CAPITOLO 10

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Aveva continuato a picchiarlo e ad insultarlo per ore, ormai era l'alba, ma di Eren nessuna traccia.
Che si fosse dimenticato di lui? Che non gliene fregasse nulla?
Non aveva più lacrime da versare oramai.
Si era arreso, aveva ceduto e si era fatto picchiare ed anche violentare da Kenny. Non gli interessava più nulla. Quel vecchio disgraziato aveva ragione: era soltanto un inutile mostro, a causa del quale sua madre era morta.
"È solo colpa mia", ormai gli era rimasto impresso.

I vetri che erano rimasti attaccati alla finestra facevano riflettere la luce del sole sul pavimento, dove il ghiaccio si era sciolto tempo prima.
Levi aveva fame e sete, il petto ed i muscoli, oltre che per i calci, dolevano a causa della maledizione.
Ma un mostro come lui non si meritava nemmeno un bicchier d'acqua.

Socchiuse gli occhi grigi e stanchi, quando una nuvola si scostò dal sole chiaro del mattino.
Vide l'uomo ronfare su una catasta di casse blu e verdi.

-Aiu-aiuto... A-AIUTO! AIUTATEMI!- Kenny sobbalzò, innervosendosi nel sentire il moro urlare.
Gli andò di fronte, inginocchiandosi alla sua altezza e tappandogli la bocca con una mano, mentre l'altra abbassava la zip dei pantaloni. La infilò nei boxer, per l'ennesima volta in quelle ore, ignorando il moro che si dimenava.

Voci.
"Ho sentito urlare, agente! E poi la finestra si è rotta, agente!" Diceva una voce maschile.
Poi altre voci rispondevano in modo autoritario e dei passi si avvicinavano.
Un sottile spiraglio di luce entrò nel capannone, andandosi a fare più spesso quando delle figure in divisa spalancarono del tutto il grande portone.

**********

-Pronto?!....... Eren Jeager, vorrei denunciare la scomparsa di una persona............ n-no, non..........ma! No aspetti!- Riattaccò. L'ottava volta in una sola mattinata, sempre con la stessa risposta.

"Aspetti 24 ore. Non 21!" Precisini. Perché dovevano essere peggio degli orologi svizzeri?
Eren vedeva doppio dalla rabbia e dalla paura. Levi non era un tipo da sparire nel nulla, così senza preavviso.
Titan zoppicava un poco, ma sembrava star bene. E Levi?
Il telefono squillò.

-Sì?.......... sì, sono io!...........ARRIVO!- Prese la collana, il suo giubotto e quello del semidemone. Titan non sarebbe potuto venire, era un ospedale.

Una signorina in camice bianco scriveva velocemente su una cartellina nera. Aveva dei capelli rossi a caschetto e sul suo candido camice sfoggiava una spilletta con su scritto il suo nome.

Petra Ral
Infermiera

Lo spalancarsi della porta in vetro ruppe il silenzio tipico di quel piccolo ospedale. Un ragazzo dalla zazzera castana e dai grandi occhi verdi entrò col fiatone, afferrando per le spalle la povera infermiera.

-CERCO LEVI ACKERMAN!- La ragazza strabuzzò gli occhi un po' spaesata.

-E-ehm... il tuo nome, prego?- Fece sorridendo.

-Eren. Eren Jeager. Mi avete chiamato.- La rossa capì.

-Oh! Cerchi il paziente che è arrivato poche ore fa?- Il castano annuì.
La ragazza gli fece cenno di seguirla, mentre si avviava in un corridoio bianco/azzurro.

-Sono preoccupata, sai? È disidratato, il tuo amico. Quando è arrivato, non ci ha detto il suo nome. Continuava e fare: "Dov'è Eren?"- Il castano arrossì.

-Come avete fatto a contattarmi?-

-Beh... qui in giro di nomi tedeschi ce ne sono pochi.- Eren annuì.

Petra bussò ad una camera, lasciando poi spazio al castano.
Aprì la porta e il suo viso s'incupì un po': Levi era lì, non sano ma salvo, con una flebo attaccata al braccio destro e lo sguardo stanco e inquieto.

La rossa se ne andò, a quel punto, lasciando da soli tutti e due.

Il moro non sembrava essersi accorto della presenza dell'altro. Guardava le lenzuola distratto.

-... Levi- L'interessato si voltò veloce verso il suo interlocutore.

-OH, LEVI!- Eren corse da lui, abbracciandolo e piangendo felice, carezzandogli i capelli spettinati.

-Eren...- Ricambiò l'abbraccio timidamente, rendendosi poi conto chi fosse veramente quella persona. Affondò il viso pieno di lividi e cerotti nel petto di Eren, singhiozzando.

-T-ti eri s-scordato di m-me!- piagnucolò.

-Non è vero! È tutta colpa della legge!- Gli coccolò la schiena dolorante.
"Non potrei mai scordarmi di te..." Stava per dirlo, ma si trattenne.
Lo strinse ancora di più, staccandosi subito dopo quando Levi mugugnò di dolore.
Non era abituato ad avere un ago nel braccio.

Il castano si sedette sul materasso bianco del letto, facendo poi poggiare la testa del moro sulle sue gambe.

-Dormi- Il moro scosse il capo.

-Non dirmi che non sei stanco! Si vede lontano un miglio che hai bisogno di dormire!-

-Non voglio-

-Come mai?-

-Se... Kenny ritorna?- Levi guardò la chiave che ciondolava dal collo del castano.
Lui sorrise.

-Ti proteggerò io! Resterò qui con te fin quando non ti risveglierai!- Il moro allora annuì, chiudendo gli occhi lentamente, addormentandosi con Eren che gli coccolava la fronte.

-... alzati...- aprì un occhio.
-... devono fare dei controlli...- Il moro lo guardò male, alzandosi.
Si rese conto di non aver più quella siringa nel braccio.

-Te l'hanno tolta. Dormivi così profondamente che non te ne sei accorto.- Gli sorrise, e in quel momento entrò un uomo di mezza età con un camice bianco.

-Ah, ben svegliato! Ora devo fare dei controlli, poi potrai tornare a casa con tuo cugino!- Levi guardò Eren stranito.

Il medico fece togliere la maglia al moro.
Il più piccolo arrossì, spalancando gli occhi e mettendo le mani davanti alla bocca [Come Gou di Free!], alla vista del fisico asciutto dell'altro.

Giurò che in quel momento lo trovò molto più bello di tutte le ragazze della sua scuola, di tutte le ragazze che conosceva.

"C-così... bello...".
Il medico controllò i lividi violacei sul petto del ragazzo con fare esperto, poi la piccola ustione provocata dalla sigaretta e l'occhio destro, il quale era gonfio e letteralmente nero.
Quando però il dottore passò alle cosce e alle gambe in generale, il moro s'irrigidì e si scostò.

-N-no...- L'uomo allora si alzò, sorridendo.

-Hai davvero una grande resistenza. Probabilmente, qualche altro calcio al petto, e due o tre costole si sarebbero rotte.- Il medico consentì al moro di rivestirsi, mentre Eren si riprendeva.

Dopo che firmò vari fogli, Levi si diresse dal più piccolo zoppicando.

-Sicuro di non volere una sedia a rotelle?-

-Cosa? Quella trappola con le ruote? Te lo scordi.-

-Ma...-

-Ho detto di no. Andiamo a casa nostra, questo posto puzza.-

Non la definiva più solo un "rifugio temporaneo". Ormai era casa sua. Sua e di Eren, e nessuno gliel' avrebbe portata via, ora che era felice. Sì... era felice, grazie a quel moccioso impertinente.

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Sono. In fottuto. Ritardo.
Ma dettagli u.u
Mi hanno portato dei biscotti fatti in casah! OwO
Io adoro i miei zii!
Apparte questo... che ne pensate del capytolo?
Ci vediamo, babbani! Che la Nutella sia con voi!

~Chu~ >.<

Io Non Provo Amore! ||EreRi||Where stories live. Discover now