~parte 9~

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Giunto all'ospedale, Alex aveva chiesto notizie di Eluana al pronto soccorso, ma un'infermiera gentile gli aveva detto che era stata già trasferita nel reparto di terapia intensiva. Alex aveva cominciato a camminare a passo svelto per raggiungere il padiglione indicatogli e, per la prima volta, si era accorto di quanto l'ospedale fosse grande. Ai bordi di quei lunghi viali alberati si sentiva davvero piccolo e insignificante. La strada era pressoché deserta e ogni tanto si intravedeva qualche medico con l'inconfondibile camice bianco che, probabilmente in pausa, si concedeva una sigaretta fuori dai padiglioni. L'aria era umida e fredda, la pioggia aveva smesso di cadere, ma il cielo era rimasto grigio e basso come all'inizio di quella faticosa mattina. Dalla camminata era passato quasi senza accorgersene alla corsa. Correre gli era sempre piaciuto fin da ragazzino perché gli dava un senso di libertà e lo rendeva lucido e vigile, grazie alla secrezione di adrenalina e di endorfine. Ne aveva bisogno, per metabolizzare quanto era successo. Di fianco a lui era passato il bus navetta che portava i visitatori nei vari reparti e Alex era stato investito dall'odore pungente di gasolio. Gli alberi sempreverdi troneggiavano sopra di lui e il cinguettio dei passeri gli facevano compagnia, l'asfalto bagnato e viscido non l'aiutava nella corsa e qualche volta aveva dovuto evitare piccole pozzanghere fangose. Giunto finalmente al padiglione designato Alex si era appoggiato al tronco di un albero per riacquistare le forze e rallentare il battito del cuore. All'interno dell'edificio aveva dato una scorsa veloce alle indicazioni appese nell'atrio e si era subito diretto verso le scale.

«Al primo piano, bene, ci siamo.»

Salite rapidamente le due rampe, si era trovato di fronte una porta a spinta che tanto gli ricordava quelle del centro commerciale. Il piccolo corridoio del reparto aveva le pareti azzurre e il pavimento bianco, le luci sul controsoffitto emanavano bagliori flebili e la luminosità era quasi nulla. Tutto in quel corridoio riportava alla brutta giornata che aveva vissuto con Eluana: il silenzio, la tristezza di un posto freddo, la sensazione di desolazione e la certezza di trovarsi in un luogo sbagliato.

Immerso in quell'aria asettica e cupa, Alex aveva attraversato lentamente la lunga corsia sbirciando dentro le stanze per cercare Eluana, ma vedeva soltanto persone anziane e tremolanti, ora sdraiate sopra un letto, ora adagiate su una sedia a rotelle, sole, con i capelli grigi e spettinati, il viso pallido, grinzoso e impaurito. I loro sguardi erano assenti e persi nel vuoto di posti lontani e immaginari, le loro mani strette a fazzoletti umidi di lacrime scese senza ricordarsi il perché. Persone senza più un senso, senza più memoria.

In quel momento Alex aveva promesso a se stesso che avrebbe portato via Eluana da quel posto, l'avrebbe portata lontano da tutta quella tristezza e da tutto quel dolore. Non meritava di stare in un posto così, una ragazzina di quindici anni non avrebbe dovuto conoscere questa realtà. Lui le sarebbe stato accanto e l'avrebbe aiutata a superare le difficoltà della vita, l'avrebbe sostenuta, l'avrebbe fatta sorridere e l'avrebbe guarita.

Ora che le aveva salvato la vita, Alex si sentiva in dovere verso di lei. Non sapeva il perché, ma sentiva che quella ragazza in qualche modo gli apparteneva, salvandola qualcosa di lei era entrato per sempre in lui. Doveva assolutamente conoscerla, parlarle e diventare suo amico. Preso in questi pensieri, Alex aveva infine sbirciato nell'ultima camera e aveva riconosciuto Eluana stesa nel letto, con la madre seduta al suo fianco.

«...Eluana, perdonami! Bambina mia! Potrai mai perdonarmi?»

Alex ascoltò senza volerlo lo sfogo di Marta, aspettò che lei si calmasse, poi entrò e si presentò.

Marta si alzò dalla sedia e lo accolse con un abbraccio.

«Grazie, grazie,» ripeteva, «non potrò mai sdebitarmi con te!»

«Ma no, signora, io ho fatto quello che avrebbe fatto chiunque al posto mio... Piuttosto, lei come sta?»

Alex spostò lo sguardo su Eluana, che sembrava dormire serena. Girò dall'altro lato del letto e le prese la mano tra le sue.

Prigioniera Dei Sogni Where stories live. Discover now