Capitolo 67.

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       "Ti aspetto sotto casa mia", gli aveva scritto Nadia, nemmeno mezzora dopo dall'ultimo messaggio che si erano inviati.

Era tutto il pomeriggio che Mattia vagava come un'anima in pena per casa, nervoso e altamente irascibile. Lo era diventato da quando Nadia se n'era andata dalla villa di Anita. Da quel momento aveva troncato tutti i rapporti con lei. Chiaramente la voglia di vederla era alle stelle, e ancora non si capacitava di come fossero arrivati a mettere un punto alla loro relazione per un'incomprensione così stupida.

Senza dubbio la colpa era anche sua. Avrebbe dovuto capirlo fin da subito che Anita avesse in serbo qualche scherzetto poco piacevole. Era cascato nella sua trappola come un idiota, e come un idiota si era fatto rigirare da lei.

Ma adesso non ci doveva pensare. Avrebbe risolto i suoi problemi con Nadia, perché semplicemente non poteva finire così.

Quando finalmente imboccò nella via della palazzina di Nadia, la trovò accanto al cancello ad aspettarlo. Se ne stava lì, immobile e con le braccia conserte. Mattia pigiò con forza sul freno, facendo stridere le ruote e lasciando qualcosa come 200 euro di copertoni sull'asfalto. Spense il motore della e scese dalla macchina, raggiungendo la ragazza sul marciapiede. Lei non si mosse.

«Nadia, io...» Mattia si avvicinò cautamente a lei. Voleva abbracciala, rompere subito il ghiaccio e la distanza, perché erano stati distanti per troppo. Ma quando allargò le braccia sul suo corpo, lei fece un passo indietro con freddezza, tenendo sempre lo sguardo fisso su di lui.

«Ti stavo aspettando», rispose senza inflessione. «Volevo parlarmi, Mattia? Parliamo, allora.»

Per un attimo Mattia rimase spiazzato dal tono piatto della sua voce. Richiuse le braccia e sorrise in modo strano. «Che succede, Nadia? Noto troppo risentimento da parte tua, per una stupida incomprensione.»

Nadia non sbatté ciglio. «Lo sai cosa trovo assurdo?» replicò, con un tono tagliente e fin troppo sicuro di sé. «Che io sia arrivata al punto di fidarmi di te come di nessun'altro. Che ti abbia lasciato superare le mie difese come una povera stupida. Questo è assurdo.»

Mattia strinse i pugni. Quello non era esattamente un chiarimento. Quello era infilare il dito nella piaga. E non avrebbe giovato a nessuno, senza dubbio. «Perché mi stai dicendo queste cose ora?»

Per un attimo sul volto della ragazza si dipinse un sorriso cupo. «Che cos'hai provato esattamente quando sono arrivata qui a Roma, Mattia? Sii sincero, per favore. Solo per una volta», continuò lei. «E non incantarmi ancora con la storiella della ragazza che ti ha cambiato la vita piombando dentro al tuo brillante e sfarzoso mondo. Non ci crederei più.»

«Nadia, io credo che tu stia travisando tutto», ripeté ancora Mattia, con più calma del previsto. Fece per afferrarle le mani, ma lei le poggiò sui fianchi, allontanandosi dal ragazzo.

«Oh, andiamo, finiscila. Era tutto calcolato, vero? Trattarmi male, scusarti... per poi conquistare la mia fiducia. Lo avevate pianificato fin dall'inizio, tu e Anita.»

Mattia serrò la mascella. Iniziava a innervosirsi. «Maledizione, Nadia, smettila di dire cazzate! Quello che c'è stato tra noi è stato solo un bacio involontario! Mi si è gettata praticamente addosso. Perché vuoi rovinare tutto?» Sentì la rabbia montargli dentro, perché la ragazza sembrava tutto fuorché intenzionata a chiarire il disguido.

«Perché mi sono resa conto che la nostra storia è fondata su menzogne!», urlò Nadia, la voce ridotta a un filo sottile e lacerato. «Non c'era nulla di giusto in quello che è successo... Noi non eravamo giusti, Mattia.»

Mattia scosse ancora la testa. «Deliri.»

«L'unico delirio che ho avuto è stato quello di potermi fidare di te per tutto questo tempo. Ma in realtà sei tale e quale ai tuoi amici.»

A quel punto Mattia scoppiò a ridere. Una risata cupa e cattiva. «Non sai nemmeno riconoscere la verità dalle stronzate che ti passano per la testa, Nadia. Il tuo cervello è offuscato da stupidi pregiudizi ingiustificati.»

Il volto di Nadia si contrasse, ferito. «Smettila di fare il finto tonto. Tu sapevi tutto! Ne eri a conoscenza e non potrò mai perdonarti per questo. Mai

«Sapere cosa, per l'amor di Dio?»

«Di mio padre! È stato licenziato dal lavoro!» Rispose lei, con lo stesso timbro di voce acciecato dalla rabbia. «Il padre di Anita l'ha licenziato!»

Tra i due calò un silenzio sordo. Si guardarono negli occhi, senza sapere cosa dire o fare. Mattia stupefatto, Nadia senza altro da poter aggiungere. Entrambi con la consapevolezza che si fosse rotto qualcosa, durante quella discussione.

«Hai solo giocato con me per dare un po' di brio alla tua noiosa vita da benestante. E quando ti sei stancato, hai pensato bene di gettarmi via insieme a tutti i sacrifici di mio padre.»

«Nadia, io non...»

«No», lo interruppe lei. Stava parlando a bassa voce adesso, come se si fosse calmata. O come se avesse consapevolizzato davvero la fine di quello che c'era stato tra loro. «Sai, avevi ragione fin dall'inizio, Mattia... Quando dicevi che non eravamo fatti per stare insieme, quando mi rifiutavi con la scusa che fosse meglio non parlarci nemmeno. Avrei dovuto darti ascolto, ma allora ero troppo stupida per capire che in realtà eri marcio dentro

«Nadia, ti giuro che non sapevo niente di questa storia. Io davvero...»

«Risparmiati il fiato per la prossima idiota di cui di prenderai gioco.» Nadia lo incenerì e fece un passo verso l'interno del vialetto di casa. «Con me hai chiuso. Definitivamente. Scordati di me, di noi, di tutto.» Superò il cancello di casa e se lo chiuse alle spalle, per stabilire un divisorio sicuro tra lei e il ragazzo. Afferrò le sbarre di ferro arrugginito e lo guardò attraverso la fessura.

Mattia se ne stava fermo, completamente spiazzato, sul marciapiede.

Una lacrima scese solitaria dalla coda dell'occhio di Nadia. Sorrise e se l'asciugò con il dorso della mano. «Io e te non abbiamo più nulla da dirci, adesso. Addio, Mattia.»

Tutto quello che ho sempre cercatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora