.- Spiegò il ragazzino, sorridendo.
-Ma dubito che con tutto l'orgoglio che hai ci riusciresti...- Constatò infine.
-Dai tempo al tempo. Ora vado, si è fatto tardi.- In effetti, erano già le cinque passate. Eren lo accompagnò all'uscita. Levi era andato in camera sua.
Si chiuse in bagno.
Finì a terra, le mani sul viso, tentando di fermare le lacrime.
Era vero.
Era troppo orgoglioso per chiedere scusa.
E Levi forse troppo orgoglioso per perdonare.

**********

Era davvero bello. Però lo faceva piangere. Aveva preso uno straccio vecchio per non sporcare, si era chiuso in camera e si era rigirato il coltello fra le mani per venti minuti buoni, prima di provare.
Ogni taglio lo faceva su entrambi i polsi. Prima uno, poi l'altro. Ogni goccia di sangue, un problema in meno. Se sarebbe stato veramente così, avrebbe già perso le braccia da un pezzo.
Dopo mezz'ora  si fermò.
Gli mancavano le forze, vedeva doppio. Afferrò delle bende che aveva preso per precauzione e le rigirò sui suoi polsi come meglio poteva. Deglutì: era quasi ora di cena. Prese la felpa rossa di Reiner: era larga, gli copriva sia i polsi che le mani.
Eren lo chiamò.
Nascose tutto sotto al letto, nell' angolo tra il muro e il comodino.

-Oggi, lasagne e polenta!- Sembrava sempre così felice quel moccioso. Sembrava non aver alcun problema, che avesse la vita migliore del mondo.
Ma non poteva giudicarlo così, ognuno ha un passato oscuro, un segreto che va mantenuto tale nei meandri dell'anima. Solo qualcuno di veramente speciale potrà scoprirlo, comprenderlo senza alcun tipo di pregiudizio e condividerlo con il protagonista, di quell'orrendo passato.
Si accomodò al suo solito posto, avvicinandosi il piatto. La polenta formava piccole nuvolette di fumo di fronte agli occhi del moro, che annusava quel curioso pasto. Non aveva mai sentito parlare delle "lasagne": erano buone? Non lo sapeva e non voleva scoprirlo. Si sentiva un gran peso sul petto, all'altezza del cuore, e gli faceva male. Sentiva che stava sbagliando qualcosa, ma non sapeva cosa. Strinse la forchetta e il coltello tra le dita, tremando.

-Perché...- Eren lasciò la forchetta sospesa a metà. Dopo tre giorni, risentiva finalmente la sua voce. Ma era diversa da cone la ricordava: sembrava così roca.

-Perché non riesco ad essere felice?- Sussurrò il moro fissando il suo piatto. La forchetta cominciò a congelarsi.
-Non sorrido mai... sono noioso!- Eren si alzò, dirigendosi verso il semidemone per tenergli le spalle.
-... scusami...- Fece lasciando le posate, tirandosi un po' su le maniche. Il castano sussultò.

-No, no, no. Non... non dire così! Non sei noioso!- Cercò di consolarlo, girandogli la sedia per vederlo in faccia. Le occhiaie erano molto più visibili del solito. Non dormiva da giorni.

-Lo hai detto tu... che sono noioso... e non rido mai...- Gli mostrò le bende sui polsi, singhiozzando.
-Quindi mi sono arrabbiato... vedi?- Il castano scosse la testa, abbassando le braccia del moro e prendendo il suo viso fra le mani.

-Scusa, scusa, scusa! No dirò più cose del genere! Questo è il tuo carattere, non puoi cambiarlo solo per farmi felice, ok?- Levi poggiò le sue mani su quelle di Eren, scoppiando a piangere.

-Però... io ti ho fatto arrabbiare, tu mi odi! Mi hai picchiato perché mi odi! Anche Kenny mi picchiava per questo!... e anche... gli abitanti del villaggio...- Eren era più confuso che mai.
Come gli era venuto in mente? Lui non lo odiava, non ci sarebbe mai riuscito. Quali abitanti? Il vecchio villaggio di Shiganshina cosa c'entrava? Levi era stato picchiato da piccolo? Più ci pensava, più la testa gli faceva male. Chi aveva picchiato il suo semidemone? L'avrebbe preso a pugni, gliel'avrebbe fatta pagare amaramente!
Passò i pollici sulle guance del moro, per asciugargli le lacrime.
Tirò su col naso. Aveva iniziato a piangere anche lui.
Fece passare le braccia dietro al collo del semidemone, abbracciandolo.

-... basta. Adesso, mi fai vedere quei tagli, così li disinfetto.- Il moro si staccò ed iniziò a togliersi le bende.
Mancavano pochi giri, quando si bloccò.
-Eren...- Il castano lo guardò. Alzò lo sguardo, che era ritornato alla sua tipica freddezza in un batter d'occhio.
-Dopo ti misuri la febbre e domani resti a casa!- Concluse atono. Eren rise e prese le bende di Levi, per finire di togliere le fasciature. S'incupì subito dopo: erano molti di più di quanti se ne aspettasse. Andò a prendere l'acqua ossigenata, un panno pulito e morbido ed altre bende.
Pulì i tagli cercando di fare il più delicatamente possibile, anche se il moro non fiatava. Era troppo stanco per parlare.
Risistemò meglio le nuove fasciature e diede un piccolo bacio sulla fronte del semidemone non appena ebbe terminato. Lui non si mosse.
Eren lo guardò meglio e rise.
Come era riuscito ad addormentarsi in nemmeno dieci minuti, era un mistero. Lo portò in camera e lo mise sul letto.
Si fermò sul luscio della porta, osservandolo.
Quasi, quasi...
"... ma sì, che male c'è?"
Si riavvicinò al moro e si chinò, a pochi centimetri dal suo viso. Pose fine a quella poca e snervante distanza tra le loro labbra, unendole in un bacio casto ma colmo d'affetto e d'amore. Sì, lo amava, ci poteva mettere la mano sul fuoco. Ma non se ne stupì più di tanto, del fatto di amare un altro uomo: lui non si era mai veramente preoccupato del suo orientamento sessuale, e nemmeno gli interessava. A lui bastava qualcuno da amare.
Dopo quel bacio, Eren rimase sorpreso nel notare che Levi stava ancora dormendo.
Fece pochi passi e si fermò ancora.

"... solo un altro."

"... uno... poi basta..."

"Questo è l'ultimo... giuro!"

Ne era diventato dipendente.
Che infantile...

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SHISH! OwO
Levi: Ammettilo: non avevi nulla da scrivere.
B-beh... E CON QUESTO?! >^<
Levi: ... no, niente.
Beneh! Visto che Levi ha ragione, votate e commentate, oppure vengo di notte a casa vostra e vi solletico(?) il cane a sangue! ^.^
Levi: Adorabile...
Zittoh!
Che la Nutella sia con voih!

DEATH! \('.^)~<3

P.S. Ho ristrovato la SIM! ewe

Io Non Provo Amore! ||EreRi||Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ