Capitolo 11

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Il tragitto verso casa è stato piuttosto silenzioso e ora, mentre saliamo le scale per andare in camera mia, la tensione ha la meglio su di me.

Perchè ha voluto venire qui? È la domanda che mi attanaglia il cervello da quando è salita in macchina con me.

Quando arriviamo in camera mi tolgo la giacca e mi siedo sul letto, e lei fa lo stesso.

Si siede accanto a me e posso sentire il battito del mio cuore accellerare.

Se ci fosse un modo per rallentarlo diamine, lo farei, ma non si possono fermare e combattere le emozioni, non quando sono così forti e tangibili e chiare.

Ci sono voluti giorni per accettarlo, ma va bene così.

È come svegliarsi un giorno e pretendere di avere il potere di fermare le onde del mare, pretendere di andare contro la natura.

Il fatto è che io ora mi sveglio e mi arrendo ogni giorno un po' di piu'; mi arrendo sempre un po' di piu' a lei.

Probabilmente se non mi fossi arreso adesso sarei in questa camera da solo, con il mio pianoforte e l'unico linguaggio esistente per me, l'unico che conosco: la musica.

Forse la mia paura piu' grande in questo momento è che lei abbia capito, che abbia capito come stanno le cose, e questo vorrebbe dire che il nostro rapporto è compromesso ancora prima di iniziare.

Le mie paranoie hanno una fine quando per l'ennesima volta, posa una mano sopra la mia.


"Sei sempre così o è solo oggi?"

"Così come?" chiedo.

"Strano, e piuttosto silenzioso."

"Non mi conosci ancora?"

"Non abbastanza da poterti descrivere."

"Io penso che invece sai anche troppo di me, solo hai paura di dimostrarlo."

"Dimostrare cosa?"

"Dimostrare che mi conosci."

"Perchè dovrei aver paura di dimostrare che ti conosco?"

"Perchè ci conosciamo da poco, e questo vorrebbe dire ammettere di avermi osservato troppo."

"Mi incuriosisci." alzo di scatto lo sguardo dopo le sue parole, lei mi guarda a sua volta e se ho una fitta al petto è solo perchè probabilmente tra due minuti avrò un infarto.

Sicuro.

Si.

"Devo chiederti una cosa importante Ale." l'ombra di un sorriso si forma sulle mie labbra.

"Dimmi."

"Soffri il solletico?"

la sua risata riecheggia nella stanza e prima che possa accorgermene si lancia su di me.

"La miglior difesa è l'attacco!" ride mentre mi pizzica i fianchi, e senza che me ne renda conto, è a cavalcioni su di me.

I suoi capelli mi solleticano il viso e il suo profumo mi invade le narici, mentre ridiamo.

Poggio le mani sui suoi fianchi e la guardo.

Il bisogno che ho di lei è talmente forte che potrei fare qualsiasi cosa stupida da un momento all'altro.

Lei diventa improvvisamente seria ma non si sposta.

Poggia la testa sul mio petto, e sono sicuro possa sentire il mio cuore battere un po' piu' veloce e forte.

"Cri"

"Mh."

"Vorrei... vorrei stare sempre così." il mio cuore riprende a battere furiosamente e non ci sono dubbi che lei ora se ne sia accorta.

"So che è una frase forte, ma quando sto con te, quando sto con te sono me stessa. Non ho bisogno di fingere nè di parlare, non ho bisogno di indossare una maschera. "

Non rispondo, ma la stringo un po' piu' forte.

"Grazie." dice, e sembra che tutto dentro di me stia per esplodere.

Ricordo i miei pensieri sulle scale di scuola poco fa, quando ho realizzato che siamo solo amici, e che non posso andare troppo oltre, non ora, non così.

Quando ho realizzato che devo fare un passo indietro, anche se mi costerà troppo.

Mi costerà tanto vederla con lui, mi costerà tanto rimanere distaccato, mi costerà tanto fingere, perchè io non so fingere.

Qualsiasi cosa ci sia, qualsiasi, tra di noi, non posso permettermi di distruggerla in partenza. Non posso permettermi di rompere questo equilibrio precario.
Stiamo abbracciati così per un po', solo i nostri respiri a rompere il silenzio.

Lo squillo di un cellulare ci interrompe bruscamente dal nostro piccolo mondo.

"È Lele."
sembra quasi dispiaciuta quando lo dice, e io cerco di nascondere la delusione e l'irritazione.

"Devo andare Cris."  si alza da me e scende dal letto.

"Ti riaccompagno."

"No io.."

"Ti riaccompagno."

Non ho paura di affrontare Lele, se avrà qualcosa da ridire. Forse la verità è che voglio proprio affrontarlo.

Voglio vedere la sua faccia quando scoprirà che lei era con me.

Ed ecco che i miei buoni propositi vanno a farsi fottere.

Non posso permettere che il mio istinto prevalga sulla ragione; Non smetto di pensare che fino ad ora ho solo avuto pochi attimi rubati per stare con lei, e seppur voglia sempre di piu', non posso pretendere altro.

Non posso pretendere nulla a dir la verità.

Indosso la giacca e prendo le chiavi della macchina, sotto lo sguardo un po' perso di Alessia.

"Pronta?" interrompo i suoi pensieri.

"A cosa?"

"Ad affrontare il tuo ragazzo."

"Eh?"

"Non credo che sarà molto felice di vederti arrivare con me."

"Ne sei così sicuro?"

"Si."

"Beh ti sbagli, Lele non è quel tipo di ragazzo."

"Se la mia ragazza se ne andasse per stare con un ragazzo che mi sta sul culo non sarei sicuramente tranquillo."

"Beh quel ragazzo è mio amico." sorrido della sua risposta, e la guardo.

"Se ne farà una ragione." ancora una volta mi sorprende.

"Se ne farà una ragione." Le faccio eco, e non posso negare che la sua risposta mi è piaciuta, e tanto.

Lei non vuole rinunciare, non vuole rinunciare a questo.

E perchè dovrebbe? perchè dovrebbe rinunciare ad essere se stessa?

Sorrido, mentre ci dirigiamo verso la mia macchina.


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