Don't Save Me

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Clare a quel tempo aveva solo 20 anni. Vent'anni costruiti intorno a un equilibrio perfetto. Aveva una famiglia che la sosteneva sempre, diventando una donna forte e indipendente; aveva due migliori amici, Beth e Mike, che le asciugavano le lacrime le poche volte che aveva pianto, che avevano saputo tenerle testa e farla divertire; un ragazzo, Cam, che sapeva come proteggerla, sapeva scioglierla, sapeva come trattare quella donna. Un equilibrio che nessuno avrebbe spezzato.
Un giorno, Clare uscì dal suo appartamento, con un sorriso splendente e solare pronta per un'ennesima giornata. In quello stesso momento uscì il suo vicino di casa, con cui non aveva mai potuto scambiare due parole, lei era troppo luce, lui era troppo oscurità. Erano opposti. Il ragazzo appena la vide fece una smorfia "Ma come fa questa ragazza ad essere così felice la mattina?" pensò il moro.
La ragazza chiamò l'ascensore e aspettò sempre sorridente. Nessuno riusciva a scalfire quel sorriso così luminoso. Appena notò il vicino disse «Buongiorno.» Ma come al solito quel ragazzo misterioso non la rispose.
Le porte dell'ascensore si aprirono e i due ragazzi entrarono insieme. Fecero il tragitto insieme fino all'uscita del palazzo, poi le loro strade si separarono.

Le ore di lezione trascorsero tranquille, Clare decise di studiare un po' all'aperto, stare troppo in quell'appartamento era un po' deprimente. Così per tre ore consecutive tra appunti, evidenziatori, post-it, libri, capì che aveva studiato abbastanza per quel giorno. Decise di andare da Starbucks e prendersi un bel caffè lungo e un muffin al cioccolato, portò via altri due caffè americani e muffin per la sua migliore amica e il suo ragazzo che sarebbe venuto a trovarla quella sera.
Nel mentre che Clare beveva il suo caffè, si incamminò verso il palazzo dov'era ubicato il suo appartamento. Quando arrivò optò per le scale. Reduce da una giornata piena di studio la ragazza era stanca, ma nel suo viso candido le sue labbra erano sempre all'insù.
Quando arrivò al piano dov'era il suo appartamento, il suo caffè era finito. Arrivò alla porta dell'appartamento, cercò le chiavi e aprì..
La scena che vide fu l'inizio di rottura del suo equilibrio. Due delle persone che per Clare erano vita, in quel momento avvolti dal peccato, dalla lussuria, dalla consapevolezza di far del male, erano avvinghiate tra loro che si baciavano, sussurravano parole d'amore, ansimavano chiusi nel loro mondo.

Erano passate due ore. Due ore da quello che vide Clare. Due ore a piangere nel suo appartamento. Due ore da quando quell'appartamento a nome suo, divenne improvvisamente vuoto. Due ore a domandarsi perché Beth la sua migliore amica e il suo ragazzo Cam l'avevano tradita nel modo più orribile che potessero fare; a domandarsi perché il suo corpo non soddisfava il suo ragazzo. Cavoli, era cattolica lei. Aveva perso la verginità con una persona che avrebbe donato tutto perché era convinta che Cam sarebbe rimasto al suo fianco fino alla fine dei loro giorni.
Alla mora le vorticavano mille pensieri da due ore e aveva un forte mal di testa. Si sentiva pesante, una voragine nel petto che la devastava.
Decise che per quella sera aveva pianto abbastanza. Non meritavano le sue lacrime, la sua tristezza, la sua rabbia. Doveva essere indifferente. Ma chi ci avrebbe creduto? Nemmeno lei in realtà.
Erano le otto di sera e ancora non aveva cenato. "Perché avrei dovuto?" pensò la ragazza "Per vomitare tutto? No grazie."
Andò a farsi un bagno, doveva rilassarsi e non pensarci.
Riempì la vasca, si tolse i vestiti e si immerse nell'acqua bollente. Per un po' rimase con gli occhi chiusi. Ripensò alla scena di Cam e Beth e una, due, tre lacrime le sfuggirono al suo controllo. «Come posso essere forte?» sussurrò "due delle persone più importanti mi hanno tradita, mi hanno trafitta.." pensò finendo la frase.
Le lacrime scendevano silenziose, ma non sapeva come mai aveva quella lametta in mano, come aveva fatto a smontarla, e quando aveva preso il rasoio.
Aveva lo sguardo vuoto poi lo volse alla sua pelle candida. Appoggiò la lama nella sue braccia e si fece vari tagli profondi, lunghi, corti. Iniziò a uscir fuori sangue lentamente, colorando l'acqua di rosso.
Improvvisamente si sentì la testa leggera, vuota dai pensieri brutti. Si sentì per un po' in pace, com'era quella mattina. Appoggio la testa al bordo della vasca, fece un sorriso e chiuse gli occhi.
Non sapeva per quanto tempo rimase lì, ma quando iniziò a sentirsi troppo debole capì che doveva medicarsi le braccia, ma soprattutto che era arrivata davvero a fare un gesto estremo. Per scacciar via quel dolore immenso che le divorava lo stomaco, che la faceva sentir il cuore pesante.
Con difficoltà uscì fuori dalla vasca, e dopo aver rischiato di cadere un paio di volte, riuscì a fasciarsi le braccia e a vestirsi. Camminò verso la sua camera senza il suo sorriso, senza la sua anima luminosa. Si sentì vuota.
Prese il telefono e chiamò Mike.
«Pronto?»
«Ciao Mike.. Sono Clare»
«Clare che succede?» chiese il ragazzo con preoccupazione. L'amico si accorse subito del tono spento, vuoto e piatto «Penso di aver fatto una cazzata» disse con voce atona.
«Oh sentiamo la cazzata» disse in tono scherzoso cercando di alleggerire la tensione che stava salendo.
«Puoi venire a casa?» chiese la mora con voce vuota..
«Si certo.. Ma non c'è Beth o Cam?»
«Tu vieni e basta.» disse spazientita all'udire quei nomi.
«Okay, arrivo.» disse Mike con una tonalità mista a spavento e preoccupazione.
Chiusero la comunicazione e Clare sospiro. Non seppe descrivere come si sentiva in quel momento.

Don't Save Me (One Shoot)Where stories live. Discover now