Capitolo 39

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Le mie labbra sono sulle sue, di nuovo.

Il calore del suo corpo contro il mio mi fa venire i brividi, mentre mi appoggio alla testiera del letto, e la porto con me.

È su di me e non riesco a pensare a nient'altro, nient'altro può attirare la mia attenzione in questo momento, niente che non sia lei. Ogni volta mi sorprendo, perchè l'attrazione che ci lega, che ci fa combaciare ogni volta, è troppo forte, persino per me.

Tocco il suo corpo, e penso a quando le mie dita si legano all'unica cosa che amo: il pianoforte.
Io sono sempre arrabbiato, sono sempre taciturno, chiuso e combattuto, ma questa volta non posso esserlo. Non posso avventarmi su di lei con la stessa rabbia con la quale le mie mani toccano i tasti del pianoforte, e mi rendo conto che nemmeno lo voglio. Per quanto la desidero, non c'è niente, nemmeno un briciolo, della rabbia di prima, di prima di conoscerla. Non c'è rabbia in me quando le sono accanto. Ha portato via un po' di demoni e le sarò sempre grato per questo, ma dall'altra parte devo prendere in considerazione il fatto che anche se ora è libera, può sempre ripensarci, può sempre tornare da lui, in qualsiasi momento. Non mi aspettavo di arrivare a questo punto, non mi aspettavo lo lasciasse per me, anche se nel mio cuore sapevo l'avrebbe fatto. Vorrei dedicarle centinaia di canzoni, perchè è l'unico linguaggio che so usare, la musica. Vorrei dirle tante cose, ma non voglio perdere istanti preziosi, e in realtà, tra noi due, non c'è davvero mai stato bisogno di parlare molto. È sempre tutto così naturale e spontaneo che mi sento fortunato. Ho sempre spinto sull'accelleratore prima di incontrarla, ho sempre preteso e voluto anche troppo da me stesso, ed ora invece mi sono calmato. Non c'è quiete piu' bella della serenità che provo quando le sono accanto, quando sfioro il suo corpo e quando la bacio. Non voglio correre in nessuna direzione che non sia la sua. Ci stacchiamo per un attimo e vedo i suoi occhi fare un cenno d'assenso quando inizio a sbottonarle la camicia. Non lo so cosa stiamo facendo, ma non ho alcuna intenzione di fermarmi, a meno che non sia lei a chiedermelo. Mi sorride, mentre si sposta una ciocca di capelli dagli occhi, e prende a baciarmi il collo. È bello, è soddisfacente. È una sensazione che non ho mai provato prima, mi sento estremamente completo e in pace con me stesso, e non voglio che finisca. Come se mi avesse letto nel pensiero si stacca improvvisamente da me, e ci rimango piuttosto male, quando mi dà un ultimo bacio sull'angolo delle labbra e si riveste.

Non voglio forzarla a fare niente, così la guardo semplicemente, mentre riabbottona la camicia.

"Mi suoni qualcosa?" la sua richiesta nonostante tutto mi rende felice, e annuisco.

"Voglio prima un altro bacio però." sorride, mentre si protende di nuovo verso di me e mi bacia ancora, e dio, non ne ho mai abbastanza. Mai, mai, mai.

È sempre troppo poco per me, continuerei all'infinito, continuerei a baciarla all'infinito, e vorrei che per lei fosse lo stesso. Vorrei di piu', ma so che devo darle ancora tempo.

Ci alziamo dal letto e sento i suoi occhi osservarmi prepotentemente, mentre mi dirigo al piano. Si siede accanto a me, mentre inizio a suonare.




"Just a perfect day

Drink sangria in the park

And then later, when it gets dark

We go home

Just a perfect day

Feed animals in the zoo

Then later a movie, too

And then home



Oh, it's such a perfect day

I'm glad I spent it with you

Oh, such a perfect day

You just keep me hanging on

You just keep me hanging on

You're going to reap just what you sow

You're going to reap just what you sow."



Le ultime note si diffondono per la stanza, e quando ho finito, la guardo.

Anche questa volta non c'è bisogno di parole, e anche questa volta mi sorprende, quando mi prende una mano e la porta al suo petto.

Riesco a sentire il suo cuore.

Il suo cuore batte, batte per me.

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