~Parte 1~

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Brevissimo avviso

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*** Questa storia è dedicata a N. 

Una ragazza vissuta realmente ma che un tragico destino, l'ha portata via, lontano ***

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Le sette in punto, il solito bip fastidioso.

Eluana si alzò anche quella mattina.

Un altro giorno apparentemente normale. Per tutti ma non per lei.

Trascinandosi in bagno, si lavò il viso con il sapone profumato e ancora gocciolante cominciò a fissarsi allo specchio. I suoi occhi erano tristi, segnati pesantemente dalla notte insonne, le labbra erano socchiuse, in un'espressione di rabbia.

Dalla sera precedente in testa aveva un solo maledetto pensiero che la torturava, che la divorava dentro e che la convinceva ad agire una volta per tutte.

"Ve la farò pagare! A tutti quanti. Vi pentirete di quello che mi avete fatto."

Le gocce d'acqua miste a lacrime rigavano il suo viso e scendevano lentamente verso la curva del collo, le braccia tese sul lavandino e le mani aggrappate sul bordo, come a volerlo distruggere.

Mani come tenaglie, braccia come cemento, la prepotente disperazione che da troppo tempo la dilaniava la stava soffocando. Aveva bisogno di uscire da casa e subito.

Si vestì in fretta, prese lo zainetto di scuola e scappò finalmente da quel luogo che sentiva ostile. Scese le scale di corsa e urtò contro la vicina di casa che rientrava con il cane.

«Ehi, ma che modi! Ma dove hai la testa?» le gridò dietro la signora.

Ma Eluana era già dieci passi avanti. Già, dove aveva la testa? Non lo sapeva nemmeno lei. Sapeva solo che da quando suo padre se n'era andato, nulla aveva più girato per il verso giusto. La famiglia si era sgretolata, sua madre si era messa a fare i doppi turni per tirare avanti, e lei era rimasta sola, un'adolescente in balia dei propri pensieri.

Forse avrebbe dovuto chiedere aiuto. Ma a chi?

Lungo la strada l'aria gelida le schiaffeggiò il viso ed Eluana rabbrividì. Alzò il colletto del giubbotto, si mise gli auricolari nelle orecchie e fece partire la musica a tutto volume per non pensare a niente.

Nell'autobus, come ogni mattina, si trovò schiacciata dalla calca di studenti e lavoratori. Il contatto forzato con corpi estranei e l'aria viziata la infastidirono. Non vedeva l'ora di fuggire da quella prigione infuocata e puzzolente. Una, due, tre fermate e scese.

Cominciò a correre, a correre e a correre sempre più. Il suo fisico atletico era allenato da anni di ginnastica ritmica. Poteva correre tranquillamente senza accusare fatica e così fece, per chilometri e chilometri.

Si fermò davanti al centro commerciale. I negozi dovevano ancora aprire. Per la strada gente incravattata ed elegante si avviava frettolosamente negli uffici, a testa bassa ognuno immerso nei propri pensieri. A Eluana pareva di sentirli tutti, tante voci che le penetravano il cervello come api in un alveare, voci che cominciavano a trasformarsi in ronzii sempre più forti che la musica dell'i-pod non riusciva più a zittire.

Prigioniera Dei Sogni Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora